"Gesuitico e tardo", dal pulpito governativo, sentenziò: "Bisogna separare il potere economico dal potere politico per difendere la democrazia". Frase veramente originale, grondante di quella ipocrisia demagogica cattocomunista, a sfondo moralista, caratteristica dei sinistri soloni che ci governano: infatti sono sotto agli occhi di tutti le quotidiane collusioni tra governo e grandi gruppi industriali e finanziari, i grandi e piccoli giochetti all'ombra del potere centrale e periferico mescolando l'interesse pubblico col privato, i giri di poltrone nei CDA per consolidare alleanze e complicità.
Sono collusioni tradizionalmente inevitabili nel debilitato contesto italiano, e quindi che non si venga ad offrire come pretesto sacro ed inoppugnabile questa impossibile "separazione" di poteri per dar parvenza di urgente improrogabilità a una legge sul conflitto di interessi con il malcelato intento di sbarrare la strada ad un concorrente politico e millantando maldestramente di ispirarsi ad una più moderna ed efficace normativa statunitense.
E qui si dimostra la malafede condita di ignoranza. In verità negli Stati Uniti, l'U.S. Code al Titolo 18, Capitolo 11 assimila come stesso tipo di reato perseguibile "bribery (corruzione), graft (peculato) and conflicts of interest (conflitti di interessi)" definendone le precise caratteristiche e le conseguenze penali. Ed è su questa base che la regolamentazione per accertare il conflitto di interessi, nello spirito pratico della legislazione anglosassone, è di tutt'altro contenuto da quello previsto dai severi moralisti italiani, poichè non si impone all'interessato la automatica cessione in gestione a terzi del suo patrimonio se vuole assumere una carica pubblica, ma piuttosto la "disclosure", cioè l'obbligo di presentare all'opinione pubblica lo stato "veritiero" (la menzogna è severamente condannata) del suo patrimonio. L'ipotesi del "trust" (blind trust o qualified trust) entra in linea di conto solo per i beni che non si vogliono denunciare o acquisiti durante l'esercizio di alcune funzioni. Quindi, secondo la normativa americana, Berlusconi, in caso di responsabilità di governo, non dovrebbe automaticamente (come esigerebbero i pseudo moralisti nostrani) cedere la gestione del suo patrimonio la cui dettagliata consistenza è di dominio pubblico, dando invece così chiaramente la possibilità, da parte dei cittadini (ope justitiae) di valutare se il suo operato ha violato tali norme ed eventualmente condannarlo. D'altra parte, qualora Berlusconi non volesse rendere pubbliche sue partecipazioni occulte, in questo caso avrebbe l'obbligo di affidarle a un "blind trust".
Ecco la fondamentale differenza in cui prevale la presunzione di responsabilità etica e non di abuso colpevole. Non dà nausea la presunzione ignorante di questi squallidi catoni ispirati solo da rabbia e gelosia?
Ringrazio il Prof. L.A.O. per il suo contributo
2 commenti:
Avevo scritto qualcosa anche io sul tema, ma purtroppo al di fuori di pochi blogger la verità sulla legge per il conflitto di interessi negli Usa non la conosce nessuno (tra parentesi in UK è ancora meno restrittiva). E mi stupisce che neanche alcuni quotidiani vicini alla destra e abbastanza diffusi (il Giornale su tutti) ancora non abbiano ripreso in maniera seria ed approfondita l'argomento.
Che merita, perchè dimostra l'ignoranza (o la menzogna) dell'attuale maggioranza, che è cosa gravissima.
Infatti e' terrificante l'ignoranza e la menzogna di questo governo , ma ancora piu' incredibile il "silenzio" o l'apatia della destra. E pensare che questa legge rischia di passare. Ma gli italiani sono proprio tutti rincoglioniti?
Grazie del tuo commento.
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