03 dicembre 2012

Fiducia


Ogni volta che un personaggio noto, sia esso politico, funzionario, imprenditore, professionista, viene in qualche modo coinvolto in una vicenda giudiziaria si sente ripetere come un mantra la frase, non si sa se più ridicola o pietosamente ipocrita “Ho fiducia nella magistratura”. Qualcuno, in vena di originalità, la modifica in “Ho fiducia nella giustizia”.
Invocare la giustizia, che è un concetto astratto, e la cui definizione viene lasciata agli usi ed alle leggi di ciascun gruppo sociale, sembra pomposo e privo di senso. Per un musulmano la giustizia è rappresentata dalla sharja che in occidente non viene particolarmente apprezzata, in altri tempi la giustizia si serviva legalmente della tortura e della pena di morte, che noi aborriamo. Nella Bibbia si ritiene giusta la lapidazione, durante la Rivoluzione francese la somma giustizia era rappresentata dalla ghigliottina, e gli esempi potrebbero continuare all’infinito.
Non resta quindi che la fiducia nella magistratura, il che significa la fiducia che verrà fedelmente ed imparzialmente e soprattutto ragionevolmente applicata la legge. A prescindere dalla constatazione che l’esistenza di uno sterminato numero di leggi, spesso in contrasto fra di loro, quasi sempre di difficile comprensione, non facilita certo la loro corretta applicazione, è doveroso notare che buona parte della magistratura appare spesse troppo fantasiosa nell’interpretazione della legge, quando non pretende addirittura di legiferare essa stessa, con risultati sovente del tutto grotteschi.
Tanto per ricordare alcune sentenze particolarmente singolari e note a tutti, citiamo la condanna a parecchi anni di carcere di un gruppo di sismologi per non aver saputo prevedere la gravità di un terremoto (se l’avessero fatto e l’evento non si fosse verificato sarebbero stati condannati per procurato grave allarme): la sentenza ha fatto il giro del mondo con commenti non particolarmente lusinghieri nei confronti degli estensori della stessa.
Ma altri innumerevoli esempi si potrebbero citare: dal magistrato che ha legalizzato – contro le precise disposizioni della nostra legge – la pratica dell’infibulazione nei confronti delle ragazze islamiche (ha di fatto adottato la sharja), a quello che ha condannato come “pericoloso delinquente abituale” un direttore di giornale per aver pubblicato un articolo – non scritto da lui – ritenuto lesivo dell’onorabilità di un magistrato. L’autore dell’articolo non è stato neppure sentito (non dico indagato). Un altro magistrato ha provocato la chiusura di tutta una serie di stabilimenti siderurgici – mettendo sul lastrico molte migliaia di lavoratori, che resteranno per solidarietà a carico del bilancio statale e quindi dei contribuenti – sulla base di perizie giudicate dagli stessi redattori bisognose di ulteriori approfondimenti.
Per scendere a casi minimi, ovviamente tali da non finire sui giornali, ma comunque indicativi di quanto conti la discrezionalità e talvolta l’inspiegabile ed incomprensibile illogicità di certi provvedimenti del magistrato nel determinare le sorti di chi è costretto a ricorrere alle loro decisioni, citiamo il caso di quel giudice che, in una banale causa civile per danni, dopo aver ritardato quasi otto anni ad emettere la sentenza, fra le altre cose ha rifiutato di riconoscere al danneggiato gli interessi per ritardato pagamento – come del resto la legge prescrive – perché il danneggiato non ha fornito la prova di quanto avrebbe potuto guadagnare dall’impiego dei fondi che non aveva ricevuto!
In queste condizioni, è corretto e sincero dichiarare la propria fiducia nella magistratura? E soprattutto quando è universalmente noto che la stessa è immune da ogni responsabilità per gli errori che commette, malgrado il popolo (“sovrano” secondo la sacra Costituzione, “la più bella del mondo”) abbia inequivocabilmente sancito con un referendum il riconoscimento della responsabilità civile dei magistrati. E questo si considera rispetto della legge fondamentale dello stato? Non si vede come si possa nutrire fiducia in chi non solo non è rispettoso delle leggi normali ma addirittura non rispetta neppure la Costituzione.
 Il Bertoldo


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