16 agosto 2011

Chiarezza

Finalmente non ci sono più dubbi di interpretazione, tutto ormai è diventato chiaro. Non resta che presentare le nostre scuse a coloro che possono essersi sentiti offesi da certe interpretazioni e certi commenti, apparentemente malevoli o maliziosi, dovuti unicamente all’incomprensione delle vere motivazioni di certi atteggiamenti. Vogliamo qui fare ammenda, spiegando le cose così come sono state chiarite.
L’on. Pierluigi Bersani, a seguito delle dichiarazioni della Banca Centrale Europea in segno di apprezzamento per le decisioni del governo italiano per fronteggiare la gravissima crisi che sconvolge tutto il mondo, apprezzamento accompagnato da una serie di indicazioni, suggerimenti e raccomandazioni, ha dichiarato che ormai il governo italiano è stato commissariato dalla stessa banca e dai principali paesi dell’eurozona, e quindi non conta più niente. Ergo, Berlusconi deve andarsene.
Sebbene la conclusione, da parte dell’on. Bersani, non costituisca affatto una novità, le motivazioni che egli porta a sostegno della sua richiesta gettano una luce del tutto nuova sul suo pensiero e sul suo comportamento, anche se sembrano mostrare qualche segno di incoerenza.
Come è noto il segretario del PD anche recentissimamente ha rifiutato qualunque ipotesi di collaborazione o quantomeno di suggerimenti al governo salvo l’invito a fare un passo indietro. E’ evidente, dopo quanto da lui dichiarato a proposito dell’intervento della Banca Europea, che non vuole essere accusato di voler commissariare il governo. Ma se la logica del suo ragionamento comporta che in caso di commissariamento il governo deve passare la mano, perché non prova a fornire quei ragionevolissimi suggerimenti che consentirebbero di affrettare il decesso del governo stesso? Delle due l’una: o non ha alcun valido suggerimento da fornire oppure ha paura di fare la solita meschina figura di fronte a tutto il paese.

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Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una divertente polemica fra l’on. Reguzzoni della Lega, il Quirinale ed il direttore del Giornale a proposito di alcune affermazioni circa l’imponente parco macchine di cui disporrebbe il primo cittadino. Alla stima di quaranta autovetture in servizio al Quirinale, la segreteria della presidenza ha replicato, un po’ stizzita, che le vetture al servizio del Presidente sono “soltanto” trentacinque, dandone una descrizione dettagliata quanto ai tipi ed all’impiego.
C’è tuttavia da porsi un’altra domanda. Risulta da notizie mai smentite che al Quirinale sono addetti oltre ottocento fra militari, carabinieri (compresi oltre cento corazzieri) e poliziotti. Dato che anche questi guardiani della sicurezza del Presidente avranno occasione di spostarsi di tanto in tanto e che dal dettaglio non risultano autovetture assegnate al servizio della presidenza per questo uso, dobbiamo ritenere che questi addetti al servizio del Presidente, quando necessario, si spostano utilizzando o le scarpe o delle biciclette (blu, naturalmente) sul cui numero l’on Reguzzoni non ha ritenuto opportuno fare commenti.

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Il governo, attraverso il ministero dell’Economia, ha lanciato un messaggio molto forte per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, che a detta degli uffici finanziari ammonterebbe a circa 200 miliardi di euro, cifra che sembra un tantino esagerata. Il punto centrale dello spot, che inonderà le trasmissioni televisive e radio chissà per quanto tempo, è la definizione dell’evasore: “E' solo un parassita che vive sulla fatica degli altri”.
A prescindere dalla condivisibiltà di una tale affermazione quello che stupisce è che un simile slogan sia lanciato dalle classi politica e burocratica. Siamo proprio certi che di parassiti che vivono sul lavoro degli altri ci siano solo gli evasori fiscali?

Il Bertoldo

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