Tutti da ragazzi
abbiamo letto la favola di Pinocchio, che, come tutte le favole, contiene non
una ma molte morali e tanti insegnamenti che dovrebbero servire ai giovani
lettori, nelle intenzioni dell’autore, ad evitare passi falsi ed a comportarsi
nella vita come uomini veri e non come burattini di legno.
Purtroppo non
tutti i lettori – e non solo i più sprovveduti – fanno tesoro di questi
insegnamenti e finiscono per incorrere
nelle disavventure che colpirono il povero Pinocchio.
Un chiaro esempio
di imitatore del burattino di legno lo abbiamo proprio nel nostro paese, e non
si tratta di un personaggio qualsiasi. Avvalendosi del fatto che agli uomini
non succede che le bugie facciano crescere il naso, ha pensato bene di
raccontarne a iosa, nella speranza infondata che qualcuno le scambi per verità.
Ci ha quindi raccontato di aver salvato il nostro paese dal disastro, di aver
ridotto il debito pubblico, di aver incrementato le esportazioni di
un’industria finalmente fiorente, di aver posto le basi per una solida ripresa
e simili fanfaluche.
Si è poi ripetuta
la storia del gatto e della volpe e dello zecchino sotterrato con lo scopo di
farlo crescere e moltiplicare: l’interpretazione dei due astuti lestofanti è
stata affidata, nel nostro caso, all’Europa ed alla Signora Merkel. Purtroppo
lo zecchino, ossia i vantaggi per la nostra competitività sono finiti altrove.
Poi, sedotto dalle
lusinghe del potere, ha dato ascolto al Lucignolo di turno, si è associato a
dei cattivi soggetti (Fini e Casini), è finito in quello che lui credeva essere
il Paese dei Balocchi (la politica) ed ha fatto la fine dell’asinello. E per
soprammercato sta per essere inghiottito dalla balena, interpretata dal PD.
Il sobrio
personaggio di cui stiamo parlando ha dimostrato comunque un notevole livello
culturale e ancora recentemente ha citato un’altra favola – questa volta,
ovviamente, di autore tedesco – ed ha definito il suo principale avversario
nella prossima tornata elettorale come “un
pifferaio”, facendo evidentemente riferimento al ben noto Pifferaio di
Hamelin, e volendo alludere alla capacità dell’avversario di incantare gli
ascoltatori per poi portarli alla rovina. Purtroppo il poveretto non si è reso
conto che con la sua “salita” in campo, se altri è un pifferaio, lui stesso si
è trasformato in piffero e, almeno per quanto riguarda il numero dei consensi
che si raccoglieranno, sarà il Pifferaio che suonerà il Piffero.
La morale di
queste riflessioni ci sembra essere che le favole non sono affatto maestre di
vita e che prima di citarle od imitarle è bene fare molta attenzione ai passi
falsi. E questa regola vale per tutti, anche per i più seriosi e sobri
Accademici.
Il Bertoldo
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