10 dicembre 2012

Governare


Il PdL ha annunciato, per bocca del segretario Angelino Alfano, che il partito sosterrà il governo solo fino all’approvazione della legge di stabilità, per poi negargli la fiducia e chiedere le elezioni per fine febbraio/primi di marzo. Il Presidente del Consiglio, che ovviamente non vuole essere ufficialmente sfiduciato, ha ribattuto che non ci sarà bisogno di un voto di sfiducia. Approvata la legge, rimetterà il mandato al Quirinale. Com’era prevedibile, la vicenda politica, mai stata molto chiara, si intorbidisce ogni giorno di più. Quello che risulta estremamente chiaro è che della sorte dell’Italia e degli italiani non interessa nulla a nessuno. L’unica cosa che preoccupa i nostri politici è la conservazione o la conquista della poltrona, con tutti gli annessi e connessi.
Iniziamo con il governo Monti. In un anno di permanenza a Palazzo Chigi abbiamo visto il declino dell’economia italiana farsi ancor più veloce. Maggiori tasse, maggiori fallimenti, maggiore disoccupazione, maggior debito pubblico: per raggiungere l’equilibrio dei conti si è agito solo sulle entrate, che hanno raggiunto livelli di confisca, mentre praticamente nulla si è fatto dal lato delle spese, per non offendere ed inimicarsi nessuno, ed in particolare i partiti che, bon-gré mal-gré, lo hanno sostenuto, i sindacati, la magistratura. Il bilancio non è certo positivo, ed il giudizio è aggravato dal fatto che si è avuta la chiara impressione che ormai la nostra politica viene dettata dall’UE, entità nient’affatto democratica, a sua volta ispirata dall’egemone Germania.
Passiamo ora al governo immediatamente precedente, guidato da Silvio Berlusconi. Il cosiddetto Cavaliere è il politico che è rimasto al governo, come premier, per più tempo in tutta la storia repubblicana: 3340 giorni, e quattro volte Presidente del Consiglio. E’ entrato in politica nel 1994, sconfiggendo le sinistre, all’età di 58 anni. Oggi ha 76 anni compiuti ed ha annunciato di volersi rimettere in gioco, aspirando nuovamente alla carica di premier.
Quando ha iniziato la sua carriera politica aveva promesso di realizzare tutta una serie di importanti e necessarissime riforme: in tutto questo tempo ben poco è stato realizzato, il paese è progredito pochissimo, il debito pubblico, che al suo secondo mandato era sceso fino al 104% del PIL, nell’ultimo mandato ha raggiunto il 120%, soprattutto grazie alla grave crisi internazionale, ma anche perché in precedenza poco era stato fatto per migliorare le cifre del bilancio.
Ma il torto principale di Berlusconi non è stata certa la sua condotta privata un po’ libera, su cui si sono appuntate le critiche dei suoi detrattori, ma quello di non essersi allevato un serio gruppo di successori, pronti a prenderne la successione ed a tenere unito il partito. Oggi, all’età di settantasei anni, decide di rientrare in gara, contestato non solo dai suoi tradizionali avversari, ma da buona parte dei suoi sedicenti seguaci. Continuerà ad inserire nelle liste dei candidati persone del tutto insignificanti ed a scegliere le cosiddette “quote rosa” in base a criteri estetici (e speriamo solo quelli), senza alcun riguardo per le effettive competenze?
Infine per quanto riguarda le sinistre, la prospettiva di un loro successo elettorale non è tale da far sperare un miglior avvenire. Ancorati sempre ad idee che la storia ha inesorabilmente condannato, promettono nuove tasse, lavoro per tutti (come pensano di riuscirci è un segreto ben custodito), e simili piacevolezze. Un timido tentativo di sostituire la vecchia (in termini di anzianità di “servizio” ed in termini di idee) guardia con altra più giovane di età e soprattutto di idee, è stato rintuzzato dall’establishment che ha celebrato il proprio successo annunciato come una vittoria della democrazia.
Per quanto riguarda poi quegli spezzoni di classe politica che ama definirsi centro moderato il solo ricordare i loro nomi e la loro storia fa cadere le braccia. Abbarbicati tenacemente alle proprie immeritate poltrone, rotti a tutte le giravolte pur di conservare i propri benefici, pronti sempre a vendersi al miglior offerente,  naturalmente in nome di alti ideali, non pare proprio che su di essi si possa fare il minimo conto.
Nomi nuovi ed almeno apparentemente affidabili, disposti ad entrare nel serraglio dei politicanti di professione non se ne vedono proprio. D’altra parte, con un sistema elettorale che lascia esclusivamente nelle mani delle segreterie di partito la nomina dei “rappresentanti” del popolo sovrano, e con l’accettazione dei dettami di un organo legislativo come la UE, del tutto sprovvisto della benché minima credenziale democratica, a cosa si riduce il ricorso alle elezioni? Ad un po’ di polvere negli occhi e ad un gravoso costo per le tasche dei cittadini, senza che al popolo venga lasciato alcun effettivo potere di scegliere a chi affidare il proprio destino e quello dei propri figli.
Settecento (!) anni fa Dante scriveva “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta,”. La storia si ripete od è un continuum fatale? Come si è visto, la gran tempesta infuria e l’Italia abbonda di aspiranti nocchieri, tutti molto simili al Comandante Schettino che trascinò la sua nave sugli scogli. Manca invece un Cristoforo Colombo che trovi nuove strade e scopra nuovi orizzonti.

Il Bertoldo


1 commento:

pietro ha detto...

Secondo me non se l'aspettavano, né Berlusconi né Alfano, abituati ad una corte di personaggi insignificanti, che al di fuori del vassallaggio di partito sono delle nullità senza alcuna speranza di trovarsi un lavoro decente, non si rendevano conto che Monti , bene o male ha competenze, esperienze e conoscenze tal da poter spendere sul mercato e non ha nessun incentivo personale, che non sia la vanità, per stare pervicacemente attaccato alla poltrona.
Se speravano di tenerlo sulla graticola , votando tutti i provvedimenti come hanno fatto finora e scaricandosene ipocritamente qualsiasi responsabilità, come hanno fatto finora forse hanno sbagliato i conti, perchè adesso il fatto che con questa furbata siano saltati tutti i provvedimenti che potevano andare a toccare le ben retribuite poltrone di sottogoverno come l'accorpamento della province sarò facilmente utilizzabile per sputtanare il centrodestra, "hanno fatto saltare il governo per salvare gli AMICI"....