08 maggio 2013

Lotte


Da decenni i programmi di tutti i governi che si sono succeduti, di destra, di sinistra o di centro, enunciano due punti comuni, sempre affermati come assolute priorità: la lotta alla corruzione e la lotta all’evasione. Evidentemente tutti questi seri ed inderogabili propositi non sono stati poi attuati con la dovuta energia e determinazione, altrimenti i fenomeni da combattere non sarebbero tanto cresciuti nel tempo.
A nostro avviso di semplici cittadini i due problemi sono fra loro strettamente correlati, anche se non risulta che ciò sia mai stato autorevolmente rilevato. Cominciamo con la corruzione. La corruzione è un reato. Lo commette il Pubblico Ufficiale che, per compiere un atto conforme alle proprie funzioni (o per averlo già compiuto) oppure per compierne uno contrario alle proprie funzioni, riceve denaro o un qualche altro vantaggio che non gli spetta. 
E’ evidente che quando il reato si compie mediante la corresponsione di denaro, chi corrompe lo fa con fondi “neri”: non è infatti pensabile che qualcuno si sogni di annotare nella contabilità ufficiale “versamento a XX per corruzione”. Quindi, oltre al reato di corruzione, abbiamo un primo episodio di evasione fiscale. Analogamente chi riceve il denaro non lo dichiarerà mai nella propria denuncia dei redditi: secondo episodio di evasione fiscale. Quindi in definitiva, a fronte di un atto di corruzione di 100, si dovrebbe calcolare un’evasione di 200 (100 da parte di chi paga con soldi frutto dell’evasione e 100 da parte di chi riceve).
Secondo stime ufficiali, l’entità dell’evasione ed elusione in Italia viene indicata in circa 180 miliardi di euro a fronte di un’evasione totale in Europa valutata in circa 1.000 miliardi di euro: si tratta di uno dei pochi esempi in cui l’Italia può vantare un primato indiscusso. D’altra parte la Corte dei Conti stima che l’ammontare della corruzione (reato tipico del settore pubblico come si è detto) si aggiri intorno a 60 miliardi di euro. Sembra che fra queste due valutazioni ci sia qualche sproporzione, ma dobbiamo per forza assumerle come dati di fatto.
Se queste stime sono attendibili, dobbiamo concludere che circa un terzo dell’evasione è imputabile a funzionari ed esponenti del settore pubblico, che peraltro rappresentano una ben più piccola parte della popolazione complessiva.
Un’ultima considerazione: quando la corruzione viene esercitata al fine di ottenere vantaggi nell’assegnazione di commesse pubbliche, si configura certamente anche un danno erariale, posto che per lo meno l’ammontare dell’atto corruttivo sarà senz’altro aggiunto al prezzo della fornitura.
Sta forse in queste modeste considerazioni il motivo per cui la dura lotta a corruzione ed evasione, sempre annunciata, non è stata mai realmente ed efficacemente svolta, se non nei confronti dei ristoratori o dei parrucchieri che non emettono lo scontrino fiscale? Per citare il Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza”, perché noi non lo sapremo mai.
 Il Bertoldo

1 commento:

baron litron ha detto...

mah, i conti tornano.... se l'evasione è di 180, e la corruzione di 60, vuol dire che 60 sono evasi dai corrotti e 60 dai corruttori...
i restanti 60 potrebbono anche essere 30+30 di concussione, per quanto ne sappiamo.
anche se non credo che tutta l'evasione vada in tasca ai politici, buona parte finisce in BOT e CCT, anonimi e sempre benvenuti, col beneplacito dei ministeri di finanze e tesoro congiunti (e questo da almeno 40 anni, una bella sinergia tra controlli scadenti e sporadici e vertiginoso aumento della voracità statale e parastatale, che serve anche a dare uno stipendio a chi non controlla per tacito accordo.... un bel circolo vizioso, senza dubbio)