17 dicembre 2011

L'uomo della previdenza

Il nuovo Presidente del Consiglio, il professor Mario Monti, nominato per l’occasione senatore a vita qualche ora prima di essere chiamato a formare un governo di tecnici – professori, banchieri e simili – era stato salutato dalle opposizioni di sinistra e di centro come l’uomo che, insieme alla sua equipe, avrebbe risolto i gravi problemi dell’Italia e forse del mondo intero, dando un salutare scossone alle borse di tutti i paesi ed ottenendo, con la sola sua presenza, il quasi annullamento del famigerato spread. Insomma, le sinistre l’avevano salutato come se fosse veramente l’”Uomo della Provvidenza”.
Purtroppo la realtà si è dimostrata alquanto diversa dai sogni. Presentatosi come l’uomo che avrebbe rivoltato l’Italia come un calzino (copyright della magistratura), il professor Monti si è immediatamente rivelato per quello che è: uno come gli altri, che risolvono i problemi di deficit non ristrutturando le spese, ma incrementando le entrate con nuove tasse e balzelli.
Non si è preoccupato dello slogan delle sinistre “prendere il denaro dove c’è”, ma è andato a prenderlo anche dove non c’è. In particolare sembra essersi un po’ accanito in campo pensionistico, non tanto per renderlo più giusto, per esempio utilizzando i risparmi conseguenti al prolungamento dell’età lavorativa per integrare le ridicole pensioni da 400/500 euro mensili, o per spiegare che la pensione non è un’elargizione dello stato per permettere di avere più tempo libero, ma una forma di risparmio obbligatorio per provvedere al momento in cui non si sarà più in grado di arrangiarsi da soli. Per questo, più che l’uomo della provvidenza egli può essere definito l’Uomo della Previdenza.
Peraltro quando si assunse l’incarico parlò fra altre cose di privatizzazioni: di fatto si è arreso persino di fronte alla resistenza delle corporazione dei tassisti o degli edicolanti! Per completare il quadro possiamo citare altri strani comportamenti. L’obbligo di avere conti bancari e carte di credito, a maggior gloria e beneficio delle banche, il considerare la moneta emessa dallo stato come un mezzo di pagamento da interdire, una lotta all’evasione consistente in sostanza nella istituzione di un vero e proprio stato di polizia, con le banche – per le quali manifesta un palese affetto ed attaccamento – nella veste di informatori, con il totale spregio degli impegni assunti dallo stato, se si tratta di sottrarre ai cittadini, buoni o cattivi che siano, del denaro, con provvedimenti stravaganti che, se serviranno a fare un po’ di cassa, deprimeranno ulteriormente l’economia, in particolare il turismo con le tasse sullo stazionamento delle imbarcazioni che fuggiranno all’estero, e così via.
Com’era prevedibile, anche il neutrale (?) governo dei tecnici ha comunque dovuto fare i conti con un Parlamento rissoso, inconcludente ed insipiente, e tutte le buone e bellicose intenzioni e promesse sembrano destinate a restare tali. Sappiamo tutti che “di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno”, quella che il nostro paese sta percorrendo senza, forse, rendersene pienamente conto.
Il Bertoldo

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