Venezia, ecco le baby gang all'assalto dei turisti
di Roberta Brunetti (il gazzettino)
Una cronista tra le calli per scoprire i piccoli borseggiatori romeni: anche lei vittima di uno scippo documentato dalle foto. I nuovi schiavi del crimine sono il terrore di negozianti e vacanzieri
Mi seguono a passi leggeri sul ponte dell'Accademia. Sono in due: un ragazzino e una ragazzina in scarpe da ginnastica. Sento appena muoversi lo zainetto che porto sulle spalle: il portafoglio-esca (quello vuoto, per fortuna) è già sparito. E i due sono ormai davanti a me, che camminano a passo spedito. Provo a chiamarli, lei tira dritto, la testa bassa sotto il cappellino; lui si gira e mi guarda cattivo. «Cosa vuoi? Vai via», scandisce a voce bassa, con un forte accento straniero. In altezza lo supero di mezza testa, non avrà più di 16 anni, ma nello sguardo ha tutta la durezza triste di chi ha un futuro segnato
Sono bastate poche ore a spasso per Venezia, confusi tra il via vai dei turisti, per farsi scippare da questi ladri in formato ridotto. Volevamo provare in prima persona quella che pare essere diventata l'ultima moda della microcriminalità tra calli e campielli. E ci siamo riusciti, senza troppa fatica. In mezza giornata abbiamo raccolto decine di racconti di negozianti, ambulanti, gondolieri, gente che vive la strada e vede in diretta questi borseggi. Con un po' di pazienza, li abbiamo visti anche noi. Impressionante la scena dei tre bambinetti - 10, 11 e 12 anni - sporchi e malvestiti, che ai Frari hanno rubato il portafoglio a una veneziana, ma sono stati bloccati e hanno incominciato a inveire e sputare... Fino al borseggio "patito" in prima persona all'Accademia, stavolta ad opera dei due ragazzini più grandi e scafati. Perché i baby borseggiatori sono davvero un fenomeno imponente: vengono dall'Est, quasi tutti romeni, non rischiano praticamente nulla, in quanto minori, e gli adulti che li sfruttano lo sanno bene. Per questo li spediscono a Venezia a frotte.
Ma raccontiamola tutta, questa giornata tra i borseggiatori in miniatura. La spedizione comincia alle 15. L'appuntamento è sul ponte dell'Accademia, uno dei punti preferiti da questi ladri. Ci sono io, con il mio zainetto-esca: il portafoglio, pieno di carta, è sistemato nella tasca esterna. C'è una fotografa, armata di teleobiettivo. Ci sono anche un paio di quelli che a Venezia si fanno chiamare "cittadini non distratti": gente che ormai da anni va a caccia di borseggiatori, sono loro spesso a bloccare per primi questi ladri e poi a chiamare le forze dell'ordine. Non facciamo a tempo a ritrovarci, che i primi due ragazzini stanno già scappando giù dal ponte. Una signora li sta sgridando, loro si eclissano tra la folla di campo San Vio. Nemmeno il gondoliere che staziona ai piedi del ponte li ha notati; in compenso ci racconta di aver appena sventato un altro borseggio: «Erano due ragazze, due delle solite zingare, una pure incinta. Hanno avvicinato una turista, ma io gli ho dato una bella fischiata e loro sono scappate...».
Giriamo un po' per il centro e le due ragazze si materializzano davanti a noi, nei pressi di San Zulian. Non sono più bambine, ma con ogni probabilità non hanno ancora 18 anni. Vestite sportive, la pelle scura, tengono i capelli raccolti a coda, quelle in stato interessante sarà già all'ottavo mese. Le vediamo puntare il marsupio che un papà, probabilmente un turista, con due bambine al seguito, tiene sulla schiena. Accelerano, rallentano, fanno il gesto di mettersi a posto la coda che in realtà è un modo per controllarsi alle spalle. Ed è così che, in ruga Giuffa, ci notano: fanno un improvviso dietrofront e spariscono in una calletta laterale. Sanno il loro mestiere, non c'è che dire.
Ma sono già fuori categoria, troppo vecchie - si fa per dire - rispetto al target dei ladri bambini che ormai spopola in città. «Prima li vedevamo solo nei fine settimane, o a Carnevale - ci racconta un negoziante delle Mercerie - ma da qualche mese a queste parte, è un'invasione di questi piccoletti. Sono al lavoro tutti i giorni». Un ambulante, che ha il banchetto in calle larga Mazzini, è diventato uno specialista in baby-borseggiatori: «Questa settimana, in un solo giorno, ne ho presi sei. Non l'ho nemmeno chiamata la polizia, tanto erano tutti putei...».
