11 marzo 2013

La legge



L’articolo 3 della Costituzione stabilisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”.  Inoltre l’articolo 54, sempre della Costituzione, dichiara che “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi”. Il concetto che se ne ricava è che non esistono né possono esistere cittadini “legibus soluti” (non tenuti ad osservare le leggi).
E’ evidente che esistono soggetti che non rispettano le leggi, ed a loro devono venire applicate le leggi penali e civili che contemplano le violazioni da essi commesse. Tuttavia è doveroso rilevare che un’intera categoria di cittadini si ritengono al di sopra non solo delle leggi comuni, ma addirittura della Costituzione. E la Corte Costituzionale, cui spetta il dovere di fare rispettare la legge fondamentale, si è sempre ben guardata dal richiamare con la dovuta severità questi soggetti al rispetto della Costituzione .
Si tratta, com’è facile intuire, di una certa quota dei rappresentanti della magistratura che, avvalendosi speciosamente della propria indipendenza protetta da un esplicito dettato della Costituzione, si ritengono autorizzati ad ignorare ed a violare, spesso smaccatamente, le leggi che essi sono chiamati a far rispettare. Possiamo citare alcuni casi particolarmente significativi di quanto affermiamo.
Proprio in questi giorni un cittadino italiano, inviso ad una certa corrente della magistratura politicamente molto impegnata, è stato condannato ad un anno di carcere per violazione del segreto istruttorio, per aver – secondo i magistrati – dato pubblicità ad una telefonata compromettente per un esponente di un partito di sinistra. Va ricordato che sono ormai molte decine le violazioni del segreto istruttorio da parte di magistrati che indagano, spesso con esito negativo, sullo stesso cittadino citato in precedenza. Perché non si è mai indagato sugli autori di queste violazioni?
E che dire dell’episodio ben noto in cui un Presidente del Consiglio fu informato dalla stampa, prima che dalla magistratura competente, di un procedimento a suo carico, mentre la Costituzione, all’art. 111, terzo capoverso, prescrive che “la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa….”.
Se per una singola supposta violazione del segreto istruttorio si infligge una pena di un anno (raddoppiata nel caso del fratello ritenuto complice), quanti magistrati dovrebbero languire per lunghi anni nelle sovraffollate carceri della repubblica?
Ad onor del vero bisogna riconoscere che non tutti i magistrati e non sempre si comportano con tanta leggerezza e così palese disprezzo della Costituzione. Basti ricordare l’estrema riservatezza con cui vengono trattate le indagini sul caso del Monte dei Paschi o sul caso Penati, come in molti altri episodi che coinvolgano esponenti di certi partiti cui gli inquirenti siano particolarmente attaccati.
E c’è dell’altro. L’art. 36 comma 1 lettera a) del Codice di Procedura Penale stabilisce che “Il giudice ha l’obbligo di astenersi se ha interesse nel procedimento o se alcuna delle parti private o un difensore è debitore di lui, del coniuge o dei figli”. In base all’art. 53 sempre del C.P.P. la misura si applica anche al magistrato del Pubblico Ministero. E’ noto che la Dottoressa Boccassini si trova precisamente in questa condizione di creditrice nei confronti di Silvio Berlusconi. Tuttavia, infischiandosene del dettato della legge, prosegue con disinvolto accanimento ad esercitare le sue funzioni di P.M.
E’ troppo ritenere che alcuni magistrati si considerano abusivamente “legibus soluti”? Oppure che, non considerandosi uguali a tutti gli altri di fronte alla legge, non possono essere considerati cittadini?

Il Bertoldo

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