Finalmente le tanto attese
elezioni presidenziali americane si sono svolte come previsto e non si è
verificato il temuto pareggio fra i due contendenti. Com’è noto ha vinto il
Presidente uscente Barack Obama, e lo sfidante Mitt Romney ha subito riconosciuto
la propria sconfitta ed ha telefonato al vincitore per congratularsi con lui e
porgergli gli auguri.
In Italia siamo molto più
originali. Vi immaginate Bersani che riconosce la propria sconfitta e si
congratula con Berlusconi o viceversa? Negli USA c’è uno che vince ed uno che
perde. In Italia no, siamo molto più organizzati: tutti vincono e tutti sono
contenti. Normalmente persino chi ha perso voti rispetto alle precedenti
tornate elettorali si compiace perché la perdita è inferiore a quanto si
temeva, e quindi il risultato può essere assimilato ad un vero e proprio
successo. E qui possiamo rispolverare il vecchio detto “chi si contenta, gode”.
Non contento di aver porto
le proprie felicitazioni al vincitore, Mitt Romney è andato fino a promettergli
il proprio appoggio e collaborazione, per il bene del paese. Esattamente come
avviene da noi, dove fin da prima dell’inizio della campagna elettorale, anche
i più minuscoli partiti proclamano che mai e poi mai potranno collaborare con i
partecipanti allo schieramento avverso. Salvo poi, per motivi spesso
inconfessabili, passare dalla parte del vincitore in cambio di qualche
beneficio o sinecura, normalmente ben retribuita, mantenendo tuttavia tutta la
propria libertà di sabotare i propri temporanei alleati se si ritiene che ciò
li possa avvantaggiare.
L’altra fondamentale
differenza fra i comportamenti della classe politica dei due paesi consiste
certamente nel fatto che, mentre negli USA i concorrenti alle elezioni cercano
ed ottengono i finanziamenti necessari alla propria campagna elettorale presso
i privati, da noi è lo stato stesso che provvede a coprire, con inusuale
generosità, le cosiddette spese elettorali, senza chiedere mai un resoconto di
come i fondi siano stati effettivamente impiegati (sarebbe una grave
indelicatezza ed un segno di inammissibile sfiducia!).
Dobbiamo però ricordare che
in fondo anche in Italia la politica ricorre agli aiuti dei privati. Solo che,
anziché dichiarare apertamente “urbi et orbi” quanto e da chi si sono ricevuti
dei contributi, si preferisce ricorrere ad operazioni sotterranee: dopo tutto
abbiamo pure una legge per difendere e proteggere la privacy….
Il Bertoldo
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