Allego un contributo, scritto dal formidabile Kyle, direttore dell'eccellente Krysalis.blog
“E’ pura demagogia, sono solo strumentalizzazioni” quelle delle destra sul caso Telecom. Così il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, alla Camera dei Deputati. “Non sono stato messo a conoscenza da parte di Tronchetti Provera del piano di riassetto della Telecom. E non sapevo nulla nemmeno del dossier di Rovati, le cui dimissioni, comunque, gli rendono onore e hanno fugato ogni dubbio”. Bolla infine come “infamanti” le accuse lanciate dalla Cdl su Telekom Serbia.”Non sono dirigista,per me sarebbe come sconfessare parte della mia storia professionale”. Il Presidente del Consiglio ricorda poi l’importanza del ruolo svolto dalle telecomunicazioni,la libertà di mercato e la necessità di riformare il capitalismo italiano e di fare chiarezza sulle intercettazioni illegali. Fin qui la cronaca. Ma a cosa è servito l’intervento di Prodi?
Sono in molti a chiederselo. Per Fini “gli italiani sono stati ingannati dal Presidente del Consiglio, che non ha fugato alcun dubbio circa la veridicità delle sue affermazioni. Non è credibile quando asserisce di non sapere.” “Quando il Presidente del Consiglio parla in Parlamento deve dire la verità. Ecco perché lei non può più governare con dignità” chiosa Giulio Tremonti.
Neppure Pierferdinando Casini è tenero con Prodi: “Non vogliamo assistere ad interessanti racconti di favole”. L’ex Presidente del Consiglio Berlusconi è amareggiato:“Sono senza parole perché non c’è stato nessun chiarimento né di fronte alla maggioranza, né all’opposizione, né al Paese”. Molti italiani aspettavano le dichiarazioni di Romano Prodi e di certo le uscite del capo del Governo hanno scontentato parecchi. Il Presidente del Consiglio si è sottratto del tutto nel dare qualche spiegazione, non ha fugato alcun dubbio, anzi, se possibile, ne ha aggiunti di nuovi. Ha cercato di eludere il problema parlando d’altro, del capitalismo da rifondare ed altre amenità similiori. Ha mostrato nervosismo, tanto nervosismo.
Lo si è visto quando, interrotto dagli applausi ironici dell’opposizione, ha insistito nel ripetere sempre la stessa frase. Sembra un pover’uomo sull’orlo di una crisi d’isterismo. Del resto lo capiamo. Non deve essere facile barcamenarsi tra una difesa (di se stesso) impossibile e il varo sempre più convulso della Finanziaria. La manovra economica ha scatenato un vero e proprio fuoco di sbarramento da parte degli alleati più riottosi della coalizione (sinistra radicale, Udeur, Idv e Rnp) e appare come una sorta di mannaia sul ceto medio, che verrà sottoposto a pesanti salassi tributari per tutti i redditi superiori ai 3800 euro mensili. Per non parlare dei consistenti tagli a scuola e sanità e quindi agli enti locali, costretti, loro malgrado, ad alzare la voce. Mentre la Confindustria si lamenta per la probabile assenza del taglio al 5% del cuneo fiscale.
L’Italia si è così trovata a vivere la settimana più dura del 2006, passata allegramente tra le balle pronunciate sottovoce dal suo Primo Ministro e le maxi tassazioni promesse dalla Finanziaria. Ma l’anno non è ancora finito.
Poveri noi.
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