21 marzo 2008

Il voto italiano all'estero e' una legge sbagliata

Un'articolo di Sergio Romano, che ahime', condivido.

"...Continuo a pensare che la legge del 21 dicembre 2001, votata con miope conformismo da destra e sinistra, sia stata una pessima legge. Le ragioni sono quelle che ho riassunto in alcune risposte a lettere giunte in redazione prima delle elezioni del 2006 (fra cui una particolarmente pungente da Sydney di Franca Arena, nata a Genova, ma emigrata in Australia e protagonista di una brillante carriera politica nel New South Wales). Gli elettori italiani all'estero già registrati dai consolati sono circa 4 milioni (possono votare anche quelli che hanno la doppia cittadinanza). Non è possibile farli votare per corrispondenza nel Comune di cui sono originari perché un voto così potenzialmente rilevante potrebbe alterare in molti casi gli equilibri locali e produrre risultati che i "nativi", per primi, riterrebbero inaccettabili. Come ho ricordato in una recente risposta sarebbe stato possibile seguire l'esempio di altri Paesi europei: restringere il diritto di voto a coloro che hanno conservato la residenza in patria, che sono all'estero da meno di dieci anni e che non hanno ancora chiesto la cittadinanza straniera. Ma il fervore patriottico e nazionalista di Mirko Tremaglia (ministro per gli Italiani nel mondo del governo Berlusconi) voleva che il voto venisse esteso a tutti coloro che ne avevano teoricamente il diritto. È stata decisa così la creazione di quattro enormi collegi elettorali : Europa, Nord-Centro America, Sud America, Africa-Asia-Oceania. Nessuno, sembra, ha previsto che le procedure di voto sarebbero state terribilmente macchinose ed esposte al rischio di possibili frodi. Nessuno ha osservato che il rappresentante di un continente non rappresenta in realtà nessuno. Non è stato previsto che il rappresentante degli italiani all'estero, dopo essersi installato a Montecitorio o a Palazzo Madama, sarebbe stato dominato dalla preoccupazione di farsi rieleggere e avrebbe pensato alla comunità dei suoi elettori piuttosto che all'interesse nazionale italiano. Non è stato dato alcun peso alla reazione diffidente e indispettita di Paesi stranieri (il Canada e l'Australia ad esempio) che hanno dovuto subire la costituzione di un collegio elettorale straniero nel loro territorio nazionale. È vero che altri Paesi (Argentina e Brasile, per esempio) si sono rallegrati al pensiero di avere nel parlamento italiano deputati e senatori con passaporto argentino e brasiliano. Ma il loro compiacimento avrebbe dovuto allarmarci ancor più della diffidenza del Canada e dell'Australia. A tutto questo occorre aggiungere che lo stile parlamentare di alcuni dei rappresentanti eletti nel 2006 ha confermato tutte queste preoccupazioni e che l'errore, quando viene ripetuto, smette di essere umano per diventare diabolico."

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma certo, ma certo...
E tra l'altro a mio avviso ste cose erano prevedibilissime.
Tremaglia invece di inseguire il voto di coloro che la realtà Italiana non la vivono direttamente giorno per giorno e che la conoscono solo attraverso la inevitabile distorsione mediatica, o di coloro ai quali molto più semplicemente i grossi problemi italiani interessano molto molto relativamente, avrebbe fatto decisamente meglio ad occuparsi d'altro.
Tra l'altro se sperava in un provvidenziale riconoscimento elettorale alle sue energie profuse ....beh, diciamo che non ha fatto bene i suoi conti, eheheh.
E adesso voglio proprio vedere chi glielo spiega ai rossi che il voto agli italiani all'estero così com'è è una cazzata pazzesca...