Come si sa il premier Mario Monti non è solo un uomo di cultura, è anche un uomo appassionato del bello e della poesia. Sicuramente, dopo aver affogato gli italiani in un immenso mare di tasse – in obbedienza al dettato dell’Europa e della Cancelliera Angela Merkel - deve aver recitato fra sé il famoso verso di Leopardi “Il naufragar m’è dolce in questo mare”. Solo che a naufragare in quel mare è tutta l’economia italiana, e molti sono già annegati.
Con la fine di marzo sono entrate in funzione nuove tasse, sia con le aumentate addizionali locali IRPEF, sia con l’istituzione dell’IMU, che prossimamente subirà un ulteriore incremento con la revisione dei valori catastali. La concezione finanziaria dei professori sembra essere unicamente quella del saccheggio nei confronti dei cittadini.
Va però notato che incominciano a serpeggiare sempre più consistenti le proteste dei taglieggiati. E non si tratta solo di proteste verbali: ormai ogni giorno si ha notizia di imprenditori che, disperati, pongono fine ai propri giorni, uno di essi addirittura dandosi fuoco davanti ad un ufficio fiscale. Ma tutto questo non turba l’aplomb proverbiale del presidente Monti – che ha il buon gusto di affermare che il suo gradimento è superiore a quello dei politici, da cui tuttavia dipende l’approvazione dei suoi provvedimenti di rapina – che invece incita i media ed i suoi colleghi a porre continuamente ed insistentemente l’accento sulla lotta all’evasione.
Naturalmente non abbiamo mai sentito una sola parola su una eventuale lotta al parassitismo, allo spreco istituzionalizzato, alle malversazioni di ogni genere, alle pietose furberie anche di alcuni suoi colleghi per esempio in campo immobiliare. D’altra parte si persegue ferocemente chi non paga il dovuto – si dovrebbe più correttamente dire il “pizzo” estorto – o lo paga in ritardo, ma lo stato è inadempiente nei confronti dei suoi creditori, fornitori o contribuenti che siano, per ottanta/novanta miliardi, senza che ciò provochi non diciamo un ravvedimento ma neppure un rammarico o un tentativo di chiarimento. Queste decine di miliardi sono quelle che mancano all’economia per innescare una ripresa, sia pur modesta
Questo è lo stato che dichiara di operare a favore della ripresa economica prosciugando gran parte delle risorse del paese senza pensare minimamente a tagliare le spese: dobbiamo concludere che i supposti “liberali” stanno sforzandosi di realizzare un ideale collettivista “tutto ciò che si produce è proprietà dello stato”, che lascia generosamente ai sudditi quanto basta (talvolta neppure quello) per sbarcare il lunario, salvo naturalmente un occhio di riguardo nei confronti di qualche amico o sostenitore.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta!” come già esclamava molti secoli fa il divino poeta. Senza dubbio la gran tempesta c’è, ed abbiamo pure il nocchiero, ma questi sembra tenere più al parere ed ai diktat della sua mentore germanica che al benessere ed alla salvezza del suo equipaggio.
Il Bertoldo
1 commento:
Pregasi non disturbare i tecnici manovratori con queste inezie. Altrimenti se sbagliano manovra è colpa di chi li ha disturbati.
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