Il
governo recentemente costituito, come del resto i precedenti, ha promesso di
fare il possibile per il rilancio dell’economia e quindi per la risoluzione del
problema del lavoro. Naturalmente viene sempre ricordato che mancano i mezzi e
che occorre in ogni modo reperirli. Oggi il Presidente Enrico Letta partecipa
ad una riunione a Bruxelles, dove intende chiedere la fine della procedura di
infrazione per deficit eccessivo e quindi ottenere la possibilità di trovare
altri finanziamenti. Finora, ogni volta che si è trattato di reperire fondi –
anche per obbedire ai diktat della UE, o meglio della Germania - si sono
aumentate le tasse, incuranti del disastroso effetto che ciò ha provocato a
tutta l’economia.
In
una normale famiglia, quando le risorse non sono sufficienti a mantenere
l’abituale tenore di vita, si ricorre alla riduzione delle spese, che si tratti
di alimentazione, arredo della casa, abbigliamento, tempo libero. In alcune
famiglie “diversamente normali” in queste situazioni si ricorre al furto, alla
truffa, alla rapina. Sembra che gli stati, e quello italiano in particolare, si
possano annoverare fra i “diversamente normali”: se le entrate non bastano per
coprire le spese, non si pensa neppure a ridurre quelle inutili o parassitarie,
ma si “tosano” ulteriormente i cittadini, unica fonte conosciuta per
equilibrare i bilanci.
Qualcuno
si chiede come si possano tagliare le spese dell’amministrazione pubblica e
quali possano essere definite “sprechi”. Lasciando da parte gli evidenti e del
resto ben noti costi della politica (rimborso spese elettorali, vitalizi dopo
poco tempo in carica, agevolazioni varie, affitti di centinaia di uffici per i
parlamentari ed i loro portaborse, pletorica presenza di funzionari ben
retribuiti, eccetera) ben altre sono le fonti di spreco che si potrebbero
tagliare senza conseguenze.
Ne
vogliamo citare alcune. In Calabria, con 600.000 ettari di foreste, ci sono ben
10.000 forestali (in Sicilia sono addirittura 27.000); in Canada, con oltre 120
milioni di ettari, ne esistono meno ed il loro costo complessivo è all’incirca
la metà.
I
dipendenti regionali della Sicilia, comprendendo anche quelli delle società
controllate dalla regione, sono circa 28.000 (oltre ai forestali di cui si è
detto) con un costo annuo di 760 milioni. Se a questo costo si aggiungono
quelli del personale delle società partecipate e le pensioni degli ex
dipendenti regionali si raggiungono i due miliardi. Sempre in Sicilia, il
numero dei dirigenti regionali è pari a quelli di tutte le regioni a statuto
ordinario messe insieme.
C’è
da chiedersi poi perché molte regioni mantengano rappresentanze (una sorta di
ambasciate) regionali in molti stati esteri ed alla UE: le relazioni
internazionali non sono forse una prerogativa dello stato centrale? E per quale
motivo il personale del Quirinale sia tre volte quello di Buckingham Palace, e
perché Palazzo Chigi costi più del doppio della Cancelleria tedesca.
I
casi sono due: o queste insensate assunzioni configurano una forma di
clientelismo, ed allora si tratta evidentemente di un voto di scambio, oppure
si tratta di una forma di ammortizzatore sociale anomalo: lo si dica
chiaramente e comunque lo non sia a
vita, ma limitato nel tempo come accade per i dipendenti privati.
Ma
non ci sono solo queste forme di spreco. Quotidianamente si ha notizia di vari
tipi di infrastrutture (ospedali, scuole, carceri, campi sportivi, strade)
costruite e mai terminati, oppure, una volta terminate, mai entrate in
funzione. Dato che, come si usa dire, a parlar male si fa peccato ma spesso si
indovina, viene il sospetto che le opere si costruiscano perché è possibile
ottenerne qualche beneficio (tangenti nel caso più comune) ma a farle
funzionare non si guadagna personalmente nulla e quindi si lascia perdere.
E
poi, quale peggior spreco di una burocrazia inetta, capace solo di formulare
procedure incomprensibili, costose e soprattutto destinate a far perdere tempo?
E che dire dell’annosa questione dei cosiddetti “costi standard”, destinati ad
evitare certi sprechi ed a limitare la corruzione, sempre annunciati e mai
realizzati?
Retoricamente
ci si domanda: perché non si affrontano questi problemi, e non si cercano le
risorse necessarie per ridurre l’imposizione fiscale e rilanciare l’economia in
questi settori anziché nelle tasche dei cittadini? La risposta è ovvia e tutti
la conoscono, ma non è politicamente corretto esprimerla. Chi lo fa viene
subito ed inevitabilmente additato come un nemico della politica, della
democrazia, del diritto dei rappresentanti della volontà popolare (quale?) di
fare ciò che essi sanno essere necessario al benessere del paese.
Insomma, viene bollato come esponente dell’antipolitica, mentre al massimo può
essere definito non come nemico della politica, ma come nemico di questa
classe politica. In fondo, cosa c’è di più politico che criticare ciò che i
politici in carica fanno?
Il Bertoldo
1 commento:
I dipendenti del solo comune di venezia (270.000 abitanti), comprese le societa' controllate, sono 10.000 (diecimila).
10.000 sono i dipendenti comunali, poi ci sono quelli dello stato, della regione, della provincia, dei quartieri...
Insomma molto peggio di calabria e sicilia.
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