Non sembra proprio il caso di rileggere e commentare le cronache “politiche” di questi ultimi tempi. Francamente abbiamo fatto largamente il pieno di Noemi, Patrizie, Ruby, case di Montecarlo, fratelli e suocere Tulliani, polemiche interne ed esterne RAI, scissioni partitiche, primarie perse da chi le ha inventate e convocate, ministre permalose, specialisti di mafie che ne distribuiscono le patenti dappertutto e simili piacevolezze, che non influiscono minimamente sui problemi italiani, ma servono unicamente a trasformare il confronto politico in ridicole beghe da cortile (o forse sarebbe meglio dire da pollaio).
Vale invece la pena, tanto per non perdere l’abitudine, di segnalare alcune curiosità che forse non sono state bene percepite dal pubblico.
Innanzitutto ci piace l’entusiasmo con cui tutte le parti politiche pongono l’accento sulla utilità e la necessità di realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti, al fine di assicurare il riciclo di tutti quei materiali che, previa opportuna lavorazione, possono essere ancora utili. Con ammirato stupore dobbiamo constatare che, in campo politico, l’inventiva, sempre molto attiva se si tratta di conservare poltrone e privilegi, è riuscita nel miracolo di fondere la raccolta indifferenziata (biasimevole) con il riciclo (lodevole).
Infatti tutti i nostri partiti sono delle specie di discariche dove hanno trovato posto, in modo indifferenziato, soggetti provenienti dalle esperienze più varie. Ex DC, ex PCI, ex PSI, ex PLI, ex AN, ex Pri, ex PSDI e chi più ne ha più ne metta sono presenti dappertutto. Tuttavia questi stessi soggetti sono stati evidentemente riciclati ed ora si presentano come il “nuovo”, se non addirittura come il “futuro”.
Quello che non piace assolutamente alla nostra classe politica è certamente l’uso indifferenziato di termovalorizzatori, che come unico sottoprodotto lasciano cenere, ma che, dove sono stati installati, hanno incontrato grande favore per un semplicissimo motivo: niente rifiuti in circolazione ed un gran senso di benessere dovuto alla possibilità di produrre in tal modo nuove energie (elettricità e calore).
Il Bertoldo
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