24 febbraio 2013

Tecnologia


Da anni tutti i governi che si sono succeduti hanno proclamato l’intenzione di avvalersi delle nuove tecnologie informatiche per semplificare e rendere sempre più rapide le procedure burocratiche ed amministrative. L’intenzione è non soltanto assolutamente lodevole ed apprezzabile, soprattutto considerando i notevolissimi livelli raggiunti da tali tecnologie, ma potrebbe costituire un primo passo in vista di una sostanziale e da sempre invocata riduzione dei costi dell’amministrazione pubblica. E, se possiamo permetterci un’espressione molto comune, è proprio qui che casca l’asino. Quale funzionario pubblico si darebbe da fare per ridimensionare l’amministrazione di cui egli stesso fa parte a vita?
Non possiamo negare che alcuni passi sono stati compiuti, anche se sono consentiti dubbi sulla loro logica e sulla loro funzionalità. Per esempio, com’è noto, da quest’anno le iscrizioni alle scuole di ogni ordine dovranno essere fatte solo ed esclusivamente per via informatica. Nessuna preoccupazione per chi non è dotato di computer o non è collegato ad internet: si arrangi! Lo stesso si dica per quanto riguarda gli andamenti scolastici: si progetta di comunicare tutto, voti, pagelle, vari provvedimenti, solo in rete. Chi non ci sta, peggio per lui.
Se il ministero della pubblica istruzione sembra all’avanguardia nello sfruttamento delle nuove tecnologie, esso non è l’unico organismo che se ne occupa. Magari accade che i sistemi usati da enti che dovrebbero comunicare continuamente e facilmente fra di loro non sono compatibili, e quindi non possono parlarsi, ma che volete, nessuno è perfetto, tanto più che nell’assegnare l’incarico di informatizzare determinati enti o servizi non si possono certo dimenticare gli amici…
Per quanto riguarda poi la possibilità di risparmi, tanto importanti in questi momenti di austerità, val la pena di citare un paio di esempi. I pensionati debbono dimostrare annualmente – come del resto è ovvio, dati certi episodi ampiamente illustrati dalle cronache – la propria esistenza in vita. Naturalmente non si è pensato ad una ricerca per via informatica presso le anagrafi, gli uffici AIRE (anagrafe italiani residenti all’estero), od i consolati. Per tutti i pensionati residenti all’estero si esige un’autocertificazione, da far convalidare dall’autorità consolare competente: tutto questo con scambio di materiale cartaceo.
Secondo i dati INPS, i pensionati residenti all’estero sarebbero 380.000. E qui facciamo un paio di conti. Per lo stato, ammesso che tra spese di spedizione, materiale vario, tempo impiegato sia al centro che presso i consolati si possa ipotizzare un costo di 50 euro per pratica (sembra molto modesto), si arriva ad un totale di quasi venti milioni di euro. Molto peggio va per i cittadini, che oltre alle spese di spedizione dovranno sobbarcarsi il costo della trasferta al consolato competente, spesso distante qualche centinaio di chilometri, e di ore o giornate di lavoro. Certamente un costo molto superiore a quello ipotizzato per lo stato.
Un altro esempio è costituito dalla richiesta di un certificato antimafia per partecipare ad appalti pubblici: sempre tutto cartaceo, autocertificazioni (sulla cui veridicità è lecito più di qualche dubbio), richieste del certificato alle prefetture competenti (con possibilità di falsificazioni) e simili burocratici esercizi. Non sarebbe molto più semplice, sicuro ed economico che l’ente appaltante colloquiasse direttamente con la prefettura competente, eliminando ogni manipolazione di documenti cartacei?
Mille altri esempi si potrebbero citare. Evidentemente anche in questo caso ciò che maggiormente interessa ai politici ed alla burocrazia tutta intera è il poter proclamare la propria ansia di modernità e di efficienza. In realtà si tende solo a perpetuare il proprio potere, per piccolo che sia, ed a garantire la propria sopravvivenza. E che i cittadini si arrangino, obbediscano, paghino e tacciano.
Tutto questo proprio mentre un istrione, soprattutto grazie alla rete, riuscirà probabilmente ad essere il terzo classificato alle prossime elezioni.
Il Bertoldo

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