Da decenni i programmi di
tutti i governi che si sono succeduti, di destra, di sinistra o di centro,
enunciano due punti comuni, sempre affermati come assolute priorità: la lotta
alla corruzione e la lotta all’evasione. Evidentemente tutti questi seri ed
inderogabili propositi non sono stati poi attuati con la dovuta energia e
determinazione, altrimenti i fenomeni da combattere non sarebbero tanto
cresciuti nel tempo.
A
nostro avviso di semplici cittadini i due problemi sono fra loro strettamente
correlati, anche se non risulta che ciò sia mai stato autorevolmente rilevato.
Cominciamo con la corruzione. La corruzione è un reato. Lo commette il Pubblico Ufficiale che, per
compiere un atto conforme alle proprie funzioni (o per averlo già compiuto)
oppure per compierne uno contrario alle proprie funzioni, riceve denaro o
un qualche altro vantaggio che
non gli spetta.
E’ evidente che quando il
reato si compie mediante la corresponsione di denaro, chi corrompe lo fa con
fondi “neri”: non è infatti pensabile che qualcuno si sogni di annotare nella
contabilità ufficiale “versamento a XX per corruzione”. Quindi, oltre al reato
di corruzione, abbiamo un primo episodio di evasione fiscale. Analogamente chi
riceve il denaro non lo dichiarerà mai nella propria denuncia dei redditi:
secondo episodio di evasione fiscale. Quindi in definitiva, a fronte di un atto
di corruzione di 100, si dovrebbe calcolare un’evasione di 200 (100 da parte di
chi paga con soldi frutto dell’evasione e 100 da parte di chi riceve).
Secondo stime ufficiali,
l’entità dell’evasione ed elusione in Italia viene indicata in circa 180
miliardi di euro a fronte di un’evasione totale in Europa valutata in circa
1.000 miliardi di euro: si tratta di uno dei pochi esempi in cui l’Italia può
vantare un primato indiscusso. D’altra parte la Corte dei Conti stima che
l’ammontare della corruzione (reato tipico del settore pubblico come si è
detto) si aggiri intorno a 60 miliardi di euro. Sembra che fra queste due
valutazioni ci sia qualche sproporzione, ma dobbiamo per forza assumerle come
dati di fatto.
Se queste stime sono
attendibili, dobbiamo concludere che circa un terzo dell’evasione è imputabile
a funzionari ed esponenti del settore pubblico, che peraltro rappresentano una
ben più piccola parte della popolazione complessiva.
Un’ultima considerazione:
quando la corruzione viene esercitata al fine di ottenere vantaggi
nell’assegnazione di commesse pubbliche, si configura certamente anche un danno
erariale, posto che per lo meno l’ammontare dell’atto corruttivo sarà
senz’altro aggiunto al prezzo della fornitura.
Sta forse in queste modeste
considerazioni il motivo per cui la dura lotta a corruzione ed evasione, sempre
annunciata, non è stata mai realmente ed efficacemente svolta, se non nei
confronti dei ristoratori o dei parrucchieri che non emettono lo scontrino
fiscale? Per citare il Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza”, perché noi non lo
sapremo mai.
Il Bertoldo
1 commento:
mah, i conti tornano.... se l'evasione è di 180, e la corruzione di 60, vuol dire che 60 sono evasi dai corrotti e 60 dai corruttori...
i restanti 60 potrebbono anche essere 30+30 di concussione, per quanto ne sappiamo.
anche se non credo che tutta l'evasione vada in tasca ai politici, buona parte finisce in BOT e CCT, anonimi e sempre benvenuti, col beneplacito dei ministeri di finanze e tesoro congiunti (e questo da almeno 40 anni, una bella sinergia tra controlli scadenti e sporadici e vertiginoso aumento della voracità statale e parastatale, che serve anche a dare uno stipendio a chi non controlla per tacito accordo.... un bel circolo vizioso, senza dubbio)
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