06 marzo 2012

Scelte

Mentre il governo prosegue nella sua azione, in base all’incarico ricevuto di aiutare il nostro paese ad uscire dalla grave crisi che ci affligge in modo più grave che altri paesi a noi comparabili, la classe politica, non avendo niente da fare se non dire sì a quanto i professori propongono, cerca di trovarsi una occupazione rispolverando una parte di ciò che dovrebbe essere la sua ragion d’essere.
Un argomento molto di moda in questo momento è quello della riforma dell’attuale legge elettorale, il cosiddetto “porcellum”. Si afferma, con ragione, che in buona sostanza la formulazione di questa legge, a suo tempo deprecata persino dal suo estensore, conferisce un esagerato potere alle segreterie dei partiti, negando di fatto agli elettori, grazie al sistema delle liste bloccate, quello che è il sale della democrazia: poter scegliere da chi farsi rappresentare.
A complemento di questo argomento, che è più o meno comune a tutti i partiti, si dibatte anche sul criterio base che dovrebbe informare la legge: proporzionale pura, bipolare pura, un misto fra le due concezioni, quota di sbarramento, premio di maggioranza, sistema tedesco, sistema spagnolo, maggioritari puro e chi più ne ha più ne metta.
Naturalmente ben poco si dice su quello che a nostro avviso è il punto cruciale, ossia la necessità di assicurare la governabilità del paese, e di garantirsi che, comunque siano scelti, i rappresentanti del popolo – soprattutto se realmente scelti dagli elettori e non dalle segreterie dei partiti – non si rivelino all’atto pratico dei voltagabbana pronti a cambiar casacca secondo lo spirar del vento. Questi importanti e forse decisivi argomenti, la governabilità e la coerenza degli eletti, non vengono generalmente trattati, perché comporterebbero ben precisi interventi sulla stessa Costituzione, sacra ed inviolabile.
Ma al di là delle considerazioni tecnico giuridiche, che non ci competono, vale la pena di ricordare cosa sta succedendo in queste settimane. I due principali partiti, per mostrare il proprio indefettibile attaccamento al principio che il popolo ha il sacrosanto diritto di scegliere i propri rappresentanti, stanno parlando di dar corpo a questo diritto attraverso la celebrazione di “primarie”, scimmiottando all’italiana quanto è prassi negli USA. Anzi il PD, per mostrare all’Italia che le sue non sono vane chiacchiere ma un vero impegno, in vista delle prossime elezioni amministrative ha già indetto e realizzato in vari importanti centri le proprie “primarie”.
Ed è proprio qui che è risultato evidente che tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, come dice il vecchio proverbio, e che nel mare capita anche di far naufragio. Infatti la prima anomalia è costituita dal fatto che alle primarie viene sempre presentato un candidato sostenuto dal partito (il partito non dovrebbe essere neutrale in questa contesa e lasciare a tutti i propri iscritti la scelta se presentarsi o no al giudizio popolare, senza pressioni psicologiche di sovietica memoria?).
Ma la ciliegina sulla torta, come si dice, è costituita dal fatto che quasi sempre il candidato del partito viene battuto da degli outsiders. E qui salta fuori il vero spirito del PD. Di fronte alla sconfitta del proprio candidato si scatena all’interno del partito un vero e proprio tutti contro tutti, con lo scopo di dimostrare quanto la scelta ufficiale sia stata sbagliata, dimentichi del fatto che ciò che è sbagliato è la prassi seguita e che proprio la sconfitta del candidato ufficiale mostri quanto è necessario che le segreterie dei partiti si astengano dal voler ignorare persino la volontà dei propri iscritti, lasciando loro il compito di presentare alla platea degli elettori i propri candidati.
Tutto ciò, oltre ad essere in fondo motivo di riso, mostra quanto cammino debba essere ancora compiuto perché si possa parlare di vero, sincero spirito democratico e quanto sinceri siano i politici che a parole difendono i diritti sacrosanti del popolo, detentore della sovranità, mentre in realtà si interessano soprattutto della difesa del proprio posto – troppo spesso assolutamente parassitario – e quello dei propri “favoriti”.
Il Bertoldo

1 commento:

Il solito Anonimo ha detto...

Il punto cruciale è un altro: servono i partiti? Meglio abolirli, vivremmo meglio.