Il
PdL ha annunciato, per bocca del segretario Angelino Alfano, che il partito
sosterrà il governo solo fino all’approvazione della legge di stabilità, per
poi negargli la fiducia e chiedere le elezioni per fine febbraio/primi di
marzo. Il Presidente del Consiglio, che ovviamente non vuole essere
ufficialmente sfiduciato, ha ribattuto che non ci sarà bisogno di un voto di
sfiducia. Approvata la legge, rimetterà il mandato al Quirinale. Com’era
prevedibile, la vicenda politica, mai stata molto chiara, si intorbidisce ogni
giorno di più. Quello che risulta estremamente chiaro è che della sorte
dell’Italia e degli italiani non interessa nulla a nessuno. L’unica cosa che
preoccupa i nostri politici è la conservazione o la conquista della poltrona, con
tutti gli annessi e connessi.
Iniziamo con il governo Monti. In un anno
di permanenza a Palazzo Chigi abbiamo visto il declino dell’economia italiana
farsi ancor più veloce. Maggiori tasse, maggiori fallimenti, maggiore
disoccupazione, maggior debito pubblico: per raggiungere l’equilibrio dei conti
si è agito solo sulle entrate, che hanno raggiunto livelli di confisca, mentre
praticamente nulla si è fatto dal lato delle spese, per non offendere ed
inimicarsi nessuno, ed in particolare i partiti che, bon-gré mal-gré, lo hanno
sostenuto, i sindacati, la magistratura. Il bilancio non è certo positivo, ed
il giudizio è aggravato dal fatto che si è avuta la chiara impressione che
ormai la nostra politica viene dettata dall’UE, entità nient’affatto
democratica, a sua volta ispirata dall’egemone Germania.
Passiamo
ora al governo immediatamente precedente, guidato da Silvio Berlusconi. Il
cosiddetto Cavaliere è il politico che è rimasto al governo, come premier, per
più tempo in tutta la storia repubblicana: 3340 giorni, e quattro volte
Presidente del Consiglio. E’ entrato in politica nel 1994, sconfiggendo le
sinistre, all’età di 58 anni. Oggi ha 76 anni compiuti ed ha annunciato di
volersi rimettere in gioco, aspirando nuovamente alla carica di premier.
Quando
ha iniziato la sua carriera politica aveva promesso di realizzare tutta una
serie di importanti e necessarissime riforme: in tutto questo tempo ben poco è
stato realizzato, il paese è progredito pochissimo, il debito pubblico, che al
suo secondo mandato era sceso fino al 104% del PIL, nell’ultimo mandato ha
raggiunto il 120%, soprattutto grazie alla grave crisi internazionale, ma anche
perché in precedenza poco era stato fatto per migliorare le cifre del bilancio.
Ma
il torto principale di Berlusconi non è stata certa la sua condotta privata un
po’ libera, su cui si sono appuntate le critiche dei suoi detrattori, ma quello
di non essersi allevato un serio gruppo di successori, pronti a prenderne la
successione ed a tenere unito il partito. Oggi, all’età di settantasei anni,
decide di rientrare in gara, contestato non solo dai suoi tradizionali
avversari, ma da buona parte dei suoi sedicenti seguaci. Continuerà ad inserire
nelle liste dei candidati persone del tutto insignificanti ed a scegliere le
cosiddette “quote rosa” in base a criteri estetici (e speriamo solo quelli),
senza alcun riguardo per le effettive competenze?
Infine
per quanto riguarda le sinistre, la prospettiva di un loro successo elettorale
non è tale da far sperare un miglior avvenire. Ancorati sempre ad idee che la
storia ha inesorabilmente condannato, promettono nuove tasse, lavoro per tutti
(come pensano di riuscirci è un segreto ben custodito), e simili piacevolezze.
Un timido tentativo di sostituire la vecchia (in termini di anzianità di
“servizio” ed in termini di idee) guardia con altra più giovane di età e
soprattutto di idee, è stato rintuzzato dall’establishment che ha celebrato il
proprio successo annunciato come una vittoria della democrazia.
Per
quanto riguarda poi quegli spezzoni di classe politica che ama definirsi centro
moderato il solo ricordare i loro nomi e la loro storia fa cadere le braccia.
Abbarbicati tenacemente alle proprie immeritate poltrone, rotti a tutte le
giravolte pur di conservare i propri benefici, pronti sempre a vendersi al
miglior offerente, naturalmente in nome
di alti ideali, non pare proprio che su di essi si possa fare il minimo conto.
Nomi
nuovi ed almeno apparentemente affidabili, disposti ad entrare nel serraglio
dei politicanti di professione non se ne vedono proprio. D’altra parte, con un
sistema elettorale che lascia esclusivamente nelle mani delle segreterie di
partito la nomina dei “rappresentanti” del popolo sovrano, e con l’accettazione
dei dettami di un organo legislativo come la UE, del tutto sprovvisto della
benché minima credenziale democratica, a cosa si riduce il ricorso alle
elezioni? Ad un po’ di polvere negli occhi e ad un gravoso costo per le tasche
dei cittadini, senza che al popolo venga lasciato alcun effettivo potere di
scegliere a chi affidare il proprio destino e quello dei propri figli.
Settecento
(!) anni fa Dante scriveva “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza
nocchiero in gran tempesta,”. La storia si ripete od è un continuum fatale?
Come si è visto, la gran tempesta infuria e l’Italia abbonda di aspiranti
nocchieri, tutti molto simili al Comandante Schettino che trascinò la sua nave
sugli scogli. Manca invece un Cristoforo Colombo che trovi nuove strade e
scopra nuovi orizzonti.
Il Bertoldo
1 commento:
Secondo me non se l'aspettavano, né Berlusconi né Alfano, abituati ad una corte di personaggi insignificanti, che al di fuori del vassallaggio di partito sono delle nullità senza alcuna speranza di trovarsi un lavoro decente, non si rendevano conto che Monti , bene o male ha competenze, esperienze e conoscenze tal da poter spendere sul mercato e non ha nessun incentivo personale, che non sia la vanità, per stare pervicacemente attaccato alla poltrona.
Se speravano di tenerlo sulla graticola , votando tutti i provvedimenti come hanno fatto finora e scaricandosene ipocritamente qualsiasi responsabilità, come hanno fatto finora forse hanno sbagliato i conti, perchè adesso il fatto che con questa furbata siano saltati tutti i provvedimenti che potevano andare a toccare le ben retribuite poltrone di sottogoverno come l'accorpamento della province sarò facilmente utilizzabile per sputtanare il centrodestra, "hanno fatto saltare il governo per salvare gli AMICI"....
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