14 novembre 2011

Tecnicita'

Finalmente il sogno del Presidente della Repubblica e di tanti “progressisti” sembra si stia avverando. Lasciando da parte ogni scrupolo tradizionalista di vecchio stampo, si sta finalmente superando l’ormai vetusta concezione della democrazia, che affidava la sovranità al popolo e si sta costruendo una nuova società in cui la sovranità spetta di diritto ai “migliori”, a coloro che “sanno” e che non appartengono al popolo bue. Se per raggiungere questo radioso avvenire si è dovuto passare sopra alla Costituzione – che come ogni opera umana può contenere delle norme non al passo con i tempi – ed inaugurare una repubblica sostanzialmente presidenziale sostenuta dai “migliori”.
E così avremo il governo dei tecnici. Va premesso che questa definizione ci lascia un po’ perplessi, perché non dà alcuna risposta all’interrogativo di base: chi e cosa sono i “tecnici”? A quanto pare il gabinetto dei tecnici sarà infarcito di professori universitari, colleghi del presidente del consiglio designato, con qualche inserimento di pseudo tecnici che in realtà sono e sono sempre stati dei politici a tutto tondo. Ci riferiamo in questo caso a Giuliano Amato, due volte presidente del consiglio, innumerevoli volte ministro con i più svariati compiti, dagli interni all’economia, dal Tesoro alle riforme istituzionali. Per aggiungere una nota di neutralità rispetto ai cosiddetti poteri forti, dal 2008 è senior advisor della Deutsche Bank. E per sottolineare la sua indefettibile coerenza, ricordiamo che il 2 giugno 2008 ha pubblicamente annunciato il suo allontanamento definitivo dalla politica italiana.
Ma lasciando da parte queste quisquilie ritorniamo alla domanda iniziale: chi può essere definito “tecnico” e come un tecnico può avere le qualità per risanare un paese?. Finora sembra che possano essere considerati “tecnici” solo dei docenti universitari, che per loro natura sono molto più inclini agli studi teorici che all’attuazione pratica delle proprie teorie. Si ha l’impressione che quanto sta per accadere nella politica italiana potrebbe essere paragonato all’incarico di guidare una vettura di formula 1 in gara al progettista, o meglio ancora al professore di tecnologia meccanica all’università. Quali possibilità ci sarebbero di giungere vittoriosamente in fondo alla gara?
D’altra parte non sembra sufficiente godere di una buona quotazione in campo internazionale per i propri studi per essere altrettanto stimato come governante. E’ vero peraltro che anche la nostra classe politica non brilla per cultura, capacità, serietà e disinteresse, ma non si vede perché si debba tralasciare la strada del consenso popolare, come prescrive non solo la costituzione ma tutta la dottrina democratica.
Un’ultima banale osservazione. Anche nell’ipotesi che i “tecnici” siano in grado di presentare valide proposte per rilanciare lo sviluppo e risanare il paese, come mai ci si è dimenticati del fatto che comunque le leggi debbono essere approvate dal Parlamento, che è sempre quello di prima e che si è dimostrato completamente incapace di riformare e legiferare in modo coerente e razionale. Speriamo bene…
Il Bertoldo

1 commento:

Fort ha detto...

Speriamo....