05 dicembre 2012

Giurassic politics


E così, anche le primarie del Partito Democratico, tanto decantate da tutti i mezzi di comunicazione come esempio insuperato di democrazia, hanno espresso il proprio verdetto: il vincitore è il segretario del partito che ha sconfitto lo sfidante, autodefinitosi “rottamatore” perché aspirava a sostituire la vecchia classe dirigente con una meno coinvolta nelle sciagurate scelte dei passati decenni.
Ancora una volta i dinosauri della politica hanno vinto, come in un lontanissimo passato i dinosauri veri hanno tenuto in scacco per milioni di anni le nuove forme di vita più evolute che facevano capolino in natura: i mammiferi. Ed occorre notare che la persistenza delle vecchie facce non è un fenomeno limitato allo schieramento di centro sinistra: se ne hanno manifestazioni in tutti i partiti, dall’estrema sinistra all’estrema destra, senza eccezioni.
Si tratta del resto di una caratteristica comune a tutte le specie viventi, siano esse vegetali od animali, e si chiama “istinto di conservazione”. Ci sono diecine di politici che occupano seggi nelle varie istituzioni elettive e non da svariati decenni e non accennano a lasciare il proprio posto, generalmente ben retribuito, ampiamente dotato di benefici addizionali, e circondato, almeno così ritengono, da un’aura di prestigio e da un potere troppo spesso utilizzato in maniera a dir poco dubbia (nepotismo, favori ad amici, parenti e fiancheggiatori, non di rado vera e propria malversazione, corruzione).
E tutto questo richiama alcune considerazioni fondamentali. Innanzi tutto questi stessi dinosauri dall’inesauribile capacità di sopravvivenza, per quanto bocciati e non rivotati, tornano sempre a galla. In occasione di determinati commenti al loro comportamento, non esitano a richiamarsi a quanto succede in Europa o addirittura nel mondo. Dimenticano però di ricordare che in genere i loro colleghi di altri paesi, una volta raggiunti certi alti traguardi e poi non più rivotati dai loro concittadini, si ritirano a vita privata. Pensiamo ai Presidenti degli USA non più rieletti, agli europei Aznar, Schroeder, ed altri che hanno tutti abbandonato la politica attiva.
Da noi invece, per quanto silurati dagli elettori, ritornano sempre: quelli che  l’ultimo re chiamava i “revenants”, che in italiano significa redivivo, fantasma, forse zombie. Pensiamo a Giulio Andreotti, a Giuliano Amato, a Romano Prodi, a Gianfranco Fini, a Pierferdinando Casini ed a tanti loro colleghi anche di minor carriera ma di altrettanta tenacia nel non mollare la poltrona con gli annessi e connessi. D’altra parte, poveretti, non hanno mai lavorato in vita loro: se si trovassero disoccupati quale sarebbe la loro sorte?  Sarebbero considerati degli “esodati”?
Peraltro bisogna ricordare che quelli stessi che si rifiutano, malgrado l’avanzata età, di mollare il posto, non si astengono dal deprecare che i giovani non trovino, nella nostra società, l’attenzione che meritano e che incontrino tante difficoltà a trovare la loro strada (a parte la loro “choosiness”), che dopo tutto è sbarrata proprio dai dinosauri.
A quando la sospirata caduta del meteorite (che ci auguriamo  nel nostro caso solo simbolico) che pose fine all’era dei dinosauri in passato?
Il Bertoldo

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