11 giugno 2007

Padoa Schioppa inqualificabile

Il sinistro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, prima di darsi alla politica, ha avuto una importante carriera come economista: Direttore Generale all'Unione Europea, Direttore Generale alla Banca d'Italia, rappresentante dell'Italia nel Consiglio della Banca Centrale Europea. Ha quindi ricoperto incarichi dirigenziali ad altissimo livello, ed in tale veste ha probabilmente dato prova di autoritarismo. Purtroppo tali doti (?) non sono richieste, ed anzi sono negative, in posizioni che richiedono un grande senso di democrazia, di responsabilita' e di rispetto per gli altri.
Solo per citare alcune delle mosse stonate del neo ministro possiamo ricordare la sfacciataggine con cui ha preteso che i conti lasciatigli dal precedente governo fossero un autentico disastro, salvo poi vantarsi, nel giro di qualche mese, di avere trovato un tesoretto, sul quale tutti si stanno accapigliando: forse le sue doti di emerito economista non sono state sufficienti per fargli capire qual era la vera situazione delle finanze pubbliche. O forse ha voluto farsi bello con le piume degli altri ?
Ancora, ha recentemente esonerato un consigliere RAI perche', a suo dire, era responsabile del cattivo andamento della societa', come se la gestione aziendale non fosse collegialmente affidata a tutto il consiglio di amministrazione: o lo si manda a casa tutto intero o lo si tiene, almeno fino alla prossima assemblea. Anche in questo caso e' stato smentito dal TAR, che ha giudicato illegittimo il provvedimento.
Infine, episodio recentissimo, si e' assunto l'onere di difendere l'indifendibile suo viceministro Visco, anche in questo caso pesantemente sbugiardato dalle prove esistenti, non solo sotto forma di dichiarazioni unilaterali del generale Speciale, ma dalle concordi testimonianze di vari alti ufficiali della Guardia di Finanza e addirittura da lettere scritte personalmente dallo stesso Visco.
Sembra che da parte sua ci sia una incontrollabile tendenza al masochismo, che si manifesta sotto forma di un autoritarismo smodato del tutto irrispettoso delle regole e della decenza, e nell'abitudine incontrollata a mentire sempre e comunque, in cio' prendendo esempio dal suo superiore, il presidente del consiglio.

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