C’è una parte della sinistra che, in queste ore, sogna possa accadere in Italia qualcosa di simile a quanto sta verificandosi in Libia e a quanto è successo in Tunisia (e in Egitto). C’è una parte della sinistra che non teme nemmeno di istigare apertamente alla violenza:
“Perché non ci ribelliamo? (…). Basterebbe una spallata di due giorni, come quella tunisina, una rivolta popolare disarmata ma violenta disposta a lasciare sul campo qualche morto per abbattere queste oligarchie (…). Ma in Tunisia l’età media è di 32 anni, da noi di 43. Siamo vecchi, siamo rassegnati, siamo disposti a farci tosare come pecore e comandare come asini al basto. Solo una crisi economica cupissima potrebbe spingere la popolazione a ribellarsi. Perché quando arriva la fame cessa il tempo delle chiacchiere e la parola passa alla violenza. La sacrosanta violenza popolare (…)”.
A pronunciare questi deliri nazifascisti (o nazicomunisti, se preferite) è stato Massimo Fini, ieri, sul giornale simbolo del nazifascismo (o nazicomunismo) italico: Il Fatto Quotidiano.
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