18 gennaio 2013

Collodiana


 Tutti da ragazzi abbiamo letto la favola di Pinocchio, che, come tutte le favole, contiene non una ma molte morali e tanti insegnamenti che dovrebbero servire ai giovani lettori, nelle intenzioni dell’autore, ad evitare passi falsi ed a comportarsi nella vita come uomini veri e non come burattini di legno.
Purtroppo non tutti i lettori – e non solo i più sprovveduti – fanno tesoro di questi insegnamenti  e finiscono per incorrere nelle disavventure che colpirono il povero Pinocchio.
Un chiaro esempio di imitatore del burattino di legno lo abbiamo proprio nel nostro paese, e non si tratta di un personaggio qualsiasi. Avvalendosi del fatto che agli uomini non succede che le bugie facciano crescere il naso, ha pensato bene di raccontarne a iosa, nella speranza infondata che qualcuno le scambi per verità. Ci ha quindi raccontato di aver salvato il nostro paese dal disastro, di aver ridotto il debito pubblico, di aver incrementato le esportazioni di un’industria finalmente fiorente, di aver posto le basi per una solida ripresa e simili fanfaluche.
Si è poi ripetuta la storia del gatto e della volpe e dello zecchino sotterrato con lo scopo di farlo crescere e moltiplicare: l’interpretazione dei due astuti lestofanti è stata affidata, nel nostro caso, all’Europa ed alla Signora Merkel. Purtroppo lo zecchino, ossia i vantaggi per la nostra competitività sono finiti altrove.
Poi, sedotto dalle lusinghe del potere, ha dato ascolto al Lucignolo di turno, si è associato a dei cattivi soggetti (Fini e Casini), è finito in quello che lui credeva essere il Paese dei Balocchi (la politica) ed ha fatto la fine dell’asinello. E per soprammercato sta per essere inghiottito dalla balena, interpretata dal PD.
Il sobrio personaggio di cui stiamo parlando ha dimostrato comunque un notevole livello culturale e ancora recentemente ha citato un’altra favola – questa volta, ovviamente, di autore tedesco – ed ha definito il suo principale avversario nella prossima tornata elettorale come “un  pifferaio”, facendo evidentemente riferimento al ben noto Pifferaio di Hamelin, e volendo alludere alla capacità dell’avversario di incantare gli ascoltatori per poi portarli alla rovina. Purtroppo il poveretto non si è reso conto che con la sua “salita” in campo, se altri è un pifferaio, lui stesso si è trasformato in piffero e, almeno per quanto riguarda il numero dei consensi che si raccoglieranno, sarà il Pifferaio che suonerà il Piffero.
La morale di queste riflessioni ci sembra essere che le favole non sono affatto maestre di vita e che prima di citarle od imitarle è bene fare molta attenzione ai passi falsi. E questa regola vale per tutti, anche per i più seriosi e sobri Accademici.
Il Bertoldo

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