02 febbraio 2012

Gratta e Vinci


Quasi vent’anni fa scoppiò nel nostro paese quel terribile ciclone chiamato “Mani Pulite” che spazzò via tutti i partiti dell’epoca, tranne uno, il PCI, che aveva evidentemente una buona scorta di santi in paradiso. Si affermò allora che – finalmente – la magistratura era riuscita ad estirpare, una volta per tutte, il cancro della corruzione, evidentemente legato all’essere anti comunisti, e che il mostro non avrebbe più trovato il terreno adatto per riapparire.
Purtroppo, come spesso accade quando sono di scena interessi politici, si trattò di previsioni del tutto infondate, fatte solo non per celebrare la distruzione del mostro ma per farsi belli e chiarire che più nessuno avrebbe osato mettersi di traverso alle aspirazioni egemoniche del partito principe della sinistra. Però, come aveva scritto già molti secoli Giovenale nelle sue satire, “Quis custodiet ipsos custodes?” (chi custodirà gli stessi custodi?). E subito incominciarono a mostrarsi le prime magagne, magari soffocate sul nascere per salvare l’onorabilità (?) dei “custodi”.
Il Torquemada delle “mani pulite”, il sostituto procuratore di Milano Antonio Di Pietro, venne ben presto coinvolto in biasimevoli operazioni pochissimo chiare: appartamenti goduti gratuitamente, automobili di pregio ottenute in regalo, milioni in contanti celati in scatole da scarpe. Fu tutto archiviato, ma il Di Pietro dovette abbandonare la toga. Poco dopo, grazie al PCI, ottenne un seggio di Senatore, che gli consentì in seguito di farsi un suo partito, alleato delle sinistre. Strano il suo ottenere un premio proprio dal PCI, l’unico partito a salvarsi da Mani Pulite, e paradossale il nome da lui scelto per il suo partito: Italia dei Valori (quali?).
Facciamo un salto a tempi più recenti. L’ex Presidente della provincia di Milano ed assistente del premier Prodi, Filippo Penati, è attualmente indagato per sospette tangenti in grossi affari edilizi e per il rovinoso (per la provincia) acquisto di azioni dell’Autostrada Milano Serravalle a prezzi completamente fuori mercato. Malgrado questi precedenti è stato scelto per far parte della commissione che indagherà sul crack del San Raffaele.
Un esimio membro di alti consessi pubblici, Filippo Patroni Griffi, è al centro di un molto chiacchierato scandalo: ha acquistato dall’INPS ad un prezzo pari ad una piccola frazione del suo valore un appartamento sito in zona centralissima di Roma grazie ad una serie di pareri positivi emessi da enti cui partecipavano suoi amici o cui partecipava lui stesso. Egli è ora diventato Ministro della Pubblica Amministrazione.
Altri stupefacenti fatti si potrebbero citare. L’ex tesoriere del partito della Margherita che ha sottratto dalle casse del partito ben 13 milioni di euro, senza che i vertici del partito si accorgessero di nulla (e poi vorrebbero amministrare l’Italia), il parlamentare PDL che ha acquistato un palazzo a Roma da una immobiliare facente capo ad una banca, rivendendolo il giorno stesso ad un ente di previdenza con una plusvalenza di diciotto milioni di euro.
Insomma: sembra proprio che la politica sia un gigantesco “Gratta (nel senso di rubare) e Vinci” (quattrini, potere, onori e carriera).
Il Bertoldo

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