E così, anche le primarie
del Partito Democratico, tanto decantate da tutti i mezzi di comunicazione come
esempio insuperato di democrazia, hanno espresso il proprio verdetto: il
vincitore è il segretario del partito che ha sconfitto lo sfidante,
autodefinitosi “rottamatore” perché aspirava a sostituire la vecchia classe
dirigente con una meno coinvolta nelle sciagurate scelte dei passati decenni.
Ancora una volta i
dinosauri della politica hanno vinto, come in un lontanissimo passato i dinosauri
veri hanno tenuto in scacco per milioni di anni le nuove forme di vita più
evolute che facevano capolino in natura: i mammiferi. Ed occorre notare che la
persistenza delle vecchie facce non è un fenomeno limitato allo schieramento di
centro sinistra: se ne hanno manifestazioni in tutti i partiti, dall’estrema
sinistra all’estrema destra, senza eccezioni.
Si tratta del resto di una
caratteristica comune a tutte le specie viventi, siano esse vegetali od
animali, e si chiama “istinto di conservazione”. Ci sono diecine di politici
che occupano seggi nelle varie istituzioni elettive e non da svariati decenni e
non accennano a lasciare il proprio posto, generalmente ben retribuito,
ampiamente dotato di benefici addizionali, e circondato, almeno così ritengono,
da un’aura di prestigio e da un potere troppo spesso utilizzato in maniera a
dir poco dubbia (nepotismo, favori ad amici, parenti e fiancheggiatori, non di
rado vera e propria malversazione, corruzione).
E tutto questo richiama
alcune considerazioni fondamentali. Innanzi tutto questi stessi dinosauri
dall’inesauribile capacità di sopravvivenza, per quanto bocciati e non
rivotati, tornano sempre a galla. In occasione di determinati commenti al loro
comportamento, non esitano a richiamarsi a quanto succede in Europa o
addirittura nel mondo. Dimenticano però di ricordare che in genere i loro
colleghi di altri paesi, una volta raggiunti certi alti traguardi e poi non più
rivotati dai loro concittadini, si ritirano a vita privata. Pensiamo ai
Presidenti degli USA non più rieletti, agli europei Aznar, Schroeder, ed altri
che hanno tutti abbandonato la politica attiva.
Da noi invece, per quanto
silurati dagli elettori, ritornano sempre: quelli che l’ultimo re chiamava i “revenants”, che in
italiano significa redivivo, fantasma, forse zombie. Pensiamo a Giulio
Andreotti, a Giuliano Amato, a Romano Prodi, a Gianfranco Fini, a
Pierferdinando Casini ed a tanti loro colleghi anche di minor carriera ma di
altrettanta tenacia nel non mollare la poltrona con gli annessi e connessi.
D’altra parte, poveretti, non hanno mai lavorato in vita loro: se si trovassero
disoccupati quale sarebbe la loro sorte?
Sarebbero considerati degli “esodati”?
Peraltro bisogna ricordare
che quelli stessi che si rifiutano, malgrado l’avanzata età, di mollare il
posto, non si astengono dal deprecare che i giovani non trovino, nella nostra
società, l’attenzione che meritano e che incontrino tante difficoltà a trovare
la loro strada (a parte la loro “choosiness”), che dopo tutto è sbarrata proprio
dai dinosauri.
A quando la sospirata
caduta del meteorite (che ci auguriamo
nel nostro caso solo simbolico) che pose fine all’era dei dinosauri in
passato?
Il Bertoldo
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