04 gennaio 2011

Futuro e riforme

Nei giorni scorsi hanno suscitato l’interesse della stampa due avvenimenti, che sono stati variamente commentati secondo le inclinazioni ideologiche e politiche di ciascuno.
Va innanzi tutto ricordato che fra i gruppi, gruppetti ed individui che in qualche modo si oppongono all’attuale maggioranza, e che in generale si proclamano genericamente “riformisti”, la parola più alla moda è sicuramente “futuro”: “Futuro e Libertà”, “Fare Futuro”, eccetera. In sostanza sembra che tutti rigettino il presente e volgano gli sguardi speranzosi verso un futuro luminoso e certamente ottimo: tutto ciò, in fondo, ricorda il famoso “sol dell’avvenire” che tutti sappiamo come sia andato a finire.
Per tornare a quanto accennato all’inizio, i due avvenimenti chiave che si sono registrati negli scorsi giorni sono certamente la riforma universitaria varata dal governo ed i nuovi patti sul lavoro stipulati fra la FIAT ed alcuni sindacati. Questi due provvedimenti tendono a modificare in senso positivo delle situazioni ormai cristallizzate da tempo e non più conformi ad un paese che vuole uscire dal ristagno, sia in senso culturale che operativo e quindi allinearsi con la concorrenza internazionale. In sostanza si tratta di operazioni che mirano a realizzare un futuro diverso e migliore per il nostro paese.
Come c’era da aspettarsi, tutte le disparate e variopinte forze contrarie all’attuale maggioranza, quelle che si ispirano al “futuro”, hanno svolto una dura anche se – fortunatamente - inefficace opposizione al rinnovamento, mostrando chiaramente di preferire il passato e la conservazione al cambiamento.
E’ cosa nota che ogni giorno ci viene detto che la cultura è esclusivamente a sinistra: sarebbe ora che qualcuno spiegasse ai colti oppositori che, almeno in italiano corrente, quello usato normalmente anche dal popolo rozzo ed ignorante, le parole “futuro” e “passato” hanno significati non solo diversi, ma radicalmente opposti: il passato indica ciò che è stato e non è più, il futuro indica ciò che ancora non è avvenuto e quindi non è ancora.
Di conseguenza le riforme non possono realizzarsi se non modificando ciò che è stato e continua ad essere, ed il futuro, se si vuole che debba essere diverso dal presente, deve comportare necessariamente delle modifiche a quanto esiste o si pratica oggi. Sono cose tanto difficili da capire? Oppure, come sembra molto più verosimile, si tratta semplicemente di soggetti che ritengono che il futuro consista unicamente nel “fare le scarpe” al Cavaliere per insediarsi comodamente al suo invidiato posto, lasciando tutto com’è e disinteressandosi completamente della chiara decadenza dell’Italia?
Il Bertoldo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bell'articolo, ma mettiamoci l'anima in pace.
Con questa classe politica che ci ritroviamo non ci sarà mai nessuna riforma.
Riforme e futuro sono solamente delle parole che servono a riempire le loro bocche altrimenti vuote come i rispettivi cervelli.

A loro non importa nulla dell'Italia che governano o che aspirano a governare, gli interessa solamente mantenere il potere in tutte le sue forme.
Pensiamo solamente alla frammentazione del potere politico in Italia. Regioni, province, comuni, RAI, trasporti, sanità, istruzione, lavori pubblici ecc. ecc.

Ognuno di questi settori ha un apparato (costosissimo) a nomina politica. Salvo rarissimi casi chi ne è a capo è appartenente ad un'area politica che pel suo tramite gestisce potere.

Quindi converrete con me nel ritenere impossibile che chi amministra il potere sia promotore di riforme atte a limitarlo.

Non ci rimane altro che sperare nel debito pubblico. Per assurdo, la sua crescita inarrestabile ed incontrollata, forzerà sempre di più la mano degli incompetenti del parlamento italiano a mettere mano nelle strutture dello stato, altrimenti vedranno il loro bel giocattolino andare in mille pezzi.

A tal proposito mi permetto di segnalare un bel manualetto dell'IBL.
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=6368

Saluti.

Roberto C.

Nobile di Treviso ha detto...

Grazie Roberto.