Un articolo di Alessandro Corneli
A Tokyo, Massimo D’Alema ha detto politicamente che si è aperta una “stagione straordinariamente intensa dopo sei anni che nessun esponente di primo piano del governo italiano metteva piede in questo paese”.
Che un ministro degli Esteri di un nuovo governo polemizzi con la politica estera del suo predecessore in sede di dibattito politico interno, va bene; ma che ne parli in modo spocchioso quando si trova in missione ufficiale all’estero, va meno bene. Ma è la stessa cosa che in questi stessi giorni sta facendo la seconda carica dello Stato, Fausto Bertinotti in visita in Cile.
D’Alema ha poi assicurato che l’Italia appoggerà la candidatura del Giappone a membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu per il prossimo biennio, 2009-2010. Come dire: Italia e Giappone sono sullo stesso piano e il Giappone non può pretendere di diventare membro permanente: indubbiamente a Tokyo avranno avvertito questa cortese e didascalica bacchettata del nostro ministro degli Esteri.
Di positivo, c’è da registrare il fermo proposito di D’Alema nel sollecitare le necessarie pressioni internazionali sulla Corea del Nord sul delicato tema del nucleare. Evidentemente il nostro ministro degli Esteri applica due pesi e due misure, una per l’Iran e una per la Corea del Nord.
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