04 aprile 2013

Il Paciugotto va alla guerra (parte I)

by Yossarian

La Corea del Nord minaccia di lanciare missili sulle basi americane nel Pacifico, gli USA rispondono spostando due bombardieri strategici stealth B2 nella penisola coreana e bingo, si torna a parlare di guerra in una delle aree del pianeta che sono l'equivalente geostrategico di quello che in Geofisica e Vulcanologia viene definito un "vulcano esplosivo-attivo in uno stato di quiescenza": come il Vesuvio.

La Guerra Dimenticata
La penisola asiatica di Corea fu governata dall'Impero Coreano dalla fine del XIX secolo fino al 1910, anno in cui venne invasa e annessa dai giapponesi a quello del Sol Levante. Dopo la sconfitta del Mikado nella Seconda Guerra Mondiale, la Corea fu divisa in due: quella del nord venne occupata dalle truppe sovietiche e quella del sud dagli americani.
Nonostante sulla carta ( in questo caso letteralmente, tramite la "Dichiarazione del Cairo" del 1943) esistesse un piano per la riunificazione tramite una votazione sotto l'egida dell'Onu, questa venne pesantemente boicottata dai sovietici e dai comunisti nordcoreani, tanto che si svolse solo nel sud del paese e porto' alla creazione di due stati separati nelle rispettive aree di occupazione.


La Repubblica Democratica di Corea ("Repubblica Democratica" e' un ossimoro piuttosto comune in tutte le denominazioni delle dittature comuniste) nella parte settentrionale del paese, era ed e' governata dal Partito dei Lavoratori della Corea del Nord che pratica una variante locale del marxismo-leninismo detta "Juche" (autosufficienza), elaborata dal suo leader e fondatore Kim-Il-sung, per gli amici (anche questo un ossimoro) il Grande Leader, ma in realta' un feroce e sanguinario dittatore di stampo stalinista.

Un feroce e sanguinario dittatore di stampo stalinista

Nella zona d'influenza statunitense nacque la Repubblica di Corea, una repubblica presidenziale e all'epoca l'unico governo legittimo riconosciuto dall'Onu, guidata da Syngman Rhee, rampollo di una delle piu' antiche e prestigiose famiglie aristocratiche coreane, ultranazionalista (per questo era dovuto riparare in Cina durante l'occupazione giapponese) e in seguito implacabile anticomunista.
Syngman Rhee era essenzialmente un corrotto farabutto di destra che divenne "de facto" il dittatore della Corea del Sud con l'appoggio degli americani, in ossequio alla tradizionale consuetudine statunitense in politica internazionale, secondo cui Tizio sara' anche un farabutto, ma e' il "nostro farabutto ".

                                                                                      Il "nostro" farabutto 

L'eruzione del vulcano geopolitico coreano avvenne sei anni dopo l'ultima del Vesuvio: nell'estate del 1950 e in piena Guerra Fredda, quando Peppe Baffone in arte Stalin, si fece convincere dal leader comunista nordcoreano Kim-Il-sung che invadere e annettere la Corea del Sud, era una ideona brillante e geniale che avrebbe portato grandi benefici a entrambe le dittature. Una ideona fondata sull'assunto che della penisola asiatica agli americani non gliene potesse fregare di meno e che l'allora presidente americano Truman, non avrebbe reagito.

Caro Kim: come mi piace questo piano! E mi eccita farne parte. Facciamolo!

