Nell’imminenza delle
elezioni tutti i partiti, movimenti, eccetera che intendono presentarsi alle
urne hanno naturalmente comunicato agli elettori i propri programmi, o quanto
meno delle sintesi di essi. Solo l’esimio accademico prof. Mario Monti, che
com’è noto si è distinto da tutti dichiarando di “salire” in politica, non ha
presentato un suo programma – troppo volgare – ma un’”agenda”, nella quale
peraltro manca qualsiasi riferimento alle date, come in tutte le agende
avviene.
Ciò detto non si può non
notare una notevolissima uniformità nei programmi – agenda compresa –
presentati, tanto che ci si domanda in cosa i vari partiti si differenzino fra
di loro, se non per piccoli punti. In fondo si tratta degli stessi programmi
che ci vengono ormai proposti da decenni, senza che siano mai stati realizzati,
forse per conservarsi la possibilità di ripresentare gli stessi argomenti senza
spremersi troppo le meningi (per chi ne dispone).
Per cominciare tutti
affermano che è assolutamente indispensabile procedere ad un radicale rinnovo
della politica. Forse sarebbe stato meglio se avessero proposto un radicale
rinnovamento dei politici, molti dei quali ci affliggono ormai da decenni. Ma
evidentemente, con la disoccupazione galoppante, gli esclusi rischierebbero di
trovarsi senza lavoro, che del resto non sanno neppure cosa sia.
Un altro obbiettivo comune
a tutti i programmi è una seria diminuzione delle imposte, per alcuni limitata
ai soli lavoratori, per altri alle famiglie od alle imprese. Nessuno propone la
diminuzione delle imposte per chi non fa nulla e vive di rendita, dato che la
tassazione dei loro introiti, su base definitiva, è normalmente minore della
più bassa delle aliquote IRPEF. Comunque nessuno ha pensato di proporre non una
riduzione delle aliquote, ma una riduzione del complessivo prelievo fiscale che
com’è noto supera ormai abbondantemente il 50% per i non evasori. Come disse a
suo tempo Ronald Reagan, “i contribuenti sono persone che lavorano per lo stato
anche senza aver partecipato ad alcun concorso”.
Altro punto comune alla
maggior parte dei programmi è la revisione della Costituzione, malgrado si
continui a definirla da alcuni “la più bella del mondo”. E’ del resto noto che
anche le più belle donne ricorrono talvolta a qualche ritocchino. Da notare
comunque che quasi nessuno precisa dove e come debba essere cambiata.
E poi “lotta all’evasione”,
“lotta alla corruzione”, “razionalizzazione della burocrazia”, “riforma della giustizia”, e simili inedite
proposte.
Un punto mancante in tutti
i programmi è invece qualche indicazione su come e quando si pensa di mettere
in atto i buoni propositi: questo argomento è lasciato nel vago, dato che tutti
sono pronti a promettere, nessuno ha la minima intenzione di impegnarsi. E
nessuno si sogna neppure di precisare che in caso di fallimento nel realizzare
quanto proposto è disposto a lasciare il proprio incarico ed a tornarsene a
casa.
In alcuni programmi poi
emergono delle vere e proprie stranezze. Per esempio la Lega, che candida il
proprio segretario Roberto Maroni a governatore della Lombardia, propone di
trattenere in Lombardia il 75% delle imposte versate dalla regione. Dato che
non è in potere della regione ridurre le aliquote nazionali al fine di
alleggerire il carico fiscale e lasciare maggiori disponibilità ai cittadini
per favorire la crescita, se la proposta si realizzasse essa si risolverebbe
solo in una quota di maggiori fondi a
disposizione della politica regionale per incrementare sperperi e spese
inutili.
E per finire il programma
di Pannella che, dopo aver chiesto maggior libertà e maggior giustizia, esige
un’amnistia per porre fine al vergognoso sovraffollamento delle carceri. Non si
sogna neppure di chiedere la messa in funzione delle numerose carceri nuove già
costruite e mai utilizzate (i soldi per costruirle si trovano sempre, quelli
per farle funzionare non ci sono mai), oppure di sollecitare la magistratura
perché decida rapidamente la sorte delle migliaia di detenuti in attesa –
infinita – di giudizio. E perché no, l’espulsione di tanti criminali
extracomunitari clandestini, come prescriverebbe una legge mai applicata per
l’innato buonismo di chi poi si lamenta del dilagare della delinquenza.
Insomma, i programmi
politici di chi si batte per essere eletto sono proprio la fiera del “déjà vu”,
e tali certamente resteranno anche per tutte le elezioni che seguiranno. Forse
un po’ più di serietà, di coerenza e di dignità non sarebbero rifiutati dagli
italiani…
Il Bertoldo
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