Da anni tutti i governi che
si sono succeduti hanno proclamato l’intenzione di avvalersi delle nuove
tecnologie informatiche per semplificare e rendere sempre più rapide le
procedure burocratiche ed amministrative. L’intenzione è non soltanto assolutamente
lodevole ed apprezzabile, soprattutto considerando i notevolissimi livelli
raggiunti da tali tecnologie, ma potrebbe costituire un primo passo in vista di
una sostanziale e da sempre invocata riduzione dei costi dell’amministrazione
pubblica. E, se possiamo permetterci un’espressione molto comune, è proprio qui
che casca l’asino. Quale funzionario pubblico si darebbe da fare per
ridimensionare l’amministrazione di cui egli stesso fa parte a vita?
Non possiamo negare che
alcuni passi sono stati compiuti, anche se sono consentiti dubbi sulla loro
logica e sulla loro funzionalità. Per esempio, com’è noto, da quest’anno le
iscrizioni alle scuole di ogni ordine dovranno essere fatte solo ed
esclusivamente per via informatica. Nessuna preoccupazione per chi non è dotato
di computer o non è collegato ad internet: si arrangi! Lo stesso si dica per
quanto riguarda gli andamenti scolastici: si progetta di comunicare tutto,
voti, pagelle, vari provvedimenti, solo in rete. Chi non ci sta, peggio per
lui.
Se il ministero della
pubblica istruzione sembra all’avanguardia nello sfruttamento delle nuove
tecnologie, esso non è l’unico organismo che se ne occupa. Magari accade che i
sistemi usati da enti che dovrebbero comunicare continuamente e facilmente fra
di loro non sono compatibili, e quindi non possono parlarsi, ma che volete,
nessuno è perfetto, tanto più che nell’assegnare l’incarico di informatizzare
determinati enti o servizi non si possono certo dimenticare gli amici…
Per quanto riguarda poi la
possibilità di risparmi, tanto importanti in questi momenti di austerità, val
la pena di citare un paio di esempi. I pensionati debbono dimostrare
annualmente – come del resto è ovvio, dati certi episodi ampiamente illustrati
dalle cronache – la propria esistenza in vita. Naturalmente non si è pensato ad
una ricerca per via informatica presso le anagrafi, gli uffici AIRE (anagrafe
italiani residenti all’estero), od i consolati. Per tutti i pensionati
residenti all’estero si esige un’autocertificazione, da far convalidare
dall’autorità consolare competente: tutto questo con scambio di materiale
cartaceo.
Secondo i dati INPS, i
pensionati residenti all’estero sarebbero 380.000. E qui facciamo un paio di
conti. Per lo stato, ammesso che tra spese di spedizione, materiale vario,
tempo impiegato sia al centro che presso i consolati si possa ipotizzare un
costo di 50 euro per pratica (sembra molto modesto), si arriva ad un totale di
quasi venti milioni di euro. Molto peggio va per i cittadini, che oltre alle
spese di spedizione dovranno sobbarcarsi il costo della trasferta al consolato
competente, spesso distante qualche centinaio di chilometri, e di ore o
giornate di lavoro. Certamente un costo molto superiore a quello ipotizzato per
lo stato.
Un altro esempio è
costituito dalla richiesta di un certificato antimafia per partecipare ad
appalti pubblici: sempre tutto cartaceo, autocertificazioni (sulla cui
veridicità è lecito più di qualche dubbio), richieste del certificato alle
prefetture competenti (con possibilità di falsificazioni) e simili burocratici
esercizi. Non sarebbe molto più semplice, sicuro ed economico che l’ente
appaltante colloquiasse direttamente con la prefettura competente, eliminando
ogni manipolazione di documenti cartacei?
Mille altri esempi si
potrebbero citare. Evidentemente anche in questo caso ciò che maggiormente
interessa ai politici ed alla burocrazia tutta intera è il poter proclamare la
propria ansia di modernità e di efficienza. In realtà si tende solo a
perpetuare il proprio potere, per piccolo che sia, ed a garantire la propria
sopravvivenza. E che i cittadini si arrangino, obbediscano, paghino e tacciano.
Tutto questo proprio mentre
un istrione, soprattutto grazie alla rete, riuscirà probabilmente ad essere il
terzo classificato alle prossime elezioni.
Il Bertoldo
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