Ma come recita un vecchio adagio militare, "il nemico non collabora"e Truman mando' in fumo il piano dei due dittatori. La Guerra di Corea ( 25 giugno1950- 27 luglio1953) si trasformo' rapidamente da una bega locale a un conflitto su vasta scala tra una coalizione dell'ONU (Risoluzione 84 del 7 luglio 1950) guidata dagli Stati Uniti con la partecipazione diretta e indiretta di 23 paesi, e i nordcoreani appoggiati dall'URSS e dalla Cina comunista di Mao Tse Tung, che intervenne militarmente nel conflitto nell'ottobre 1950.
Dopo una fase iniziale di rapide offensive, grandi avanzate e alterne fortune delle due parti in lotta, il conflitto si impantano' in una sanguinosa guerra di posizione reminiscente del "tritacarne" di Verdun della Prima Guerra Mondiale, nell'aspro e montagnoso terreno coreano.
Quando nel luglio del 1953, dopo una serie di estenuanti trattative, venne firmato un armistizio nel villaggio di Panmujeon, la "brillante ideona" di Kim-Il-sung assecondata da Stalin, era costata la vita di tre milioni di coreani del nord e del sud, 400.000 cinesi (compreso il figlio prediletto di Mao), 36.576 americani e 2578 uomini dei vari paesi della coalizione ONU.
Tutto quel sangue per ritrovarsi essenzialmente senza ne' vinti, ne' vincitori, con un paese sempre diviso in due dalla linea del 38 parallelo e un armistizio che non si e' mai trasformato in un accordo di pace. Tecnicamente, le due Coree sono ancora in guerra.
Ma se a livello locale il conflitto si risolse in uno stallo, a quello internazionale, il terremoto coreano apri' una faglia nelle "placche tettoniche" geopolitiche dell'epoca le cui conseguenze avranno un peso enorme nella storia della seconda meta' del XX secolo.
La Guerra di Corea e' infatti lo spartiacque della Guerra Fredda, il momento in cui il confronto tra il blocco comunista e le alleanze occidentali si allarga dall'Europa spaccata in due dalla Cortina di Ferro per assumere una dimensione planetaria.
Negli Stati Uniti, il successore repubblicano di Truman, il presidente ed ex comandate delle truppe alleate in Europa nella Seconda Guerra Mondiale, Dwight D. Eisenhower, decide che con l'invasione della Corea del Sud, l'URSS ha lanciato il guanto della sfida globale e sulla scia della strategia del "contenimento" elaborata nel 1946 dal diplomatico George Kennan, formula la cosiddetta "teoria del domino", in base alla quale se si consentiva all'URSS di prendere il controllo di un paese chiave in una qualsiasi area del globo, le nazioni vicine sarebbero cadute sotto l'influenza sovietica come i pezzi di un domino.
Questa dottrina influenzo' pesantemente la politica internazionale americana durante la Guerra Fredda e fu la causa diretta di molti interventi militari statunitensi nel mondo, a cominciare da quello catastrofico del Vietnam.
E in tal senso la Guerra di Corea lascio' un altro retaggio avvelenato nel mondo occidentale, stabilendo una sorta di paradigma delle guerre combattute successivamente dagli USA e dai suoi alleati, i cui effetti si avvertono ancora oggi.
Gli americani chiamano quella di Corea "La Guerra Dimenticata" perche' dopo un periodo di iniziale entusiasmo patriottico, l'attenzione dell'opinione pubblica statunitense verso il conflitto calo' drasticamente e, specie durante la sanguinosa fase di stallo dal 1951 al 1953, parve addirittura volerlo rimuovere. Al contrario di quanto era avvenuto durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, i reduci trovarono una America decisamente fredda nei loro confronti e per non pochi di loro, che solo qualche anno prima avevano anche combattuto in Normandia o a Iwo Jima, questo fu un trauma.
Tutti conoscono la Guerra del Vietnam e il dramma dei suoi reduci, ma di quelli di Incheon o del Chosin Reservoir (due grandi battaglie del conflitto) ancor oggi si sa poco o nulla.
Per loro o contro di loro, nessun Jimi Hendrix suono' una versione devastante di Purple Haze nel livido mattino di un megafestival rock. Nessuna rivoluzione, figli dei fiori, amore libero, Detroit che brucia, Sergente Hartmann, Charley, la Cavalleria dell'Aria e la Cavalcata delle Valchirie, mama-san, papa-san e "cinque dolla, amole lungo lungo".
Nemmeno i pacifisti che ti aspettano all'aeroporto per sputarti addosso e chiamarti "ammazzabambini".
La Guerra di Corea non entro' nell'immaginario collettivo del mondo e dell'occidente.
I veterani della Corea trovarono solo la piu' totale e completa indifferenza di un'America indaffarata e indifferente che voleva riprendere il suo " business as usual" e dimenticare una guerra che non la riguardava piu'.

