Sui giornali nessuno ne ha parlato, e anche questo è un segnale preoccupante. Eppure la denuncia è stata (come si dice in questi casi) alta e forte. Il 24 ottobre la Giunta dell’Unione delle camere penali italiane, cioè la più elevata rappresentanza degli avvocati penalisti del nostro Paese, ha aspramente criticato la situazione della giustizia e soprattutto una serie di gravi attacchi al diritto di difesa. I penalisti lamentano in particolare alcune prassi giudiziarie, che in effetti stanno prendendo piede e che nelle aule di giustizia stanno gravemente comprimendo i loro spazi di manovra.
Ecco l’elenco delle lagnanze:
1) Sempre più spesso i pubblici ministeri iscrivono tardivamente gli indiziati nel registro degli indagati, in modo da poterli interrogare senza la presenza del difensore;
2) troppo spesso le intercettazioni riguardano anche le conversazioni tra l’indagato e il suo difensore (una pratica proibita dal codice) e a volte queste intercettazioni finiscono impunemente negli atti. Questa prassi non viene mai censurata (come dovrebbe) dagli organi istituzionali;
3) ci sono stati casi nei quali il difensore è stato sollevato dal segreto professionale con «provvedimenti abnormi» da parte dei pubblici ministeri (l’ultimo caso è avvenuto a Napoli);
4) ci sono stati casi nei quali i penalisti sono stati incriminati per le loro scelte difensive.
La situazione, insomma, non è facile. E il principio del «giusto processo» è sempre più spesso lettera morta. Per tutto questo, i penalisti parlano di «un attacco grave ai diritti di difesa» e hanno deciso di scioperare dal 14 al 18 novembre. L’agitazione non basterà certo a cambiare la situazione. Anche perché, se di queste cose non parla nessuno… Meditate, gente, meditate.
Maurizio Tortorella- Panorama.it
(via Falce)
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