27 agosto 2011

ADESSO BASTA!!!!

E’ ora che la nostra classe politica (e sindacale) capisca che i cittadini si sono divertiti abbastanza ed è giunto il momento di smetterla con la pretesa di fingersi seri mentre in realtà assomigliano sempre più a dei pietosi pagliacci.
Hanno cominciato col farci notare che c’era una crisi mondiale e che bisognava mantenersi disciplinati; subito dopo ci hanno detto che la ripresa ormai era alle porte, e che il nostro paese si era dimostrato il più virtuoso, tanto da meritarsi una standing ovation da parte dell’Europa, dell’ONU, del Fondo Monetario, eccetera. Nessun pericolo incombeva di fare la fine della Grecia, dell’Irlanda o del Portogallo.
Poi all’improvviso l’allarme: il nostro paese è in crisi, nessuno vuole più i titoli di debito del nostro governo se non a tassi decisamente elevati, l’UE ci chiede di approntare un piano di risanamento – come, vedi caso, aveva imposto alla Grecia – per raggiungere il pareggio di bilancio entro un paio d’anni, in modo da non continuare ad aumentare lo stratosferico debito pubblico.
Naturalmente il nostro virtuoso governo, il governo del fare, come ama definirsi, si mette subito all’opera e sforna un progetto che ha una sola caratteristica: non è in grado di mantenere l’impegno, e ciononostante riesce a fare arrabbiare tutti. Non migliori sono naturalmente le proposte dell’opposizione, tutte costituite da vetuste ideologie demagogiche.
In una famiglia normale è uso definire il proprio tenore di vita in relazione alle prospettive di entrate. In alcuni casi eccezionali si deve ricorrere all’indebitamento, ma si cerca di non superare determinati limiti, connessi alle possibilità di rimborso; va anche detto che generalmente si contraggono dei debiti soprattutto a fronte di investimenti in beni durevoli (casa, autovettura e simili). In ogni modo il primo passo in caso di crisi consiste sempre nella riduzione delle spese e non nella ricerca indiscriminata di nuove possibilità di indebitamento.
I governi in generale e soprattutto quello italiano, hanno sempre seguito un cammino del tutto opposto. Prima si decide cosa si vuole spendere – il più delle volte tenendo presenti non le necessità del paese, ma solamente quelle della propria parte politica, un conflitto di interessi si potrebbe dire – e poi si stabilisce da dove prendere i fondi necessari. La maggior parte proviene generalmente dalle imposte, ed il resto, spesso senza alcun freno, dall’indebitamento. Se poi il prelievo fiscale, con troppa frequenza destinato a spese di funzionamento od a veri e propri sperperi e non al finanziamento delle infrastrutture necessarie, strozza ogni possibilità di progresso economico del paese, si tratta di un problema che non interessa affatto la classe politica: sono affari altrui.
Per tornare ai provvedimenti all’esame del parlamento essi sono caratterizzati sopra tutto dalla ricerca di nuove entrate, quali che ne siano le conseguenze, e dal netto rifiuto di cercare in qualche modo di ridurre le spese. Nessuna riduzione dei costi diretti della politica (rimborsi elettorali, vitalizi, pletorici staff ministeriali e parlamentari, benefits vari come autovetture, scorte, viaggi gratis e simili), divieto persino da certe parti della maggioranza alla eliminazione di una miriade di insignificanti comuni e delle provincie (come promesso in campagna elettorale) per non perdere posti per i propri parassitari sostenitori, nessun aumento dell’età pensionabile ( e spesso chi va in pensione nel pieno delle proprie capacità lavorative poi continua a lavorare in nero) e così via.
Per contro si prospettano nuove tasse, locali e centrali, che non costituiranno certamente un incentivo alla ripresa dell’economia, e l’assurda definizione di ricchezza a partire da 90.000 euro lordi (meno di 50.000 netti) e l’indicazione di beni di lusso per quelli soggetti all’IVA al 20% (abbigliamento, elettrodomestici, mobili, prestazioni professionali, artigianato, eccetera).
Fra le proposte più “gettonate” la lotta all’evasione – come se l’evasione non fosse direttamente influenzata dal livello della tassazione – il cui gettito, date anche le garanzie giuridiche di cui tutti i cittadini dovrebbero disporre, è estremamente aleatorio, e quindi non può entrare a giusto titolo in un serio programma di misure per ottenere il pareggio del bilancio.
Ormai la pazienza dei cittadini sta raggiungendo il limite davanti al buffonesco spettacolo che tutta la classe politica, di destra, di centro e di sinistra sta offrendo al paese. Sono decenni che l’Italia vive sui debiti e sull’esproprio del lavoro (di chi lavora) al fine di mantenere una pletora di parassiti, di ladri, di scialacquatori del sudore di chi veramente si dà da fare.
E’ veramente giunto il momento di dire “basta” a questa vergognosa ed ignobile banda di profittatori incapaci di fare alcunché di produttivo per il paese ed i propri concittadini.
Il Bertoldo

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