12 aprile 2012

Miracoli

Le opposizioni, da circa un anno, sbandierando la propria inflessibile opposizione al “despota” immorale, cercavano di liberare l’Italia da un governo ritenuto osceno, ma soprattutto odiato perché le stesse opposizioni non erano mai riuscite a batterlo, onestamente e chiaramente, nel corso delle numerose elezioni che si sono succedute in oltre quattordici anni. Finalmente, di fronte all’aggravarsi di una crisi mondiale certamente non provocata dal mostro, e ad una speculazione internazionale che ha fatto salire lo “spread” italiano a livelli inusuali, il premier tanto vituperato si è spontaneamente ritirato, senza peraltro essere stato colpito da un voto di sfiducia del parlamento.

Il regista occulto (ma non troppo) dell’intera operazione ha deciso che fosse giunto il momento, di fronte alla grave situazione, di lasciar da parte per un po’ i principi base della democrazia, da lui invocati almeno quotidianamente, per affidarsi ad un comitato di esperti tecnici, scelti fra professori universitari, banchieri, alti funzionari da lui ritenuti in grado di compiere i miracoli che la politica non era stata in grado di compiere. A capo dell’équipe mise il prof. Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi, consulente di Goldman Sachs, membro di numerosi consessi internazionali, da lui nominato per l’occasione senatore a vita.

Il nuovo governo, che si è immediatamente assicurato il sostegno dei partiti, in precedenza divisi fra berlusconiani ed anti berlusconiani, in un’ammucchiata giustificata con la necessità di salvare la patria, iniziò la propria “performance” con una inaudita mitragliata di tasse – formalmente per assicurare il pareggio di bilancio entro l’anno prossimo – senza toccare in alcun modo le spese, salvo qualche ritocco, al ribasso, delle pensioni. Ci fu spiegato che per prima cosa occorreva raggiungere il pareggio, come ci veniva chiesto (od ordinato?) dall’Europa, nella persona della Cancelliera tedesca. Anzi, ci fu ripetutamente reso noto che la sanguinosa operazione aveva riscosso il plauso della stessa. Allo sviluppo si sarebbe pensato subito dopo.

Per qualche tempo anche il famigerato “spread” resistette su livelli inusuali, poi iniziò a scendere: ufficialmente per la rinata fiducia nel radioso avvenire del nostro paese, in realtà sembra aiutato anche dall’immissione a varie riprese, da parte della BCE, di oltre duecento miliardi di euro nel nostro sistema bancario, impiegati non nel finanziamento di imprese grandi e soprattutto piccole per facilitare la ripresa dell’economia, ma per assicurare un brillante successo alle aste dei titoli di stato e consistenti margini di profitto, senza particolari rischi, al sistema bancario.

L’idea che, in periodo di stasi, sia possibile rilanciare l’economia sottraendo al paese le risorse che potrebbero essere la linfa di una sia pur modesta ripresa appare alquanto bislacca. Se questi sono gli insegnamenti che gli esimi professori impartiscono ai loro allievi nelle nostre università si capiscono molti dei problemi che affliggono il nostro paese.

Quello che non sembra chiaro ai “tecnici” è invece chiarissimo all’incolto pubblico ed al mercato. La produzione industriale è in calo, il PIL si annuncia negativo, la disoccupazione aumenta, l’inflazione non diminuisce. Ufficialmente siamo in recessione, ed il ministro Passera ha chiaramente affermato che la recessione durerà certamente tutto quest’anno. Come conseguenza lo “spread” ha bruscamente ripreso a salire.

E’ ovvio che la crisi viene da lontano, e non è assolutamente imputabile al nuovo governo “tecnico”. Quello però che si può imputare senza tema di smentita al nuovo Premier è il fallimento, ben prevedibile, del “messaggio” lanciato all’Europa ed al mondo. Persino certa stampa economica mondiale, ritenuta particolarmente autorevole quando dice cose gradite, ha rilevato le contraddizioni e le incertezze manifestate in questi mesi. In particolare si è avuta l’impressione che – forse in ottemperanza alla innata cavalleria – ci si sia piegati un po’ troppo ai voleri di due influenti signore: la Cancelliera Angela Merkel in campo economico e la segretaria CGIL Susanna Camusso per quanto riguarda la fantomatica riforma della legislazione sul lavoro.

Riassumendo non sembra che l’azione del nuovo governo, tecnico ma non democratico, abbia posto le basi per uscire presto dal tunnel della crisi, che anzi rischia di aggravarsi nei prossimi mesi, a conferma del fatto che i miracoli non sono cosa di tutti i giorni, e soprattutto non sono legati alle conoscenze teoriche. A titolo di consolazione degli attuali governanti ricordiamo che fra meno di un anno ci saranno le elezioni legislative e toccherà al vincitore l’ingrato compito di dipanare la matassa o, per meglio dire, di prendersi la patata bollente. Chi non ha realizzato il miracolo promesso non subirà alcuna conseguenza.

Vale la pena di ricordare quanto scriveva Orazio nella sua Ars Poetica duemila anni fa: “Parturient Montes, nascetur ridiculus mus” (I Monti avranno le doglie del parto, nascerà un ridicolo topo).

 Profetico?


Il Bertoldo

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