Intanto arriva una telefonata dai negozianti dei Frari. I "non distratti", negli anni, si sono costruiti una rete di conoscenze in tutta la città. E le segnalazioni fioccano. Stavolta è per avvisare che due baby borseggiatori stazionano lì dalla mattina; ma quando arriviamo se ne sono appena andati. «Erano due ragazzini - racconta un negoziante - avranno avuto dieci anni. Stamattina hanno tentato di borseggiare un turista, li abbiamo mandati via. Questo pomeriggio ci hanno riprovato». Il negoziante racconta anche un episodio di un paio di giorni prima: il genero, che tra l'altro è un ex giocatore di calcio di serie A, ha cercato di fermare due borseggiatrici bambine. «Lui è un uomo allenato, ma loro erano più veloci - spiega -. Si sono arrampicati su per il muro di un giardino, proprio come dei gatti, e sono sparite».Stiamo per andarcene, ma arriva un'altra segnalazione: da Piazzale Roma altri tre ragazzini, due maschi e una femmina, stanno dirigendosi verso i Frari. Li incrociamo davanti a San Rocco. Sono bambinetti, sembrano usciti da un racconto di Dickens sull'infanzia abbandonata nella Londra ottocentesca: i vestiti lerci, i sandali di plastica mezzi rotti, la bambina ha pure uno occhio malandato, il più grandicello ha una carie che ha bucato i due incisivi superiori. Uno spettacolo stridente, a confronto con la nostra infanzia curata. In un attimo si piazzano nei punti strategici: sopra il ponte, all'angolo della chiesa. E aspettano. Lo fanno con l'impegno, l'entusiasmo, anche la leggerezza che ha chi sta giocando. Quello dovrebbero fare, d'altra parte, alla loro età, ma la realtà purtroppo è ben altra. Tutti i passanti vengono soppesati da quei giovani sguardi. Io e un "non distratto" ci fingiamo turisti francesi, stazioniamo sul ponte. Per un attimo la bambina sembra interessata al mio zainetto. Poi, però, la scelta cade su una giovane veneziana che cammina svelta, con la microborsetta che le pende sulla schiena, troppa impegnata in una telefonata al cellulare. E in effetti non si accorge di nulla: il bambino più grande la segue, le si avvicina, le sfila il portamonete dalla borsa. Interviene un turista straniero, poi tre "non distratti". I ragazzini sono bloccati. Hanno l'aria sfrontata, sputano, fanno sfoggio di tutto il loro repertorio di parolacce italiane... Fino a quando non arriva una volante della polizia a portarli via. Hanno meno di 14 anni, quindi non sono imputabili. In serata saranno accompagnati in una casa famiglia. Questa è la prassi, così come è normale che da lì scappino nel giro di pochi minuti. «Non li possono costringere a rimanere - ti spiegano gli stessi agenti -. E loro se ne vanno, per tornare da chi li manda a borseggiare. Ci sono dei ragazzini che ormai sono degli habitué della Questura, hanno imparato persino i numeri delle bibite nelle macchinette distributrici e ce le ordinano: "Mi prendi un 24, o un 62". Sono tranquilli, sanno che non gli faremo nulla...».
Ormai sono le nove passate. Non distratti e fotografo se ne vanno. Io me ne torno verso casa, ancora con lo zainetto-esca sulle spalle. Ed eccoli i due borseggiatori in azione, per il gran finale. Siamo in un'altra categoria, over 14 anni sicuramente, ben vestiti, più allenati e a loro modo minacciosi. Quando faccio per seguirli, dopo il borseggio, lui torna indietro e mi dice in andarmene, ha l'aria da duro. Chissà cosa penseranno quando vedranno che il portamonete è vuoto? Li incrocio di nuovo, poco dopo, davanti al "Marco Polo". Lui sta puntando la borsetta di una ragazza, ma vede che sto per urlare e preferisce lasciar perdere. Ormai è fine giornata, anche per i mini-ladri. Prendono la direttrice per piazzale Roma. Quanto soldi avranno prelevato dai portafogli altrui? E a chi li porteranno?
h/t: Renzone
1 commento:
L'ultima volta che andai a Venezia fu una domenica sera ai primi di ottobre dello scorso anno, e tornai a casa letteralmente shoccato.
Non l'avevo mai vista così piena di immondizia, degradata fin nell'area monumentale più importante, la marciana....con i monumenti le colonne e i muri imbrattati dalla scritte e dall’affissione abusiva.... il tanfo di fogna insopportabile dei canali e l'acre fortissimo e nauseante odore di urina nelle calli...ed extracomunitari venditori abusivi che intralciavano il passaggio aituristi nelle calli dietro san marco con le loro cianfrusaglie e che lanciavano temibili occhiate di sfida, oppure ubriachi da far schifo...e la polizia completamente assente.
Tanto, anche se ci fosse stata...
Questa capitale maravigliosa sta proprio morendo nel peggiore, nel più indecoroso dei modi, tra l'indifferenza di Roma e quella dei suoi sinistrati e bacucchi cittadini.
Quella volta ero li con degli amici australiani, e non nascondo di aver provato parecchio imbarazzo a vedere questo gioiello così abbandonato all'incuria e al degrado.
Prima di ritornare a casa da quella babele di merda che è diventata Venezia mi fermai per acquistare qualche souvenirs per gli ospiti ; io di politica non parlo mai in giro, ma ben tre negozianti su quattro mi han sospirato "ah, magari avessimo a Venezia un signor Sindaco come il vostro.[Gentilini] Lui si che saprebbe come toglierceli dalle palle..."
E invece loro pagano le tasse e il sindaco post-komu da le chiavi della città a zingari ed abusivi di ogni colore.
A quando un sindaco Rom?
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