Tutti contenti: finalmente abbiamo un bel governo “tecnico”, senza inquinamenti di personaggi politici. Naturalmente i tecnici dovranno presentare un loro programma al Parlamento, ed i singoli provvedimenti dovranno essere approvati – come da sempre nei regimi democratici – dagli stessi politici che non sono stati inseriti nella lista dei ministri ma che in più di tre anni di permanenza nello stesso parlamento non sono stati capaci di approvare insieme alcunché di veramente incisivo per risollevare le sorti del paese. Per qualche strano sortilegio adesso dovrebbero diventare collaborativi e finalmente concludenti. Mah…
A sentire parlare di governo dei tecnici viene in mente quella vecchia storiella che speriamo non trovi riscontro nella realtà italiana. Essa affermava che esistono tre sistemi per finire sul lastrico: il più piacevole sono le donne, il più rapido il gioco ed il più sicuro sono i tecnici. Evidentemente gli inventori della storiella non avevano ancora studiato a fondo il contributo dei politici di professione, perché li avrebbero senz’altro inclusi nell’elenco, forse come sistema più litigioso.
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E’ cosa risaputa che i tecnici sanno fare veri e propri miracoli, riuscendo a far funzionare meccanismi che in teoria non potrebbero funzionare. Ci auguriamo tutti che il prestigioso consesso di accademici, banchieri e pubblici funzionari che sta tenendo un consulto al capezzale del nostro infermo paese riesca a fare almeno uno di questi miracoli nei quali, come si è detto, sono specialisti i tecnici.
Purtroppo noi siamo un po’ scettici al riguardo. Secondo quanto il nuovo Presidente del Consiglio ha più volte affermato, confermandolo anche nelle dichiarazioni al Parlamento, i problemi principali che affliggono l’Italia sono essenzialmente due: lo squilibrio del nostro bilancio, generatore di continuo nuovo indebitamento, e lo scarso – per non dire nullo – slancio della nostra economia, con i suoi problemi di disoccupazione giovanile, decentramento delle nostre produzioni all’estero e così via.
Al fine di porre rimedio a questa situazione sembra che si vogliano proporre due serie di provvedimenti a nostro avviso contraddittori. Da un lato un aumento del prelievo fiscale con il ripristino dell’ICI sulla prima casa ed una patrimoniale nuova di zecca (come se l’ICI non fosse per sua natura già una patrimoniale), dall’altro il proposito di rilanciare l’economia. Come ciò sia possibile se si tolgono ai cittadini ed alle aziende ulteriori risorse c’è da sperare che i nuovi soloni lo sappiano e lo realizzino.
Un’ultima nota curiosa. A proposito della istituzione di una patrimoniale qualche sapiente ha affermato che in questo campo dobbiamo allinearci all’Europa, nella quale praticamente tutti i paesi applicano questo genere di imposte. Non è chiaro perché ci si inciti ad imitare l’Europa quando si tratta di spennare i cittadini, ma ci se ne dimentica quando si tratta di lentezza della giustizia, farraginosità della burocrazia, costi della politica e simili macroscopiche disfunzioni del sistema.
Il Bertoldo
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