19 aprile 2007

L'Italia presa a pesci in faccia

Un articolo dell'amico Alessandro Corneli.

Due giorni fa l’ambasciatore americano; ieri l’Uefa che ha scelto la Polonia e l’Ucraina per gli europei del 2012: questa Italia arruffona e furbetta non piace. Il governo di sinistra lo sa: per questo cerca disperatamente un partner strategico: India, Cina, Giappone, Corea del Sud. Oggi Prodi rientra dalla visita in Giappone e Corea del Sud e riparte subito per l’Arabia Saudita, altro paese con soldi perché gli investimenti americani calano vertiginosamente. E che dire di un debito pubblico che per oltre la metà è in mano straniera? Non è forse questa una situazione più pericolosa dell’ipotesi che Telecom cada in mano straniera?
Ma Prodi sta giocando la sua partita a poker, e rilancia sperando nel gran colpo all’ultimo giro. E da buon pokerista non lascia trasparire emozioni. Così, a Seoul, ha detto che “non è corretto dire che vi sia stato un intervento del Governo nel caso di Telecom Italia”. E’ così che si vince a poker.
Commento di Daniele Capezzone, radicale: “Ho ascoltato con un certo stupore le dichiarazioni… del Primo Ministro sull'affaire Telecom. Dice il Premier: non siamo "intervenuti"; finora, ci sono state soltanto parole da parte di esponenti del Governo. Ma se a parlare, e a parlare in modo ostile o comunque franando, sono il Primo Ministro, il Ministro degli Esteri, il Ministro delle Comunicazioni, il Ministro dello Sviluppo, il Ministro delle Infrastrutture, con – per soprammercato – il Presidente della Camera e una mezza dozzina di leader politici, come si può pensare che tutto questo resti senza effetti?
Chi, se non il Governo e "la politica", ha creato un'atmosfera ostile agli operatori stranieri? E infatti, in tre si sono (o sono stati) fermati: Murdoch prima, poi la spagnola Telefonica, e infine At&T”.
Altro giocatore di poker è il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, che ha dichiarato durante una audizione alla Camera sul caso Telecom: “C’erano, e ci sono, innanzitutto alcuni interessi di carattere generale da sottolineare e da difendere. Interessi del Paese, non di una parte politica”.
A Gentiloni ha replicato Lorenzo Cesa, Udc: “Le dichiarazioni di Gentiloni fanno a pugni con il comportamento di esponenti del governo tenuto nelle ultime settimane. Palazzo Chigi ha interferito continuamente nella vicenda Telecom con dichiarazioni inopportune e minacce di interventi al di fuori delle norme comunitarie. Il danno per l'azienda e i suoi azionisti è stato evidente e anche l'abbandono di AT & T può essere letto in questa chiave. A questo punto, preghiamo il governo, per una volta, di far seguire i fatti alle parole. Palazzo Chigi si tenga fuori da questa vicenda che riguarda le regole di mercato e le scelte di un'azienda e dei suoi azionisti. Il Paese non si difende con le parole ma non ostacolando le scelte economiche migliori per dare a Telecom un futuro solido che garantisca prima di tutto i livelli occupazionali. L'operazione Telecom è una operazione industriale e non finanziaria. Che può divenire devastante soprattutto se gestita da amici senza capitali”.

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