18 maggio 2012

Viscosita'


L’ultimo governo Berlusconi, nato con una maggioranza assolutamente inedita nei due rami del Parlamento – frutto dell’insoddisfazione nei confronti del precedente governo Prodi rimasto in carica meno di due anni – si era presentato all’elettorato con un interessante programma di riforme. Ne citiamo alcune: riduzione a due sole aliquote per l’IRPEF, abolizione delle provincie, riforma della pubblica amministrazione, riforma della magistratura, attuazione del federalismo fiscale, riforma della scuola, riduzione del numero dei parlamentari ed eliminazione del bicameralismo perfetto, privatizzazioni, eccetera.
Purtroppo, per la mancanza di coesione della maggioranza ed il numeroso gruppo di “disertori” quasi nulla fu realizzato, e quel poco molto annacquato. La crisi mondiale fece il resto: attacchi speculativi con conseguente spread alle stelle, boicottaggi di vario genere, anche da parte della Presidenza della Repubblica, spinsero il governo a dimettersi prima della fine del mandato.
A questo punto il Presidente, di fronte all’impossibilità di costituire in Parlamento una nuova maggioranza e scartata l’ipotesi democratica di indire nuove elezioni – con la giustificazione della grave crisi incombente – e su ispirazione (o direttiva?) della UE, a sua volta dominato dalla Cancelliera tedesca, decise di fare ricorso ad un “governo di tecnici”, costituito da banchieri, professori universitari essi stessi legati al mondo delle banche ed alti funzionari dello stato. Compito di questo governo avrebbe dovuto essere quello di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013, rilanciare lo sviluppo, realizzare alcune riforme urgenti ed indispensabili.
Purtroppo questi “tecnici” non sembra fossero al corrente di una realtà nota a tutte le massaie: quando le spese superano le entrate, si può riportare il bilancio in equilibrio agendo sul lato delle entrate – se ciò è possibile senza ricorrere alle rapine – oppure, come avviene normalmente, agendo sul lato delle spese. Per nostra sfortuna i “professori” scelsero la strada della rapina, con una inaudita sventagliata di nuove tasse, senza minimamente toccare la spesa, troppo spesso parassitaria, inutile ed improduttiva.
Per una curiosa coincidenza, i provvedimenti presi dal nuovo democratico governo non costituiscono per niente una novità per noi italiani: essi ricalcano la politica del Sottosegretario Visco del non compianto governo Prodi, incaricato del settore finanze. Ne ricordiamo alcuni: imposta patrimoniale sulle case, abolita, almeno per quanto riguarda le prime case, dal governo Berlusconi; liberalizzazioni limitate ai tassisti, farmacisti e professioni liberali (riforme sostanzialmente abortite in entrambi i casi); divieto assoluto di utilizzare il contante su ogni transazione superiore ad una modestissima cifra; tracciabilità di tutti i movimenti finanziari dei cittadini; accento posto in maniera ossessiva sulla lotta all’evasione; aumento delle imposte.
Come si ricorderà, furono proprio questi provvedimenti una delle cause della sconfitta delle sinistre alle elezioni del 2008. Si dirà che i “tecnici” non partecipano alle elezioni, ma non sembra una buona ragione per seguire le orme degli sconfitti, gettando l’intero paese in una gravissima recessione dagli esiti molto incerti.
Com’è VISCOso il rapporto fra “tecnici” e politici di sinistra!...
Il Bertoldo

Nessun commento: