30 marzo 2011
Il padrino della pizza di Brooklyn
Considerato il "padrino della pizza di Brooklyn" , la bellissima storia di
Domenico DeMarco e della sua amata pizzeria.
Domenico DeMarco e della sua amata pizzeria.
Ecco perche' la Francia puo' chiudere le frontiere e rispedire in Italia gli immigrati
"Sapete grazie a chi Parigi può lavarsene le mani? Grazie a Romano Prodi. Eh già, sempre lui. Nel 1997, infatti, firmò a Chambery un accordo bilaterale con cui si istituivano sulla linea di confine due Centri di Cooperazione di Polizia di Dogana, uno a Ventimiglia, l’altro a Modane."
L'articolo
Crisi
"Le finanze devono essere riequilibrate
Il debito pubblico dev'essere ridotto.
L'arroganza dei burocrati dev'essere mitigata e
l'assistenza alle terre straniere ridotta, altrimenti Roma andrà in rovina.
La popolazione deve imparare a lavorare invece di vivere grazie all’aiuto pubblico"
Cicerone - 63 a.C.
Morale: La crisi dura da 2055 anni!
Il debito pubblico dev'essere ridotto.
L'arroganza dei burocrati dev'essere mitigata e
l'assistenza alle terre straniere ridotta, altrimenti Roma andrà in rovina.
La popolazione deve imparare a lavorare invece di vivere grazie all’aiuto pubblico"
Cicerone - 63 a.C.
Morale: La crisi dura da 2055 anni!
Tsunami: Incredibile nuovo video
Semplicemente speechless! Guardate la rapidita', la forza, la violenza della massa d'acqua
29 marzo 2011
La sconcertante "Conferenza di Londra sulla Libia"
Cameron e Sarkozy (con Obama) organizzano la Conferenza di Londra sulla Libia (London conference on Libya), cui partecipano 40 nazioni, arabi, africani, marziani, ambasciatori della galassia di Andromeda e il portinaio di Concita de Gregorio, e incredibilmente sui siti della stampa inglese non c'è nemmeno una parola che ricordi l'evento in corso, alle ore 12 del giorno del summit.
Leggere su La Pulce di Voltaire la pre-analisi di Paolo della Sala
Leggere su La Pulce di Voltaire la pre-analisi di Paolo della Sala
Il giorno della terra? Un flop totale
Unita'
Siamo nell’anno in cui si celebra il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, e siamo sottoposti ad un’orgia di apparente spirito unitario. Il nostro Presidente Giorgio Napolitano, tanto loquace quanto specializzato in retorici e non particolarmente originali messaggi, quasi quotidianamente ricorda ai suoi concittadini il valore della conquistata unità, la necessità di non lasciarsi travolgere dallo spirito di contesa, e simili risapute banalità. Il tutto accompagnato da uno spreco di esecuzioni dell’inno nazionale e del “va’ pensiero”.
Tutto ciò potrebbe anche essere commovente ed atto a risvegliare negli italiani il senso di appartenenza ad una stessa comunità, il patriottismo ed il desiderio di operare tutti insieme nell’interesse del paese al fine di uscire da una situazione di evidente crisi, più che economica, di valori, come si usa dire adesso. Ma purtroppo dobbiamo paradossalmente constatare che mai come in questo momento è in atto un processo di segno contrario al senso di unità. Crediamo sia opportuno avvalorare questa tesi con una serie di esempi.
Sul piano culturale è in atto una forte azione tendente a rivedere l’iconografia tradizionale della storia unitaria ed a far rilevare tutto ciò che di discutibile – e sempre nascosto – ci sia stato nell’operazione unitaria. Quindi ci troviamo immersi nella polemica fra gli ammiratori del regno borbonico, così inopinatamente distrutto e conquistato dall’invasore piemontese, e chi invece si rifà alle glorie dei padri della patria. Tutto ciò è causa di una evidente divisione culturale e manca completamente un riesame onesto ed obbiettivo del processo unitario, tale da superare la simmetrica divisione fra “tutti i buoni di qua e tutti i cattivi di là”, che non porta a nulla se non a riattizzare le tradizionali divisioni ed antagonismi fra il nord ed il sud d’Italia.
Ciò che appare strano in questa situazione è che la polemica coinvolge unicamente i settentrionali da un lato ed i “laudatores” del regno borbonico dall’altro. Ad essa non prendono parte le popolazioni del centro Italia, in particolare i toscani, sempre pronti a partecipare a qualsiasi rissa intellettuale, che pure non erano affatto male amministrati sotto il granducato.
Sul piano politico va ricordata la polemica sul federalismo. C’è chi afferma che il progetto federalista in via di attuazione penalizzerà gravemente le regioni meridionali a tutto vantaggio del settentrione, chi invece se lo augura perché permetterà anche al sud di intraprendere una condotta virtuosa, di svilupparsi come si deve in un momento come l’attuale e consentirà a tutto il paese di riprendere il cammino della crescita. Non sembra che queste particolari giustificazioni siano suffragate – dalle due parti – da serie argomentazioni ed è evidente che questa polemica, basata su un progetto di falso federalismo, non è certo un sintomo di sentimento unitario.
C’è poi da ricordare, sempre sul piano politico, la contrapposizione, che va ben al di là del fisiologico, fra la maggioranza e l’opposizione, basata non su argomenti almeno apparentemente razionali o quantomeno ideologici e su una corretta e doverosa dialettica, ma unicamente sull’opposizione o sul sostegno ad una persona che, vedi caso, con tutti i suoi difetti, ha una tara d’origine: non appartiene al ceto politico professionale.
Infine, per non allungare troppo il brodo, come si dice volgarmente, ricordiamo che ci troviamo di fronte ad un gravissimo conflitto istituzionale. Un ordine dello stato – non un potere – costituito da persone non elette dal popolo ma unicamente vincitrici di concorsi, in alcuni casi palesemente truccati, dotato di assoluta immunità – che spesso sconfina nell’impunità - ed autoreferenzialità, pretende di contrastare le prerogative del Parlamento, questo sì un potere eletto democraticamente dai cittadini, sostituendosi sostanzialmente ad esso e cerca di arrogarsi il potere di legiferare, abbandonando il proprio compito istituzionale che è quello di applicare le leggi che i rappresentanti del popolo hanno deliberato autonomamente e con pieno diritto nelle forme stabilite dalla Costituzione.
Lasciando al lettore il compito di identificare altri numerosi esempi di comportamenti in contrasto con lo spirito unitario che almeno in questa ricorrenza dovrebbe animare tutti i cittadini, ci sembra di poter concludere che se l’Italia è fatta, gli italiani, dopo centocinquant’anni, sono ancora da fare, ammesso che quest’ultimo ed auspicabile compito sia realizzabile in un paese che non è mai stato unito dalla caduta dell’impero romano in poi. Recuperare in centocinquant’anni le divisioni consolidate in mille cinquecento anni non appare un’impresa facile.
Il Bertoldo
Tutto ciò potrebbe anche essere commovente ed atto a risvegliare negli italiani il senso di appartenenza ad una stessa comunità, il patriottismo ed il desiderio di operare tutti insieme nell’interesse del paese al fine di uscire da una situazione di evidente crisi, più che economica, di valori, come si usa dire adesso. Ma purtroppo dobbiamo paradossalmente constatare che mai come in questo momento è in atto un processo di segno contrario al senso di unità. Crediamo sia opportuno avvalorare questa tesi con una serie di esempi.
Sul piano culturale è in atto una forte azione tendente a rivedere l’iconografia tradizionale della storia unitaria ed a far rilevare tutto ciò che di discutibile – e sempre nascosto – ci sia stato nell’operazione unitaria. Quindi ci troviamo immersi nella polemica fra gli ammiratori del regno borbonico, così inopinatamente distrutto e conquistato dall’invasore piemontese, e chi invece si rifà alle glorie dei padri della patria. Tutto ciò è causa di una evidente divisione culturale e manca completamente un riesame onesto ed obbiettivo del processo unitario, tale da superare la simmetrica divisione fra “tutti i buoni di qua e tutti i cattivi di là”, che non porta a nulla se non a riattizzare le tradizionali divisioni ed antagonismi fra il nord ed il sud d’Italia.
Ciò che appare strano in questa situazione è che la polemica coinvolge unicamente i settentrionali da un lato ed i “laudatores” del regno borbonico dall’altro. Ad essa non prendono parte le popolazioni del centro Italia, in particolare i toscani, sempre pronti a partecipare a qualsiasi rissa intellettuale, che pure non erano affatto male amministrati sotto il granducato.
Sul piano politico va ricordata la polemica sul federalismo. C’è chi afferma che il progetto federalista in via di attuazione penalizzerà gravemente le regioni meridionali a tutto vantaggio del settentrione, chi invece se lo augura perché permetterà anche al sud di intraprendere una condotta virtuosa, di svilupparsi come si deve in un momento come l’attuale e consentirà a tutto il paese di riprendere il cammino della crescita. Non sembra che queste particolari giustificazioni siano suffragate – dalle due parti – da serie argomentazioni ed è evidente che questa polemica, basata su un progetto di falso federalismo, non è certo un sintomo di sentimento unitario.
C’è poi da ricordare, sempre sul piano politico, la contrapposizione, che va ben al di là del fisiologico, fra la maggioranza e l’opposizione, basata non su argomenti almeno apparentemente razionali o quantomeno ideologici e su una corretta e doverosa dialettica, ma unicamente sull’opposizione o sul sostegno ad una persona che, vedi caso, con tutti i suoi difetti, ha una tara d’origine: non appartiene al ceto politico professionale.