 
1968, Hue, Vietnam: io sono fico. Sono amato o odiato. E comunque, con me, ci fanno un sacco di film.

1950, Chosin Reservoir, Corea del Nord: io invece, evidentemente ho la mamma negra perche' non mi si fila nessuno. Fra l'altro, nel Viet-Fottuto-Nam almeno faceva caldo. Qui fa un freddo becco. 

I tre anni in Corea segnarono inoltre la fine "dell'Eta' dell'innocenza" per il soldato americano e la sua immagine di "Settimo Cavalleggeri della Liberta' ". Qualcuno negli USA comincio' a chiedersi se per proteggere la democrazia dalle dittature comuniste, fosse moralmente giustificabile appoggiare o instaurare dittature reazionarie o fasciste come quella di Syngman Rhee, ma soprattutto se bisognasse versare sangue americano per proteggere un abominevole autocrate fascista, dall'aggressione di un nefando tiranno comunista.
Del resto, la propaganda sovietica e cinese - aiutata piu' o meno volontariamente da non poche sinistre occidentali - fu molto abile nel mescolare le carte in tavola, facendo passare aggressore per aggredito e oppressore per oppresso, secondo un copione collaudato e concepito espressamente per l'opinione pubblica occidentale, che si ripetera' nel Vietnam e in tutte le guerre successive anche dopo la caduta del comunismo.
Tutte queste contraddizioni all'epoca erano ancora allo stadio embrionale, ma sarebbero esplose alla fine del decennio successivo in Vietnam.
Ma anche nel blocco dei trinariciuti, il conflitto coreano ebbe ripercussioni drammatiche.
L'imprimatur di Stalin al piano di Kim-Il-sung, fu l'ultimo e il piu' grave di una serie di errori che "l'Uomo d'Acciao" commise dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il primo avvenne "in famiglia" quando nel 1948, il leader jugoslavo Tito e il suo partito comunista, ansiosi di scrollarsi dal giogo di Mosca per percorrere la loro via nazionalista al socialismo, ruppero con Mosca e vennero espulsi dal Cominform.
Il secondo, sempre nel 1948, fu il Blocco di Berlino con il susseguente ponte areo anglo-americano che risulto' in un clamoroso "occhio pesto" per Stalin. L'iniziativa sovietica, oltre a fallire sul piano pratico, convinse alleati occidentali e tedeschi che era necessario istituire uno stato tedesco indipendente nell'area d'influenza americana e trasformo' l'URSS nel "pericolo pubblico numero uno" della democrazia, spingendo vari stati europei ( fra i quali l'Italia) a entrare nella NATO.
E a guerra iniziata, Stalin fece forse quello piu' catastrofico, quando durante la seduta del Consiglio di Sicurezza dell"ONU che autorizzo' l'intervento militare in Corea, il delegato dell'Unione Sovietica non si presento' alla riunione per boicottare il seggio permanente del consiglio, assegnato al governo di Taiwan invece che alla Repubblica Popolare Cinese di Mao, e non pote' quindi esercitare il diritto di veto che avrebbe stroncato l'iniziativa USA.
Io lo dico sempre che boicottare oltre a non servire un cazzo e' controproducente. Ma vallo a spiegare ai centri sociali.
L'avventura nordcorena, come lo "Strappo di Tito", apri' un'altra crepa nel monolito comunista, che all'epoca non venne percepita ne' da Stalin, ne' dagli occidentali, ma che a lungo termine si trasformo' in una rottura netta dalle conseguenze devastanti per l'URSS, con l'altro grande stato comunista del pianeta: la Cina.
Dopo un inizio pirotecnico che aveva travolto il patetico esercito sudcoreano e quasi rigettato in mare le poche e male addestrate truppe statunitensi nella penisola, le armate della Corea del Nord vennero prima fermate dall'accanita resistenza degli americani a Pusan, e poi colte completamente di sorpresa da una rischiosissima e geniale operazione ( l'unica della sua sopravvalutatissima carriera) del generale americano Douglas MacArthur, l'ex eroe della guerra contro il Giappone, che sbarco' 40.000 uomini alle loro spalle, nella citta' di Inchon.

