Un articolo dell'amico Alessandro Corneli
Domani Veltroni terrà a Torino l’atteso discorso di auto-investitura. Sarà una summa di buonismo scientifico? Fabrizio Cicchitto, Fi, ha messo le mani avanti: “Non vorremmo essere indelicati o apparire culturalmente non all'altezza dell'era che sta per aprirsi, quella veltroniana, che prescinderà dagli spiccioli e banali problemi che riguardano la vita quotidiana, ma ci auguriamo che nel suo prossimo discorso di Torino Veltroni, oltre che colloquiare con don Milani, Kennedy, Luther King, Mandela, dirà a noi comuni mortali, ma anche al governo e alla coalizione di centrosinistra, qual è la sua posizione sulla riforma delle pensioni, sulla ripartizione del tesoretto, sulla politica fiscale con particolare riferimento ai piani di settore e sul livello più adatto della pressione fiscale, sull'Ici, sulla Tav, sulla legge Biagi, sulla politica da fare nel Medio Oriente con Israele, i palestinesi e i paesi arabi”.
Il punto è questo: se Veltroni se la caverà bene nel delineare, in astratto i compiti della politica – su cui tutti siamo d’accordo – non darà soddisfazione a chi vuole risposte concrete sui problemi concreti. Commentando la manifestazione spontanea dei pendolari che ha bloccato per otto ore, ieri, il traffico ferroviario alla stazione Tiburtina di Roma, Veltroni ha detto: “In questo paese bisogna ritrovare il modo di protestare che sia il meno insopportabile possibile per la vita dei cittadini. Anche le proteste devono essere misurate rispetto ai disagi che si ripercuotono nei confronti dei cittadini”.
Una frase come questa può essere sottoscritta da tutti, ma che cosa significa in concreto? Che i sindacati non possono fare manifestazioni o indire scioperi che risultino insopportabili per i cittadini? Difficile che questo sia il pensiero di Veltroni perché i sindacati gli si rivolterebbero contro. Che voglia infierire sulle manifestazioni spontanee, cioè fuori dal controllo dei tre sindacati? Questo è più probabile, ma anche ingiusto.
Se Veltroni userà formule buone per tutte le stagioni, non andrà lontano. Ma se prenderà posizioni su problemi concreti – forse dirà il suo SI alla Tav per ingraziarsi il Nord – divergenti da quelle del governo Prodi, lo indebolirà. Dice ancora Cicchitto: “Alle radici della crisi del governo Prodi non c'è solo un problema di comunicazione. Noi non abbiamo dubbi che sul terreno della comunicazione Veltroni batte Prodi sei a zero, ma sul terreno dei rapporti politici e programmatici egli si trova nella medesima situazione di Prodi e quindi destinato a far la stessa fine. Certo Veltroni può cercare di trarsi d'impaccio parlando agli italiani di sogni, di cose futuribili, di progetti tanto seducenti quanto vaghi, librandosi a mezz'aria nell'affascinante dimensione dell'inesistente, assegnando a Prodi il ruolo di chi per un altro anno dovrà fare il lavoro sporco con Padoa Schioppa e Visco da un lato e i ministri dell'estrema sinistra dall'altro. In sostanza da un lato un sogno senza alcun rapporto con la realtà dall'altro la quinta essenza della mediocrità fondata però su scelte concrete. Alla lunga questa totale schizofrenia è impossibile: o Prodi dovrà dimettersi o Veltroni finirà per far scoprire il suo gioco”.
Che cosa possiamo aggiungere? Una parola in più alla ormai celebre frase di D’Alema: “Veltroni facci sognare”.
da GRRG.it
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