Infine, per non allungare troppo il brodo, come si dice volgarmente, ricordiamo che ci troviamo di fronte ad un gravissimo conflitto istituzionale. Un ordine dello stato – non un potere – costituito da persone non elette dal popolo ma unicamente vincitrici di concorsi, in alcuni casi palesemente truccati, dotato di assoluta immunità – che spesso sconfina nell’impunità - ed autoreferenzialità, pretende di contrastare le prerogative del Parlamento, questo sì un potere eletto democraticamente dai cittadini, sostituendosi sostanzialmente ad esso e cerca di arrogarsi il potere di legiferare, abbandonando il proprio compito istituzionale che è quello di applicare le leggi che i rappresentanti del popolo hanno deliberato autonomamente e con pieno diritto nelle forme stabilite dalla Costituzione.
Lasciando al lettore il compito di identificare altri numerosi esempi di comportamenti in contrasto con lo spirito unitario che almeno in questa ricorrenza dovrebbe animare tutti i cittadini, ci sembra di poter concludere che se l’Italia è fatta, gli italiani, dopo centocinquant’anni, sono ancora da fare, ammesso che quest’ultimo ed auspicabile compito sia realizzabile in un paese che non è mai stato unito dalla caduta dell’impero romano in poi. Recuperare in centocinquant’anni le divisioni consolidate in mille cinquecento anni non appare un’impresa facile.
Il Bertoldo
la Francia ripristina i confini con l’Italia e respinge gli immigrati
L’umanità francese, quella che ha mandato gli aerei da combattimento a bombardare la Libia, evidentemente non è la stessa che ha quasi ripristinato le frontiere con l’Italia. La polizia di frontiera, infatti, ha intensificato i controlli in particolare a Ventimiglia e ai posti di blocco, sul versante francese, quando individuano il clandestino lo rispediscono al mittente, cioè a Ventimiglia, e cioè in Italia. Una forma di respingimento tanto contestata all’Italia, ma ai “furbi” galletti questo sembra essere consentito. Ventimiglia, quindi, rischia di diventare una nuova Lampedusa sotto gli occhi di una Europa che si dimostra sempre più sorda al fenomeno che dell’immigrazione magrebina, e di una Francia che ipocrita è a caccia di gloria.
From ilpuntoamezzogiorno
Una vecchia donna di 93 anni, particolarmente depressa per la recente morte del marito, decide di uccidersi per cosi unirsi al marito nella morte.
Pensando che e' meglio farla finita in fretta, tira fuori la sua vecchia pistola dell'esercito e decide di spararsi nel cuore.
Volendo pero' prima assicurarsi di non sbagliare per non diventare un vegetale a carico
di qualcuno, chiama il suo medico e gli chiede di spiegarle dove si trova esattamente
il cuore su una donna.
Il medico gli risponde: "Il cuore e' appena sotto il seno sinistro".
Ed e' cosi che quella notte, la vecchia signora viene ricoverata d'urgenza in ospedale con una ferita da arma da fuoco al ginocchio.
Pensando che e' meglio farla finita in fretta, tira fuori la sua vecchia pistola dell'esercito e decide di spararsi nel cuore.
Volendo pero' prima assicurarsi di non sbagliare per non diventare un vegetale a carico
di qualcuno, chiama il suo medico e gli chiede di spiegarle dove si trova esattamente
il cuore su una donna.
Il medico gli risponde: "Il cuore e' appena sotto il seno sinistro".
Ed e' cosi che quella notte, la vecchia signora viene ricoverata d'urgenza in ospedale con una ferita da arma da fuoco al ginocchio.
Ribelli libici?
Chi sono i ribelli?
John Lee Anderson da Benghazi, "Chi sono i ribelli?" / "Who Are the Rebels?"
Most of all, folks like Horowitz worry that extremists will come to power, and an Islamist front could eventually span the region from Tripoli to the West Bank.
L'analisi
At the car wash...
Woo
You might not ever get rich
But let me tell ya it's better that diggin' a ditch.
There ain't no tellin' who ya might meet. .
A movie star or may be even an Indian Chief.
Giochi di luci con le pecore
Un video che avevo gia' postato qualche anno fa. Un capolavoro, magnifico, e impressionante il lavoro dei cani...
La follia di Hugo Chavez
Prima si associa con Muhammar Ghedafi e adesso elogia Bashar al-Assad come "umanista" e fratello.
Ma i nostri sinistrorsi che ammirano quel pazzoide , cominciano ad essere imbarazzati dalle sue dichiarazioni o forse aspettano che faccia anche l'elogio postumo di Pol Pot?
28 marzo 2011
Guerra tra musei per conquistare gli ultimi Shuttle
È gara a tutto campo fra i musei d'America per strappare alla Nasa l'assegnazione del Discovery, veterano degli shuttle protagonisti dell'esplorazione spaziale negli ultimi 34 anni.
L'articolo
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