21 settembre 2011

Malagiustizia

Da tempo siamo abituati a sentire citare quasi quotidianamente episodi di malasanità, e non solo nelle regioni meridionali, dovute essenzialmente ad ignoranza, pigrizia, noncuranza degli addetti alla salvaguardia della salute dei cittadini. Questi episodi di solito hanno ampia risonanza nell’opinione pubblica e generalmente danno origine, almeno nei casi più gravi, ad inchieste amministrative e giudiziarie, e spesso a richieste di indennizzo a carico dei responsabili.
Con altrettanta frequenza avvengono episodi di quella che potremmo analogamente definire malagiustizia, senza che mai venga preso alcun provvedimento nei confronti dei responsabili. Gli episodi di malagiustizia sono generalmente il prodotto della pigrizia, infingardaggine e non di rado malizia degli addetti alla salvaguardia dei diritti dei cittadini ed alla loro protezione.
Non c’è bisogno di citare in proposito gli innumerevoli episodi che tutti ricordano, a cominciare dal fatto che ogni anno cadono in prescrizione centinaia di migliaia di procedimenti giudiziari e che le carceri siano affollate di indagati in attesa – spesso interminabile – di giudizio. In alcuni casi si tratta di un intollerabile sovraccarico di operazioni gravanti su alcuni tribunali o alcuni magistrati, ed a tale proposito va ricordato che nella recente manovra vengono classificate penali le evasioni oltre i trentamila euro: si tratta evidentemente di un provvedimento tendente a snellire ulteriormente l’iter giudiziario.
Vengono da citare inoltre le scarcerazioni per decorrenza dei termini di pericolosi delinquenti, gli atti giudiziari (citazioni, sentenze ed altro) di mille o duemila pagine, che costituiscono inutili esibizioni di scienza giuridica e perdite di tempo, le centinaia di migliaia di intercettazioni del tutto ininfluenti ai fini processuali ma finalizzate a dimostrare l’ipotetica solerzia di funzionari e magistrati fannulloni ed incapaci di svolgere o dirigere investigazioni sul campo, oltre a costituire un inutile ed ingiustificato aggravio delle finanze pubbliche.
Credevamo che con le cattive abitudini citate fosse all’incirca esaurito il catalogo delle storture della mala giustizia. Non avremmo mai immaginato che, accanto alla cucina creativa, si dovesse annoverare anche una giustizia creativa, una giustizia cioè che pretende di interpretare in maniera insolita – e spesso illegale – la legge, compresa quella fondamentale, la Costituzione. E invece abbiamo dovuto subire anche questa enormità.
Abbiamo per esempio appreso che il reato di corruzione potrebbe non esistere. Un magistrato ha infatti sentenziato che esso non si attua con la dazione del denaro – da quel momento dovrebbe decorrere la prescrizione – ma solo nel momento in cui il denaro stesso comincia ad essere speso (non utilizzato). Dato che lo spendere consiste nello scambiare una certa somma di denaro contro dei beni o dei servizi, a rigor di logica si dovrebbe dedurne che, se il corrotto non utilizza direttamente il denaro ma lo cede a terzi senza corrispettivo (per esempio ad un partito) non viene commesso alcun reato ed il percipiente finale delle somme non può essere accusato di ricettazione.
In un altro caso abbiamo visto che un processo viene ritardato oltre ogni limite, sia per negligenza del magistrato sia per pigrizia o colpevole inerzia. Avvicinandosi tuttavia il momento della prescrizione il magistrato, per giungere in tempo ad emettere la propria sentenza – evidentemente già prevista di condanna – non consente alla difesa di citare i propri testimoni a discarico, contravvenendo così in modo palese ed ingiurioso alla disposizione costituzionale: art.24 2° comma della Costituzione “la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”.
Mille altri casi di mala giustizia potrebbero citarsi, ma ci sembra che quanto sin qui ricordato sia più che sufficiente per esprimere un motivato giudizio su certi incongrui comportamenti.
Quello che indispone in tutto questo è la consueta ed ormai ricorrente affermazione da parte della magistratura che le critiche ad essa rivolte costituiscono una sorta di delegittimazione intollerabile. La vera domanda è: chi delegittima veramente la magistratura, essa stessa con i suoi comportamenti o chi ne critica o denuncia le incongruenze e forse le connivenze?
Il Bertoldo

Nessun commento: