Allego un contributo, scritto dal formidabile Kyle, direttore dell'eccellente Krysalis.blog
A chi mi chiedesse di descrivere la situazione politica italiana non saprei francamente cosa rispondere. Posso tuttavia riportare sensazioni, percezioni e interrogativi della gente comune, quella che incontri per strada o al supermercato. In giro c’è aria d’attesa, come se, da un momento all’altro, le carte sul tavolo dovessero essere sparigliate. La confusione regna sovrana anche nei palazzoni del Potere, in primis in casa della maggioranza di governo. L’andazzo è quello che è, con il Presidente del Consiglio sempre più isolato. Ds e Margherita tentano di smarcarsi dalle mosse maldestre dell’esecutivo, la sinistra radicale minaccia le barricate in vista di nuovi tagli sulla spesa sociale.
Malumori continui provengono anche dalle formazioni, per così dire, “borderline”, quali l’Udeur e l’Italia dei Valori (da cui sarebbero in libera uscita altri tre senatori, oltre a De Gregorio, e quattro deputati). Come se non bastasse, il caso Telecom pende come una spada di Damocle sulle sorti di Romano Prodi e sodali. La questione è spinosa, quanto imbarazzante.
Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad un valzer schizofrenico di ammissioni e ritrattazioni, di accuse e concessioni. In un primo momento il capo del Governo ha asserito di non sapere niente dello scorporo Tim – Telecom, poi è venuta fuori una bella letterina intestata Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui il consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati, invitava Tronchetti Provera a favorire il noto scorporo. Rovati stesso dice di aver agito per proprio conto, ma è troppo tardi. E’ costretto a dimettersi. L’opposizione di centrodestra invita il premier a riferire alle Camere (si badi bene, Senato e Camera dei Deputati) sull’accaduto e il diretto interessato risponde: “Ma siamo matti?” in barba alle più banali regole della democrazia parlamentare.
Accortosi (o meglio minacciato pesantemente) dell’idiozia appena pronunziata, concede di parlare alla sola Camera dei Deputati, ma non al Senato (l’imbarazzo è notevole). Convinto infine da Marini, accetta di riferire anche a Palazzo Madama. Questo ad oggi. Ma è bene fare una riflessione spicciola. E’ mai possibile che Romano Prodi non sapesse nulla dell’operazione Telecom? Quale è il ruolo di Rovati?
E’ plausibile che il consigliere economico del premier abbia agito in solitaria, senza avvisare il Presidente del Consiglio? E per quale motivo Rovati avrebbe agito in gran segreto? Ora le cose son due. O abbiamo un primo ministro così ebete, che gliele fanno da sotto il naso o ci troviamo di fronte a un furbacchione un po’ maldestro. Con l’aggravante della turbativa di mercato da parte del capo dell’esecutivo. Una cosa gravissima, da Repubblica delle banane. Al popolo italiano l’ardua sentenza. In entrambi i casi, comunque, Romano Prodi dovrebbe dimettersi per manifesta incompetenza. O, come crede il sottoscritto (ma è una personalissima opinione), per aver gabbato l’intelligenza di una nazione. Semplicemente vergognoso.
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