09 agosto 2006

L'imperativo della sinistra è limitare la libertà del cittadino

di David Consiglio

I primi provvedimenti varati dal governo di centrosinistra sono tutti caratterizzati da un denominatore comune: l'eccessivo ed ingiustificato accanimento contro il singolo, sia esso un professionista, un artigiano o piccolo imprenditore, oppure un semplice privato cittadino. Partendo dal famoso decreto Bersani-Visco, è facile scorgere una serie di misure vessatorie nei confronti dei singoli. Le cosiddette liberalizzazioni, infatti, non fanno altro che colpire categorie di lavoratori autonomi come i taxisti, farmacisti ed avvocati; lo stesso si può dire per quanto riguarda le misure messe a punto dal viceministro Vincenzo Visco in materia fiscale. Il maggiore rigore nei controlli, che in alcuni casi si concretizza in un vero e proprio accanimento, è rivolto soprattutto a colpire l'anello più debole della nostra economia, ovvero le piccole e medie imprese, e i lavoratori autonomi.

Le grandi imprese e le grandi società sono state risparmiate, anzi, alcune misure previste dal decreto Bersani sembrano studiate apposta per favorire il settore della grande distribuzione, totalmente in mano alle cooperative, a scapito dei piccoli. Altro esempio. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che prevede delle novità riguardo agli esami di maturità; ebbene, la nuova normativa messa a punto dal ministro della «Pubblica» Istruzione Fioroni non fa altro che prevedere un esame più rigoroso per chi si presenta all'esame da studente privatista. La giustificazione di questo trattamento «speciale» nei confronti di chi svolge l'esame da privatista è ignota e difficilmente giustificabile. I criteri di valutazione, in un paese normale, devono essere uguali per tutti.

In tema di sanità, il ministro Livia Turco, si è detta favorevole alla proposta di impedire ai primari ospedalieri di svolgere la loro professione al di fuori delle strutture pubbliche. Secondo il ministro, il primario deve scegliere fra il rapporto esclusivo con la struttura pubblica o l'esercizio privato della professione al di fuori del sistema sanitario nazionale. Anche questa proposta è indice della diffidenza che questo governo nutre nei confronti di tutte quelle categorie di professionisti e di lavoratori autonomi che sono difficilmente controllabili a piacimento da parte dello Stato padrone.

Altro che liberalizzazioni: queste norme e queste proposte di legge non fanno altro che restringere lo spazio di libertà del cittadino nella sua sfera personale e lavorativa, anteponendo sempre e solo i presunti interessi della collettività. Il governo di Romano Prodi, piuttosto che accanirsi contro i lavoratori autonomi e i professionisti, dovrebbe occuparsi delle grandi concentrazioni e corporazioni; in Italia ci sono settori dove sono ancora presenti monopoli e cartelli, e lo stato non si azzarda ad intervenire. Lo stesso discorso vale per i sindacati, che rappresentano per la sinistra una sorta di monumento intoccabile e al di sopra di ogni forma di controllo.

La sinistra ha una concezione illiberale della società e dell'economia, si preoccupa poco delle libertà e dei diritti dell'individuo, favorendo sempre una visione dirigista e collettivista della società e dell'economia. L'idea dello stato padrone, controllore ed oppressore, appartiene alla cultura politica della sinistra italiana. Il singolo, secondo la visione della sinistra, non è una risorsa per la società e per il progresso della stessa, ma è un possibile ostacolo al pieno dispiegarsi della volontà dello stato.

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