08 aprile 2013

Non vincitori (eternal losers)


Il Partito Democratico (quello italiano, s’intende) e tutte le sigle che l’hanno preceduto (PCI, PDS, DS,  L’ULIVO) costituisce certamente un esempio unico al mondo di raggruppamento politico specializzato nel “non vincere” le elezioni. Anche quando è riuscito, generalmente per il rotto della cuffia, come si suol dire, ad ottenere una risicata maggioranza, lo ha sempre fatto alleandosi ad improbabili ed inconsistenti partiti o movimenti di estrema sinistra (SEL, Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani eccetera), oltre a quello pseudo partito, l’IDV, fondato e guidato da un magistrato forcaiolo ed illetterato, introdotto in politica proprio dal PDS. In effetti ha sempre evitato accuratamente di accettare alleati che non professassero rigide ideologie marxiste-leniniste.
Ed ogni qual volta è stato incaricato di formare un governo, è sempre stato incapace di mantenere la stessa struttura esecutiva per tutta una legislatura: nel 1996 – 2001, per esempio, si sono succeduti ben tre premier, Prodi, D’Alema, Amato. E’ a nostro parere interessante cercare di dare una spiegazione a questo strano fenomeno che si ripete ormai da decenni e che in definitiva danneggia non solo il PD – e la cosa non sarebbe in sé importante – ma tutto l’evolversi della democrazia nel nostro paese.
Il PD, com’è noto, non è altro che il naturale successore – senza alcuna effettiva evoluzione – del Partito Comunista d’ispirazione sovietica. Anche l’insistenza con la quale nelle varie denominazioni del partito si è sempre inserita la parola “democratico”, tipica degli stati del blocco sovietico, dimostra che esso, come continuatore della ideologia comunista, non può tollerare nessuno più a sinistra di se stesso. Ecco quindi il perenne gioco di inutili ed inspiegabili alleanze, del tutto controproducenti in un mondo in grande evoluzione. Cerchiamo di esporre il nostro pensiero in proposito.
Da quando in Italia si è riaffermata la democrazia le sinistre, costituite dal PCI e suoi successori e dai mini movimenti orbitanti attorno ad esso, non hanno mai storicamente rappresentato altro che circa un terzo dell’elettorato. Evidentemente,  secondo le regole della democrazia – cui quei partiti dicono di ispirarsi – per governare un paese occorre disporre di una maggioranza parlamentare, essa stessa frutto di una quota maggioritaria dell’elettorato, senza adagiarsi su leggi truffa come il cosiddetto “porcellum”, che consente a chi ha poco più del 30% delle adesioni di ottenere surrettiziamente la maggioranza assoluta in uno dei rami del Parlamento.
Per ottenere finalmente una vittoria sul campo – e non solo una “non vittoria” – dove si devono cercare i voti mancanti? Il PD ed i suoi predecessori, costituiti in grande maggioranza, come essi stessi hanno sempre proclamato, da persone culturalmente superiori, non sono mai riusciti a trovare la soluzione del problema, in quasi settant’anni di partecipazione alla vita politica e ad oltre vent’anni dalla disgregazione dell’Unione Sovietica. Eppure, a nostro modesto parere, la soluzione, almeno concettualmente, è di facilissimo reperimento.
Secondo tutti gli studi in merito la massa degli elettori, come del resto una quantità di  altri fenomeni, si distribuisce sempre secondo una curva che ha la forma di una campana, la curva di Gauss, famoso matematico tedesco del diciannovesimo secolo. Per essere più chiari, il rigonfio della curva è rappresentato dagli elettori che professano opinioni non estreme. Le estremità della curva, molto più sottili, rappresentano invece gli elettori che professano idee più radicali ed estreme, di destra o di sinistra.
Queste considerazioni portano a concludere che il terreno di caccia per procurarsi un maggior consenso elettorale non può consistere per il PD nel cercare alleati su posizioni più intransigenti di sinistra, ma nel presentare programmi che interessino e convincano almeno una parte degli elettori su posizioni centrali. Naturalmente ciò non può avvenire se in continuazione si bollano tutti gli elettori – e sono moltissimi milioni – che non condividono le idee di ispirazione comunista come ignoranti, servi di qualcuno, imbecilli, evasori, in definitiva una massa di cretini con tendenze criminali.
Eppure questa è proprio la politica che viene seguita da decenni dal PD e dai suoi predecessori. La cosa non può che fare piacere a chi non simpatizza con le posizioni di quel partito; tuttavia un simile comportamento costituisce certamente un grave handicap per lo sviluppo di una reale democrazia non settaria ed aperta a tutti i cambiamenti che lo sviluppo tecnologico, economico e culturale richiede.
Parafrasando il linguaggio di moda, per cui i ciechi vengono definiti “non vedenti” e le vittime di handicap “diversamente abili”, possiamo definire gli ostinati “non vincenti” come “diversamente intelligenti”?

Il Bertoldo

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