07 novembre 2011
Loro sono pronti. In genere.
Hanno fischiato l'unico che potrebbe dare loro qualche chances di rilancio e di vittoria, liquidandolo come un "berlusconiano" e un "provocatore".
Hanno sorriso, invece, a tutta quella tradizionalissima platea di volti e pensieri scolpiti nel tempo.
Sempre e solo di un colore solo.
Hanno usato, sempre, le solite parole. Per le solite orecchie.
Avide, appunto, di tradizione.
Hanno detto, infine, che loro sono "pronti" a governare il Paese. Dimenticandosi però di dire quale.
Quello vero? O invece quello che hanno in testa da sempre, e di cui parlano. E parlano. E parlano. Da sempre.
Costantemente sospesi tra un responsabile idealismo, una responsabile rassegnazione e un manifesto olistico che racconta l'impegno; la rabbia; la serata su Raitre per crederci; il culto approssimativo dell'indignazione; la gioia della pressione fiscale; il "se non la pensi così allora sei berlusconiano"; "...allora sei fascista"; "...allora sei democristiano"; "...allora sei stronzo"; la questione morale; la piazza; l'orgoglio della piazza; l'orgoglio delle minoranze; la parità di genere; la parità, in genere; l'ambiente, in genere; il futuro, in genere; il lavoro, in genere; l'Italia, in genere; noi, in genere.
E infine loro, in genere.
La stessa piazza, in genere.
Le stesse facce, in genere.
(From Gabriele Molinari, un'altra politica c'e')
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1 commento:
bellissimo. te lo rubo :)
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