15 gennaio 2013

Programmi



Nell’imminenza delle elezioni tutti i partiti, movimenti, eccetera che intendono presentarsi alle urne hanno naturalmente comunicato agli elettori i propri programmi, o quanto meno delle sintesi di essi. Solo l’esimio accademico prof. Mario Monti, che com’è noto si è distinto da tutti dichiarando di “salire” in politica, non ha presentato un suo programma – troppo volgare – ma un’”agenda”, nella quale peraltro manca qualsiasi riferimento alle date, come in tutte le agende avviene.
Ciò detto non si può non notare una notevolissima uniformità nei programmi – agenda compresa – presentati, tanto che ci si domanda in cosa i vari partiti si differenzino fra di loro, se non per piccoli punti. In fondo si tratta degli stessi programmi che ci vengono ormai proposti da decenni, senza che siano mai stati realizzati, forse per conservarsi la possibilità di ripresentare gli stessi argomenti senza spremersi troppo le meningi (per chi ne dispone).
Per cominciare tutti affermano che è assolutamente indispensabile procedere ad un radicale rinnovo della politica. Forse sarebbe stato meglio se avessero proposto un radicale rinnovamento dei politici, molti dei quali ci affliggono ormai da decenni. Ma evidentemente, con la disoccupazione galoppante, gli esclusi rischierebbero di trovarsi senza lavoro, che del resto non sanno neppure cosa sia.
Un altro obbiettivo comune a tutti i programmi è una seria diminuzione delle imposte, per alcuni limitata ai soli lavoratori, per altri alle famiglie od alle imprese. Nessuno propone la diminuzione delle imposte per chi non fa nulla e vive di rendita, dato che la tassazione dei loro introiti, su base definitiva, è normalmente minore della più bassa delle aliquote IRPEF. Comunque nessuno ha pensato di proporre non una riduzione delle aliquote, ma una riduzione del complessivo prelievo fiscale che com’è noto supera ormai abbondantemente il 50% per i non evasori. Come disse a suo tempo Ronald Reagan, “i contribuenti sono persone che lavorano per lo stato anche senza aver partecipato ad alcun concorso”.
Altro punto comune alla maggior parte dei programmi è la revisione della Costituzione, malgrado si continui a definirla da alcuni “la più bella del mondo”. E’ del resto noto che anche le più belle donne ricorrono talvolta a qualche ritocchino. Da notare comunque che quasi nessuno precisa dove e come debba essere cambiata.
E poi “lotta all’evasione”, “lotta alla corruzione”, “razionalizzazione della burocrazia”,  “riforma della giustizia”, e simili inedite proposte.
Un punto mancante in tutti i programmi è invece qualche indicazione su come e quando si pensa di mettere in atto i buoni propositi: questo argomento è lasciato nel vago, dato che tutti sono pronti a promettere, nessuno ha la minima intenzione di impegnarsi. E nessuno si sogna neppure di precisare che in caso di fallimento nel realizzare quanto proposto è disposto a lasciare il proprio incarico ed a tornarsene a casa.
In alcuni programmi poi emergono delle vere e proprie stranezze. Per esempio la Lega, che candida il proprio segretario Roberto Maroni a governatore della Lombardia, propone di trattenere in Lombardia il 75% delle imposte versate dalla regione. Dato che non è in potere della regione ridurre le aliquote nazionali al fine di alleggerire il carico fiscale e lasciare maggiori disponibilità ai cittadini per favorire la crescita, se la proposta si realizzasse essa si risolverebbe solo in una quota di  maggiori fondi a disposizione della politica regionale per incrementare sperperi e spese inutili.
E per finire il programma di Pannella che, dopo aver chiesto maggior libertà e maggior giustizia, esige un’amnistia per porre fine al vergognoso sovraffollamento delle carceri. Non si sogna neppure di chiedere la messa in funzione delle numerose carceri nuove già costruite e mai utilizzate (i soldi per costruirle si trovano sempre, quelli per farle funzionare non ci sono mai), oppure di sollecitare la magistratura perché decida rapidamente la sorte delle migliaia di detenuti in attesa – infinita – di giudizio. E perché no, l’espulsione di tanti criminali extracomunitari clandestini, come prescriverebbe una legge mai applicata per l’innato buonismo di chi poi si lamenta del dilagare della delinquenza.
Insomma, i programmi politici di chi si batte per essere eletto sono proprio la fiera del “déjà vu”, e tali certamente resteranno anche per tutte le elezioni che seguiranno. Forse un po’ più di serietà, di coerenza e di dignità non sarebbero rifiutati dagli italiani…
Il Bertoldo

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