Con la solita faccia tosta (si potrebbero usare altri termini, ma la decenza lo vieta) l’onorevole (?) Fassino, quello per intenderci che espresse in modo inequivocabile la propria gioia per la possibile, ma non realizzata, conquista di una banca, accusa l’on. Berlusconi di essere il mandante di una azione di spionaggio nei confronti di alcuni magistrati.
Questo nuovo attacco al leader dell’opposizione, destinato evidentemente a finire nel nulla fra qualche decennio, come del resto è accaduto per tanti altri altrettanto cervellotici attacchi, suggerisce tutta una serie di riflessioni, non certo destinate a rafforzare la fiducia degli italiani nel nostro sistema politico e nella indipendenza della nostra magistratura.
Innanzi tutto, date tutte le indiscrezioni sul caso Unipol, le intercettazioni, eccetera, mi sembra che si possa applicare in questo caso la vecchia storia del bue che dà del cornuto all’asino. Oppure si potrebbe richiamare il detto evangelico rispetto alla pagliuzza ed alla trave. Non è chi non veda che un po’ più di riservatezza da parte del sullodato personaggio non sarebbe certo stata di troppo.
Va poi rilevato quanto siano suscettibili i magistrati in merito alla propria privacy. Proprio loro che non esitano a fare trapelare alla stampa una quantità di informazioni, che dovrebbero restare molto riservate, sui più disparati soggetti, provocando in tal modo delle condanne anticipate di cittadini spesso del tutto innocenti. E che addirittura lasciano pubblicare, senza che mai si cerchi da dove è originata la fuga di notizie (verosimilmente nella cerchia di chi opera nel campo della giustizia) notizie riguardanti la vita privata dei cittadini, che non hanno alcuna rilevanza con le indagini in corso. E ciò anche nei confronti di parlamentari che dovrebbero essere protetti da questa intrusioni. E che per fare questo, spendono senza ritegno enormi somme del pubblico denaro, che potrebbero essere molto più fruttuosamente impiegate in altri settori, magari semplicemente per aumentare l’efficienza della stessa magistratura ed abbreviare l’indecente durata dei processi.
Fino ad ora non sembra che nel caso, gonfiato ad arte per motivi politici (forse si tratta, come in ben note altre occasioni, di una pre campagna in vista delle elezioni anticipate, ritenute imminenti da parte della maggioranza di governo ?) ci siano fatti penalmente rilevanti: lo stesso Di Pietro avrebbe dichiarato che nei dossiers sequestrati non c’erano che ritagli di giornale e documenti simili, evidentemente tutti, per loro stessa natura, di pubblico dominio.
Va poi rilevata l’ineffabile affermazione che Berlusconi è certamente colpevole perché “non poteva non sapere” !! Ma se il Presidente del Consiglio, in innumerevoli occasioni (vedi per tutte la questione Telecom) passa il suo tempo a dichiarare di non essere informato. Ed i maggiori esponenti dei DS, D’Alema e lo stesso Fassino hanno dichiarato pubblicamente di non essere a conoscenza di quanto avveniva nel caso delle scalate azionarie dello scorso anno, salvo poi essere platealmente sbugiardati dalle rivelazioni della stessa magistratura.
Se le affermazioni di certi esponenti della maggioranza (e della magistratura) in questo caso fossero vere, dobbiamo per forza concludere che l’on. Berlusconi riesce ad essere sempre al corrente di quanto avviene, e quindi offre una efficienza maggiore, disponendo chiaramente di una marcia in più rispetto ai nostri attuali governanti
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