In relazione al nuovo violento attacco della magistratura milanese al Presidente del Consiglio da molte parti si incomincia a parlare di “colpo di stato”. Vale la pena a questo punto di svolgere tutta una serie di considerazioni per chiarirsi un po’ le idee.
Tecnicamente, un colpo di Stato consiste in un atto comunque illegale, posto in essere da un potere dello Stato, diretto a provocare un cambiamento di regime. A porlo in essere sono forze interne al regime (il parlamento, il governo, il presidente della repubblica, la magistratura), a differenza della rivoluzione che viene posta in essere da forze esterne al regime. E qui gli elementi caratterizzanti sembrano esserci tutti, e vediamo di capire perché.
Per quanto riguarda l’aspetto “legalità” ricordiamo innanzi tutto che l’articolo 1 della Costituzione stabilisce che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La forma tipica nella quale il popolo esercita la propria sovranità è attraverso l’elezione di propri rappresentanti; chi non ha ricevuto l’investitura elettorale dal popolo non sembra che possa esercitare alcuna forma di sovranità, ed è quindi unicamente soggetto alla legge, prima di tutto le norme costituzionali e poi tutti gli atti aventi forma di legge.
Ora occorre ricordare almeno due disposizioni della Costituzione che ci sembrano particolarmente importanti e disattese in questo caso. L’art. 27 2° comma recita: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Non sembra che l’atteggiamento tenuto dai politici avversi e dalla stampa sia rispettoso di questo dettato costituzionale: come si può chiedere ad un cittadino di rinunciare alle sue prerogative ed al suo incarico – per di più decretati dal popolo cosiddetto sovrano – per una serie di accuse che potrebbero rivelarsi del tutto infondate (non sarebbe la prima volta che gravissime accuse rivolte al premier siano state riconosciute successivamente inconsistenti dalla stessa magistratura).
Inoltre l’art 111 3° comma della stessa Costituzione stabilisce che: “Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico” e “disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa”. Ora, per quanto riguarda la riservatezza di questa inchiesta ognuno può giudicare per conto suo. Per il resto non sembra che dieci giorni per predisporre una difesa in relazione ad un atto di circa quattrocento pagine siano affatto congrui.
Evitiamo ovviamente di addentrarci nel ginepraio delle norme sulla competenza del tribunale di Milano, argomento sul quale si pronunceranno sia i difensori sia i vari organi giurisdizionali interessati al caso e cerchiamo di andare al nocciolo della questione.
Il Presidente Berlusconi è entrato in politica nel 1994, ossia sedici anni fa, ed in questo periodo ha governato l’Italia per circa otto anni. Non è credibile che per pura coincidenza un cittadino, che per decenni di attività imprenditoriale privata mai è stato segnalato per particolari cattive condotte, dopo la sua entrata in politica sia stato oggetto di ben 28 procedimenti e le sue aziende abbiano dovuto subire circa 500 perquisizioni. Non si contano poi le intercettazioni telefoniche di cui tutti coloro che in qualche modo hanno avuto rapporti o contatti con lui sono stati oggetto, se si tiene conto che solo per l’ultima inchiesta le intercettazioni sembra siano state fra le cento e le centocinquantamila, con enorme dispendio di denaro e di mezzi, da parte di un ordine giudiziario che quotidianamente si lamenta per i tagli che la pesante situazione di crisi mondiale ha imposto anche all’amministrazione pubblica.
In definitiva, tenuto conto che la maggior parte dei procedimenti nei confronti del premier si sono conclusi in un nulla di fatto, dopo aver tentato di accusarlo di ogni nefandezza in campo fiscale ed economico ed da qualche tempo soprattutto in campo sessuale, non sembra campata in aria l’ipotesi che la parte militante della magistratura si sia adeguata alla ben nota massima «Calomniez, calomniez, il en restera toujours quelque chose» (calunniate, calunniate, qualcosa resterà).
Purtroppo per loro le sinistre ed i loro manutengoli nella magistratura non hanno mai tenuto conto del fatto che, malgrado tutte le iniziative per screditare il premier, gli elettori continuano a votare centro destra. Alcuni recenti sondaggi hanno mostrato che, mentre il gradimento del premier è un po’ diminuito negli ultimi tempi, il gradimento del centro destra tiene ed ha anzi tendenza ad aumentare. La sola interpretazione che si può dare di un simile contraddittorio fenomeno è che, sebbene una parte dell’elettorato mostri una certa disaffezione nei confronti di Berlusconi, essa continua tuttavia a ritenere che una maggioranza di centro sinistra (o meglio di sinistra) sarebbe ancora peggio.
Se le sinistre riuscissero a capire che il voto al centro destra è in realtà soprattutto un voto “contro” la sinistra, forse potrebbero cambiare il loro atteggiamento, costituito da un programma solo negativo contro una persona e senza alcuna proposta costruttiva. In questo caso potrebbero essere loro stessi a chiedere ai loro amici magistrati di essere seri e di smetterla con azioni in definitiva controproducenti.
Ma come diceva una canzoncina dei cartoni animati “i sogni son desideri” e nient’altro, e l’Italia, per il momento, continuerà a non essere un paese come gli altri…
Il Bertoldo
3 commenti:
Ottimo pezzo. Impossibile non condividerlo. Ciao.
Grazie. E' una situazione pazzesca. Un vero colpo di stato della magistratura. Ciao
Non è vero che i processi siano finiti in niente. Previti è stato condannato. Nella sentenza c'è scritto che lui e Berlusconi hanno corrotto dei giudici. La corruzione è stata provata. La condanna è arrivata solo per Previti grazie al parlamento ad personam. Anche Mills è stato condannato. Il vostro premier è un corruttore provato. Stesso dicasi per la falsa testimonianza. Semmai c'è da chiedersi perchè il furto della più importante casa editrice italiana non sia considerato abbastanza per squalificare questo signore dalla politica.
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