Mi scambiarono per Pavarotti, gridando Pa-fa-rot-ti, sulla Unter den Iinden la notte dell'ultimo dell'anno 1989.
Cantai volentieri qualche aria verdiana a quella folla di berlinesi ubriachi almeno quanto me, appena risorti al melodramma della libertà.
Pavarotti era insidiato dal sosia, come ha notato con cattiveria snobistica un articolo del Foglio in sua memoria, perché era tipico nella sua unicità.
E lo sapeva, da quel magnifico bambinone goloso che era, ma molto più intelligente e magisteriale di quanto non pensino i pedanti, tanto è vero che ha chiesto di essere ricordato come un cantante d'opera.
Non un genio musicale, non un talento irripetibile, una metafora risonante del divino: un cantante d'opera, e basta.
«sto malissimo, in questi ultimi anni Nicoletta mi sta tormentando, mi fa vivere da solo, sono isolato, i miei amici non mi vengono a trovare, parla male delle mie figlie, mi circonda di persone che non mi piacciono».
5 commenti:
Non sono mai a mio agio in queste circostanze, preferisco ricordare the Big Luciano per la sua magica voce:
Va pensiero
Grazie Oriana. stupendo. L'ho postato sul blog.
Mi sembrava che fosse quello, non l'ho ancora aperto. Sei proprio in gamba, te lo devo proprio ripetere.
Quanto mi dispiace per il big Luciano, sembrava che fosse guarito, che tornava a casa, invece...
ps. hai cambiato buddy icon, non riesco ancora a capire cos'è. Ciao Mango !
Il mostruoso Pavarotti, uno smisurato senso del limite
di Giuliano Ferrara
Mi scambiarono per Pavarotti, gridando Pa-fa-rot-ti, sulla Unter den Iinden la notte dell'ultimo dell'anno 1989.
Cantai volentieri qualche aria verdiana a quella folla di berlinesi ubriachi almeno quanto me, appena risorti al melodramma della libertà.
Pavarotti era insidiato dal sosia, come ha notato con cattiveria snobistica un articolo del Foglio in sua memoria, perché era tipico nella sua unicità.
E lo sapeva, da quel magnifico bambinone goloso che era, ma molto più intelligente e magisteriale di quanto non pensino i pedanti, tanto è vero che ha chiesto di essere ricordato come un cantante d'opera.
Non un genio musicale, non un talento irripetibile, una metafora risonante del divino: un cantante d'opera, e basta.
Pavarotti, un testamento con troppi veleni
«sto malissimo, in questi ultimi anni Nicoletta mi sta tormentando, mi fa vivere da solo, sono isolato, i miei amici non mi vengono a trovare, parla male delle mie figlie, mi circonda di persone che non mi piacciono».
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