Nel suo discorso di auguri ai cittadini per il capodanno 2011 la Cancelliera Angela Merkel ha comunicato che l’aumento del PIL tedesco nell’anno ora terminato si dovrebbe assestare intorno al 3,5%. In Italia si discute se il progresso della nostra economia sarà dell’1% o dell’1,2%: circa un terzo di quello della Germania, che noi consideriamo uno dei nostri principali concorrenti. Come sia possibile, in queste condizioni, lottare con ragionevoli prospettive di successo fra due economie con livelli di dinamicità così diversi, è cosa che lascia quantomeno pessimisti. Le ragioni della nostra perdita di velocità nei confronti di molti nostri concorrenti sono moltissime, ma vale la pena di citare alcune fra quelle che, a nostro parere, sono più evidenti.
Innanzi tutto va ricordato l’eccessivo prelievo fiscale che, su base ufficiale – in realtà esso è alquanto superiore – si attesta al 43,5%, mentre per la Germania esso è valutato intorno al 34%: a fronte di ciò abbiamo infrastrutture assolutamente indegne di un paese civile ed avanzato, inefficienti e costosissime. Inoltre dobbiamo mantenere una burocrazia pletorica, costosa e in buona parte sostanzialmente inutile, che si nutre di una congerie di leggi, leggine, regolamenti eccetera (si parla di oltre centocinquantamila atti) che se da un lato le consente di giustificare la propria esistenza dall’altro impone gravosissimi costi ai cittadini ed alle imprese, fino al punto di impedire in certi casi lo svolgimento di qualsiasi attività produttiva.
A ciò si aggiunga una magistratura inefficiente, irresponsabile, eccessivamente fantasiosa nelle proprie pronunce, spesso persino non rispettosa della legge, lentissima e più attenta a svolgere attività antidemocratica – pretende infatti a più riprese di sostituirsi al potere legislativo democraticamente eletto dal popolo “sovrano” - e politica che non ad assicurare giustizia e sicurezza ai cittadini.
Va infine citato l’esagerato potere di interdizione concesso ai sindacati ed alle cosiddette “parti sociali”, alle corporazioni di professionisti, ed a simili organizzazioni autogestite e niente affatto democratiche. Va inoltre ricordata l’inefficienza assoluta del sistema scolastico ed universitario, improntato al più rigido centralismo e populismo, che anziché formare dei giovani pronti a correre con le proprie gambe ed anche a rischiare in proprio per progredire prepara delle generazioni che ambiscono unicamente al posto fisso, possibilmente pubblico, che non li obblighi a faticare e soprattutto che garantisca una vita pacifica ed una rapida pensione a carico di chi effettivamente produce e “sgobba”.
Altri innumerevoli motivi di inadeguatezza possono essere ricordati da tutti, come ad esempio il nepotismo, il disconoscimento del merito, l’incapacità della classe politica, generalmente costituita da persone che non hanno alcuna esperienza di lavoro e spesso anche di miserevole livello culturale, del tutto incapace, sia a destra che a sinistra, di realizzare le riforme indispensabili per il rilancio del paese, l’esagerato livello del debito pubblico, frutto di operazioni clientelari e parassitarie effettuate con l’unico scopo di perpetuare il potere dei politici di professione.
In queste condizioni non resta che confidare nello “stellone”…
Il Bertoldo
1 commento:
E bravo il Bertuldìn !
Adesso che cosa si deve fare ?
Dopo 5O anni di pontificato catto-commu-socialista siamo arrivati al punto che tutti vediamo le storture, ma nesuno è in grado di correggerle.
Il debito pubblico ? Inarrestabile.
(poi qualcuno mi spiegherà perchè, se c'è un debitore non si parla mai del creditore).
La burocrazia ? Incorreggibile.
I poteri forti ? Inattaccabili.
I sindacati ? Intoccabili.
Gli industriali ? Piagnoni, ma votano sempre gli stessi.
La magistratura ? Meglio non parlarne (almeno di quella politicizzata).
La cultura ? Asservita (se ancora ce ne fosse una).
I politici ? Autereferenziali e incapaci, buoni solamente per rimanere attaccati alle poltrone.
Noi italiani ? Ci lamentiamo, veniamo spremuti dalle tasse, subiamo ogni genere di vessazione, ma una volta sistemato il nostro orticello non ci importa più niente di nessuno.
Quindi lasciamo perdere lo "stellone" italico e pensiamo a costruire una nuova mentalità, che contrasti l'influenza del cinquantennio e che ci ha portato a questi livelli. Però armiamoci di pazianza, ci vorranno parecchi anni e nuove generazioni di cervelli (non ho idea da dove salteranno fuori, forse dall'immigrazione ?) per porre in atto veri cambiamenti.
Saluti.
Roberto C.
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