A voler proprio essere
sinceri dobbiamo riconoscere che nell’ultimo periodo del suo settennato il
Presidente Giorgio Napoletano non ne ha combinata una giusta.
Un anno e mezzo fa,
spaventato dalle reazioni internazionali per la situazione economica e
finanziaria italiana, convinse Silvio Berlusconi a lasciare il proprio incarico
di Presidente del Consiglio e decise di affidare l’ultimo scorcio di
legislatura ad un governo che fu definito “tecnico”. Guidato dall’eminente
professore Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi di Milano, e
ritenuto persona di grande prestigio internazionale, il governo fu composto da
docenti universitari, alti funzionari statali, professionisti di successo.
In poco più di un anno
questa compagine fece più danni di uno tsunami. Chiamato a sistemare i conti
pubblici e a reinnescare lo sviluppo dell’economia, riuscì ad aumentare il
debito pubblico di circa 130 miliardi di euro, non ottenne alcun miglioramento
del disavanzo, dovette registrare un aumento vertiginoso della disoccupazione,
dei fallimenti, del prelievo fiscale, ed una diminuzione del 2,5% del PIL.
Senza parlare della totale mancanza di prestigio in campo internazionale, come
ha ampiamente dimostrato la vicenda dei due marò che non ha ottenuto alcun
appoggio da parte dei nostri partner europei e non.
Abbandonato il sostegno a
questo governo incompetente, pasticcione e troppo prono ai diktat dell’Europa e
della Germania da parte del PdL, vennero indette, com’è noto, nuove elezioni
che si conclusero con un nulla di fatto. Dopo un mese e mezzo di melina da
parte del “non vincitore” delle elezioni, il Presidente Napolitano decise di
affidare l’incarico di redigere un elenco dei problemi più urgenti, da
sottoporre ai partiti, a due commissioni di “saggi”.
Dopo lunga e matura
riflessione questi “saggi” hanno fatto conoscere il loro responso. Si tratta
della più ridicola e banale elencazione di ciò di cui tutti i più modesti ed
illetterati cittadini parlano da sempre: risolvere il problema del lavoro, dei
giovani e delle donne, ridurre il prelievo fiscale, abolire l’IMU, la più
odiata delle tasse, innescare la ripresa dell’economia, ridurre i costi della
politica ed il numero dei parlamentari, senza peraltro ridurre o tantomeno
diminuire il finanziamento pubblico ai partiti.
Se quelli scelti dal
Presidente Napolitano sono i soli “tecnici” ed i soli “saggi” di cui dispone
l’Italia c’è veramente da disperarsi. Vale sempre la vecchia massima oraziana “Parturient montes, nascetur
ridiculus mus”. Ove Montes non è solo la traduzione del cognome del premier
Monti, ma si riferisce anche e soprattutto al Presidente Napolitano.
Il Bertoldo
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