Lo sbarco di Inchon: un assoluto colpo di genio e anche l'unico della carriera di MacArthur. 

 Gia' piagato da gravi problemi logistici e con le vie di rifornimento tagliate da MacArthur, l'esercito nordcoreano si squaglio' come neve al sole e nell'autunno del 1950, le forze ONU e USA, come si evince dalla cartina, avevano non solo liberato la Corea del Sud, ma anche occupato la capitale di quella del Nord, Pyonyang e il resto del paese, spingendosi al confine con la Cina.
Mao Tse Tung, a differenza di Peppe Baffone che di arte militare non capiva una emerita sega, era un eccezionale tattico e stratega ( i suoi scritti sulla "guerra di popolo" sono stati e sono la Bibbia di tutti i movimenti di liberazione del secolo scorso e di quello attuale) e decise di intervenire per salvare i nordcoreani sulla scorta di due considerazioni che si rivelarono sostanzialmente corrette: la Cina era uscita a pezzi dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla successiva guerra civile contro Chiang Kai shek, quindi la rivoluzione aveva bisogno di consolidarsi e non poteva permettersi, oltre all'amaro boccone di Taiwan, di avere un altro stato ostile e filoamericano sulla porta di casa. In secundis, si trattava di una questione di prestigio: visto che l'ONU snobbava il governo di Mao, quale occasione migliore per dimostrare con una prova di forza proprio contro l'ONU che la Cina comunista era una realta'?
E' la stessa logica che nei film western spinge il giovane e brillante, ma sconosciuto pistolero a sfidare il grande e famoso pistolero.
E il grande pistolero fu impallinato come un tordo, perche' l'attacco cinese inflisse all'ONU e agli USA la piu' secca e netta sconfitta subita dall'esercito americano dopo la caduta delle Filippine per mano dei giapponesi e la fase iniziale dell'offensiva delle Ardenne per quella della Wehrmacht.
Il leader cinese che era comunque conscio dei limiti operativi e soprattutto logistici della sua Armata Rossa, chiese a quel punto un aiuto e un impegno concreto all'altra Armata Rossa del collega russo, ma Stalin comincio' a nicchiare e ad accampare scuse fumose: un po' come le donne quando voi ammiccate con l'occhio trigliato e loro vi dicono che hanno "mal di testa".

"No, sul serio Mao, non stasera: ho un'emicrania che mi spacca il cervello" 

Alla fine Stalin accetto' di fornire a Pechino armi e munizioni ( e nemmeno tante) che i cinesi dovettero pagare utilizzando un prestito che i sovietici gli avevano fatto per ricostruire l'economia distrutta dalla guerra civile.
Mao e la dirigenza cinese, che alla fine della guerra avevano pagato a carissimo prezzo l'intervento, ebbero l'impressione di essere stati usati da Stalin e le relazioni tra le due potenze comuniste cominciarono quel lento declino che sarebbe culminato con l'ostilita' aperta degli anni 60 (quando sul fiume Ussuri al confine tra Russia e Cina volarono sberloni tra le due Armate Rosse) e la clamorosa apertura agli americani con la "diplomazia del ping pong" e la successiva visita di Nixon in Cina nel 1972 che normalizzo' le relazioni fra USA e Cina isolando l'Unione Sovietica.

"Sei un comunista puzzone, ma sei simpatico e chissa', forse un giorno anche voi trogloditi potrete provare l'ebbrezza del capitalismo" 
"Velo, e magali voi spostale tutte vostle fabbliche da noi e noi diventale licchi sfondati con vostli dollali in nostle banche pel poi lidulvi in mutande e diventale plima potenza mondiale. Capitalismo anglosassone non e' tigle di calta, ma tigle mongoloide". 
"Hahahahahaha, ma sai che sei una sagoma? Cos'e', umorismo cinese?"

*** 

Nella seconda parte di questo post, esamineremo le vicende della famiglia Kim al timone della Corea del Nord e ci sposteremo nel presente con alcune riflessioni personali sull'ultima crisi del 38 parallelo.
Il termine " Paciugotto" riferito a Kim-Jong-un, e' copyright esclusivo dello straordinario Aleks (Sobchak Security).

(Fonte: London Alcatraz)

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