A tutti è nota la grave
crisi che attualmente sta attraversando la zona Euro, crisi che sta mietendo
vittime fra alcuni dei paesi aderenti alla moneta unica. Più volte abbiamo
esposto i motivi che a nostro avviso non consentono all’euro di essere una
moneta nel senso comune del termine: mancanza di politiche economiche, fiscali,
sociali coordinate se non comuni a tutti i paesi aderenti, carenza di
un’autorità che gestisca con i dovuti poteri a nome della comunità le politiche
monetarie, mancanza di una vera e propria banca centrale nel senso comunemente
e storicamente inteso.
La Grecia sembra essere la
prima vittima della crisi, ma altri paesi – Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia
– appaiono in grave sofferenza. Dapprima un governo tecnico (come in Italia…),
seguendo i diktat dell’UE – imposti vedremo poi da chi – ha instaurato un
regime durissimo di restrizioni in cambio di aiuti finanziari. Il risultato è
stato, com’era da prevedere, catastrofico: disoccupazione alle stelle, spread
incontrollabile ed ovviamente sempre crescente, rivolta sociale sempre più
grave. Alla fine il governo si è dimesso, si sono tenute nuove elezioni con
risultati catastrofici che hanno messo in luce l’impossibilità di costituire
una qualsiasi maggioranza, fra destre filo naziste e frange estremiste di
sinistra. Sale ovunque la richiesta di uscire dall’euro.
A questo punto si sono
verificati alcuni fatti che confermano la certezza che l’UE non è più – sempre
che lo sia mai stata – un organismo indipendente che esprime, o cerca di farlo,
posizioni comuni fra gli stati aderenti. I ministri degli esteri e delle
finanze tedeschi hanno pubblicamente dichiarato, in modo anche alquanto duro e
rozzo, che se la Grecia vuole uscire dall’euro, lo faccia pure e l’Europa non
piangerà per questo. Dal canto suo la Cancelliera Angela Merkel ha
implicitamente precisato di considerarsi l’incarnazione e la responsabile
dell’UE, dichiarando che “abbiamo già pagato prima 110 miliardi, poi altri 130
ed ora basta. La politica del rigore non si discute”. Come se quei miliardi li
avesse versati da sola la Germania, e non l’insieme dei paesi aderenti all’area
Euro.
Crediamo che dichiarazioni
di questo genere avrebbero dovuto, eventualmente, essere fatte dagli organi
dirigenti dell’UE o da esponenti ufficiali dell’eurozona. Non ci risulta che,
formalmente, la signora Merkel o singoli ministri tedeschi siano mai stati
incaricati di parlare a nome dell’Europa. Purtroppo però, di fatto, gli altri
paesi hanno accettato di essere ridotti ai ranghi di protettorati, cui il
grande Reich può impartire lezioni quando non ordini su come comportarsi. La
politica del rigore eccessivo sta portando diversi paesi europei al fallimento.
Può darsi che l’area euro possa fare agevolmente a meno della Grecia, ma se
subissero la stessa sorte Portogallo, Spagna, Italia ed altri sarebbe veramente
lo stesso? Non dimentichiamo che è sempre più vivace la voglia in molta parte
dell’Europa di riconquistare la perduta sovranità.
Dovremo veramente
continuare ad accettare supinamente il messaggio dell’inno nazionale tedesco
che definisce la Germania “uber alles”?
Il Bertoldo
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