Tutti ricordano il famoso “Non ci sto” pronunciato – a reti unificate – dal non compianto Presidente Oscar Luigi Scalfaro. In sostanza l’illustre personaggio dichiarava di non voler assumersi alcuna responsabilità, e quindi di sentirsi esonerato dal fornire alcuna spiegazione, riguardo l’utilizzo di centinaia di milioni di fondi “riservati” del suo ministero. Come tutti sanno Scalfaro era un ex magistrato che aveva peraltro sostenuto con estrema severità le presunte responsabilità di alcuni imputati di collaborazionismo.
Qualche giorno fa la Camera dei Deputati, con voto segreto, ha deliberato finalmente l’attuazione di un plebiscitario referendum del 1987 che sanciva la responsabilità civile dei magistrati. Apriti cielo: da parte della magistratura è stato un coro di “non ci sto”, la frase preferita del loro mentore, che è stata assunta come slogan della corporazione. La maggior parte delle dichiarazioni rilasciate da eminenti membri della magistratura sarebbero comiche se non mostrassero il lato incoerente di chi tali affermazioni ha avuto il coraggio di esternare.
Cominciamo con Luca Palamara, Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, il loro sindacato, in cui egli si è assunto un po’ le funzioni di Susanna Camusso al maschile. Egli ha solennemente dichiarato che “si vuole impedire che il giudice possa decidere liberamente”. In definitiva sembra che egli consideri che l’assumersi una qualche responsabilità per il proprio operato riduca la libertà individuale: a che titolo quindi i magistrati attribuiscono responsabilità a destra ed a manca, se chi è soggetto a responsabilità non è libero? Forse il Palamara voleva dire “si vuole impedire che il giudice possa sbagliare liberamente”. Pietoso!
Il Primo Presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, ricalca i concetti del Palamara: “la responsabilità del giudice limita sempre l’indipendenza”. In sostanza il Presidente Lupo ritiene che i giudici siano degli irresponsabili. Andiamo bene!
Ancora il Palamara “ il giudice, di fronte all’eventualità di essere trascinato in giudizio da una delle due parti, finirà per non decidere”. E’ veramente un elogio della serietà, senso di dignità e correttezza della magistratura che egli rappresenta.
Infine, citiamo ancora un’affermazione di vari magistrati: “la norma è incostituzionale, perché costituisce un attentato all’autonomia dei magistrati”. E’ incredibile che si pensi che l’autonomia della magistratura, sancita dalla Costituzione, copra anche qualunque errore, malizia, addirittura comportamenti faziosi, mentre gli altri sessanta milioni di cittadini debbono rispondere, spesso di fronte agli stessi giudici che si ritengono intoccabili, delle proprie responsabilità.
Nelle aule dei tribunali troneggia la scritta “La legge è uguale per tutti”. Proprio per tutti?
Il Bertoldo
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