Il ministro Passera,
a nome del governo, ha annunciato qualche giorno fa che, per far fronte alla
crisi che infuria anche in Italia, è allo studio il varo di una serie di
infrastrutture per un totale di cento miliardi, la cui esecuzione dovrebbe avviarsi
entro breve tempo.
La notizia non può
non essere accolta con un senso di grande sollievo: con le nuove opere, non
ancora ben precisate, si creeranno migliaia di posti di lavoro per qualche
anno, oltre a dotare finalmente il paese di opere infrastrutturali spesso
attese da decenni. Dobbiamo comunque augurarci che, al momento in cui si dovrà
passare dall’annuncio alla realizzazione, non inizi il solito avvilente
balletto di ostacoli burocratici, opposizioni dei comuni, delle provincie e dei
mille enti pubblici che prosperano in Italia. E c’è anche da sperare che già
solo l’annuncio di quali siano le opere cui il governo pensa non sorgano
immediatamente “spontanee” organizzazioni del tipo di quelle che abbiamo visto
all’opera in Val di Susa.
Ma c’è una domanda
che ci preoccupa. Con quali soldi si pensa di realizzare queste sicuramente
importanti opere, se ogni giorno il governo piange miseria e minaccia nuovi
prelievi fiscali, dato che le casse pubbliche sarebbero all’asciutto? E ci si è
assicurato il beneplacito della Cancelliera Merkel per questo strappo al rigore
da lei tanto amato, specie se applicato agli altri? E’ ben vero che il premier
Monti ha proposto che nel calcolo del deficit di bilancio non si tenga conto
degli investimenti ma l’accordo su questo punto non è stato ancora raggiunto.
C’è poi un’ulteriore
preoccupazione. Il settore pubblico è debitore – per il momento del tutto
insolvente – nei confronti dei propri fornitori di beni e servizi per un
importo stimato in circa ottanta miliardi. Si pensa forse di far fare la stessa
fine alle aziende che saranno incaricate di eseguire i lavori? Come si pensa
che esse potranno pagare i propri dipendenti e subfornitori? Il lavoro non
basta, se poi non lo si può pagare. Non è bastata l’ondata di fallimenti
causati dall’insolvenza dello stato, inerte nel pagare ma attivissimo nel
riscuotere?
Si spera forse in
qualche miracolo?
Il Bertoldo
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