22 maggio 2013

Perche'?

Il governo recentemente costituito, come del resto i precedenti, ha promesso di fare il possibile per il rilancio dell’economia e quindi per la risoluzione del problema del lavoro. Naturalmente viene sempre ricordato che mancano i mezzi e che occorre in ogni modo reperirli. Oggi il Presidente Enrico Letta partecipa ad una riunione a Bruxelles, dove intende chiedere la fine della procedura di infrazione per deficit eccessivo e quindi ottenere la possibilità di trovare altri finanziamenti. Finora, ogni volta che si è trattato di reperire fondi – anche per obbedire ai diktat della UE, o meglio della Germania - si sono aumentate le tasse, incuranti del disastroso effetto che ciò ha provocato a tutta l’economia.
In una normale famiglia, quando le risorse non sono sufficienti a mantenere l’abituale tenore di vita, si ricorre alla riduzione delle spese, che si tratti di alimentazione, arredo della casa, abbigliamento, tempo libero. In alcune famiglie “diversamente normali” in queste situazioni si ricorre al furto, alla truffa, alla rapina. Sembra che gli stati, e quello italiano in particolare, si possano annoverare fra i “diversamente normali”: se le entrate non bastano per coprire le spese, non si pensa neppure a ridurre quelle inutili o parassitarie, ma si “tosano” ulteriormente i cittadini, unica fonte conosciuta per equilibrare i bilanci.
Qualcuno si chiede come si possano tagliare le spese dell’amministrazione pubblica e quali possano essere definite “sprechi”. Lasciando da parte gli evidenti e del resto ben noti costi della politica (rimborso spese elettorali, vitalizi dopo poco tempo in carica, agevolazioni varie, affitti di centinaia di uffici per i parlamentari ed i loro portaborse, pletorica presenza di funzionari ben retribuiti, eccetera) ben altre sono le fonti di spreco che si potrebbero tagliare senza conseguenze.
Ne vogliamo citare alcune. In Calabria, con 600.000 ettari di foreste, ci sono ben 10.000 forestali (in Sicilia sono addirittura 27.000); in Canada, con oltre 120 milioni di ettari, ne esistono meno ed il loro costo complessivo è all’incirca la metà.
I dipendenti regionali della Sicilia, comprendendo anche quelli delle società controllate dalla regione, sono circa 28.000 (oltre ai forestali di cui si è detto) con un costo annuo di 760 milioni. Se a questo costo si aggiungono quelli del personale delle società partecipate e le pensioni degli ex dipendenti regionali si raggiungono i due miliardi. Sempre in Sicilia, il numero dei dirigenti regionali è pari a quelli di tutte le regioni a statuto ordinario messe insieme.
C’è da chiedersi poi perché molte regioni mantengano rappresentanze (una sorta di ambasciate) regionali in molti stati esteri ed alla UE: le relazioni internazionali non sono forse una prerogativa dello stato centrale? E per quale motivo il personale del Quirinale sia tre volte quello di Buckingham Palace, e perché Palazzo Chigi costi più del doppio della Cancelleria tedesca.
I casi sono due: o queste insensate assunzioni configurano una forma di clientelismo, ed allora si tratta evidentemente di un voto di scambio, oppure si tratta di una forma di ammortizzatore sociale anomalo: lo si dica chiaramente e comunque  lo non sia a vita, ma limitato nel tempo come accade per i dipendenti privati.
Ma non ci sono solo queste forme di spreco. Quotidianamente si ha notizia di vari tipi di infrastrutture (ospedali, scuole, carceri, campi sportivi, strade) costruite e mai terminati, oppure, una volta terminate, mai entrate in funzione. Dato che, come si usa dire, a parlar male si fa peccato ma spesso si indovina, viene il sospetto che le opere si costruiscano perché è possibile ottenerne qualche beneficio (tangenti nel caso più comune) ma a farle funzionare non si guadagna personalmente nulla e quindi si lascia perdere.
E poi, quale peggior spreco di una burocrazia inetta, capace solo di formulare procedure incomprensibili, costose e soprattutto destinate a far perdere tempo? E che dire dell’annosa questione dei cosiddetti “costi standard”, destinati ad evitare certi sprechi ed a limitare la corruzione, sempre annunciati e mai realizzati?
Retoricamente ci si domanda: perché non si affrontano questi problemi, e non si cercano le risorse necessarie per ridurre l’imposizione fiscale e rilanciare l’economia in questi settori anziché nelle tasche dei cittadini? La risposta è ovvia e tutti la conoscono, ma non è politicamente corretto esprimerla. Chi lo fa viene subito ed inevitabilmente additato come un nemico della politica, della democrazia, del diritto dei rappresentanti della volontà popolare (quale?) di fare ciò che essi sanno essere necessario al benessere del paese. Insomma, viene bollato come esponente dell’antipolitica, mentre al massimo può essere definito non come nemico della politica, ma come nemico di questa classe politica. In fondo, cosa c’è di più politico che criticare ciò che i politici in carica fanno?

Il Bertoldo


1 commento:

Firmato Winston Diaz ha detto...

I dipendenti del solo comune di venezia (270.000 abitanti), comprese le societa' controllate, sono 10.000 (diecimila).
10.000 sono i dipendenti comunali, poi ci sono quelli dello stato, della regione, della provincia, dei quartieri...
Insomma molto peggio di calabria e sicilia.