10 novembre 2011

E adesso?

In queste ultime ore abbiamo assistito ad un curioso fenomeno. Silvio Berlusconi ha finalmente annunciato che si ritirerà non appena il Parlamento avrà approvato il provvedimento che trasforma in legge quanto contenuto nella lettera inviata alle varie organizzazioni internazionali che chiedevano all’Italia di presentare un serio programma di risanamento della nostra economia e delle nostre finanze. La lettera ha ricevuto l’approvazione dei destinatari ed ora deve semplicemente diventare esecutiva.
Lo stesso Presidente della Repubblica ha nuovamente insistito perché il Parlamento ritrovi un minimo di unità in modo che la proposta di legge diventi operativa al più presto, anche con il concorso delle opposizioni, cosicché il Premier possa dare seguito al suo proponimento di abbandonare la politica attiva, riservandosi eventualmente quello che lui stesso ha definito un ruolo di suggeritore e padre nobile.
E qui incominciano le bizzarrie dell’attuale situazione. Le opposizioni a suo tempo hanno inveito indignate contro il contenuto del programma presentato agli organi internazionali. Tuttavia, se vogliono veramente liberarsi al più presto del loro ingombrante avversario, saranno costrette a votare o per lo meno a non ostacolare la trasformazione in legge dell’aborrito programma. Programma che, se le cose andranno come loro stesse amano immaginare, dovranno poi realizzare se non vorranno incorrere in ancor più gravi conseguenze sui mercati ed in ambito internazionale.
All’annuncio del prossimo ritiro di Berlusconi tutto il mondo, e non solo i partiti di opposizione, ha tirato un sospiro di sollievo: finalmente il responsabile della grave catastrofe italiana si preparava ad uscire – ingloriosamente – di scena. I guai sarebbero cessati ed un roseo avvenire si stava aprendo non solo davanti al nostro paese ma a buona parte dell’Europa, angosciata dalla crisi dell’euro. I commenti della stampa, italiana ed internazionale, sono stati com’era da prevedere di profonda soddisfazione: finalmente le cose sarebbero andate meglio e l’ottimismo sarebbe tornato a regnare.
E qui abbiamo la seconda bizzarria o anomalia che dir si voglia. Proprio nel giorno della Buona Novella, quando tutti cantano “Esultate” come Otello nell’omonima opera, il mercato è di diverso avviso. Le borse di tutto il mondo crollano e quella italiana più di tutte, mentre lo spread rispetto ai bund tedeschi sale di circa un punto in un sol giorno. Cosa può essere successo? L’ipotesi più probabile è che il mondo della finanza aveva sì poca fiducia in Berlusconi, ma non ne ha proprio nessuna in chiunque debba o possa succedergli. Basta passare in rivista i nomi ed a chiunque cadrebbero le braccia: Prodi, D’Alema, Bersani, Bindi, Di Pietro, Casini, Fini, Vendola, Veltroni, Amato, persino lo stimatissimo Monti non potrebbe che fare una magra figura.
Purtroppo bisogna riconoscere che non sono i nomi che risolveranno i nostri problemi, ma il coraggio di affrontare non tanto e non solo l’impopolarità, ma anche le reazioni di chi non è d’accordo, sull’esempio di quell’eccellente statista che fu Margaret Thatcher. Sfortunatamente, come diceva il Manzoni, il coraggio, se uno non ce l’ha, non se lo può dare. E fra i nostri politici, di destra, di sinistra o di centro, il coraggio non è tanto una merce rara, non c’è proprio.
Il Bertoldo

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