I Presidenti di Camera e Senato hanno annunciato interventi sui “vitalizi” dei parlamentari, ma si tratta soltanto di annunci, in quanto le misure devono ancora essere approvate. Ad ogni modo, se le modifiche verranno approvate, nessun parlamentare potrà mandare in pensione prima del compimento dei 60 anni di età, o dei 65 per chi abbia fatto una sola legislatura.
Sui vitalizi in essere, invece, nessun intervento: ha vinto la logica dei “diritti acquisiti”. Altra novità per i futuri parlamentari pensionati è il passaggio al sistema contributivo (dal retributivo), ma sarà valido soltanto a partire dal 2012. In pratica solo chi verrà eletto nella prossima legislatura avrà ridotto il vitalizio (con appunto il passaggio al nuovo sistema).
Si passerebbe, secondo alcuni calcoli della Camera, da un vitalizio di 2800 euro (per una legislatura) a poco più di 900. Un bel taglio, non c’è che dire, grazie al passaggio al sistema contributivo.
Ma attenzione. Perché c’è il trucco, ed è semplicissimo (e disarmante). Lo rivela Antonio Borghesi, deputato dell’Italia dei Valori, e ne scrive anche il Fatto. Di che si tratta?
Attualmente i deputati versano soltanto l’8,6% dell’indennità in contributi per la pensione, ma la riforma prevede che vengano equiparati ai lavoratori dipendenti. Che versano il 33%. Aumenteranno i contributi, ma per un terzo a carico dei parlamentari, e per due terzi a carico del Parlamento. Si tratta di contributi figurativi, quindi non gravano sul bilancio delle Camere, ma in quello dello Stato sì (questo sistema costerà a noi contribuenti più di quello precedente, altro che taglio).
In pratica: i parlamentari passeranno sì al sistema contributivo, ma si sono aumentati i contributi (non a carico loro, ma del Parlamento). Il trucco, quindi, è servito: e con più contributi la pensione non sarà tanto diversa dall’attuale. Alla faccia degli annunci a reti unificate.
Viva l’Italia.
(C) DAW-BLOG/DAW-NEWS
1 commento:
Dimostrazione lampante di quanto siamo coglioni noi italiani.
Saluti.
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