Il governo afferma che è
allo studio un progetto di dismissioni di beni immobiliari di proprietà
pubblica con lo scopo di ridurre gradualmente il debito pubblico. Finora non è
stato comunicato alcun indizio su come si intende procedere. Tuttavia qualche
giorno fa il Wall Street Journal ha scritto di aver ottenuto alcune notizie
riservate che indicherebbero che il governo progetta di alienare importanti
proprietà immobiliari (si è parlato di castelli, palazzi importanti eccetera)
per un totale di 350 unità, da cui si prevede di ricavare un miliardo e mezzo
da portare a riduzione del debito.
Ci permettiamo di dubitare
dell’autenticità di una simile notizia, che appare incredibile anche se si
tiene conto delle amare sorprese cui ormai ci hanno abituato i nostri
“tecnici”. Infatti, se la notizia fosse vera, dividendo i 1.500 milioni
ipotizzati per le 350 unità di grande pregio di cui si sarebbe prevista la
vendita, si ottiene una previsione di ricavo medio di 4.300.000 euro per ogni
unità, il valore medio di un importante appartamento in centro a Roma o a
Milano, non di un palazzo o di un castello, come comunicato dal giornale
americano. A meno che le stime siano state affidate al ministro Patroni Griffi, particolarmente esperto in sismologia
immobiliare.
Va comunque rilevato che
ogni eventuale cessione di beni immobiliari pubblici deve essere accompagnata
obbligatoriamente dalla garanzia di poter utilizzare il bene stesso in modo
economicamente valido, sottraendolo alle imprevedibili e macchinose decisioni
in merito da parte delle autorità locali e simili. Chi infatti accetterebbe di
acquistare, sia pure a condizioni di particolare favore, una caserma dismessa
se non è possibile cambiarne la destinazione d’uso?
E d’altra parte occorre
assolutamente essere certi che il ricavato di tali vendite vada effettivamente
a ridurre il debito pubblico e non nel generale calderone delle spese correnti.
Perché non prevedere per esempio che il pagamento debba avvenire unicamente in
titoli di stato destinati per legge all’annullamento?
o o o o
La Germania continua ad
opporsi ostinatamente ad ogni possibilità di autorizzare la Banca Centrale
Europea ad acquistare titoli di stato dei paesi mediterranei al fine di ridurre il famigerato spread e quindi alleggerire
almeno in parte l’elevato onere di interessi che gravano sul bilancio di quei
paesi. Attualmente l’unica possibilità per questi paesi è di chiedere
formalmente la concessione di aiuti da parte dell’Europa, sottomettendosi però
al controllo della cosiddetta “troika”, e perdendo quindi un’altra fetta di
sovranità a favore dell’UE ed in sostanza dell’aspirante egemone Germania.
Bene ha fatto quindi il
Presidente Monti – e con lui alcuni influenti ministri del suo gabinetto – a
dichiarare ufficialmente che il nostro paese può benissimo farcela da solo,
grazie ai propri fondamentali che sarebbero estremamente positivi. Ha quindi
concluso che l’Italia non chiederà l’intervento, tanto oneroso in termini di
indipendenza, del fondo salva stati. Finalmente abbiamo un Presidente del
Consiglio che si ispira al modello reso famoso da una nota pubblicità “L’uomo
che non deve chiedere mai”…
o o o o
Il ministro dell’economia
Grilli, in un’intervista a Repubblica, ha prospettato un avvincente e beato
avvenire di prosperità, ed ha preconizzato una prossima drastica riduzione
dell’imposizione fiscale. La cosa non può che allietare tutti gli italiani, che
attendono fiduciosi almeno la realizzazione della promessa fiscale. Un pensiero
sorge però spontaneo: se questa è veramente l’opinione del governo, o per lo
meno di un suo importante componente, non era proprio possibile attuare prima
questo interessante programma, invece di gettare tutto il paese nel baratro di
una crisi nerissima?
o o o o
A distanza di anni dal verificarsi
del fatto, com’è ormai abitudine quando non si tratta di perseguire esponenti
politici scomodi, antipatici o di idee avverse, la magistratura si è accorta
che gli impianti siderurgici di Taranto, forse i più importanti d’Europa, sono
altamente inquinanti. Di conseguenza ha disposto l’arresto di alcuni esponenti
della società, ritenuti responsabili di disastro ambientale, ed il sequestro
degli impianti, pur consentendo in un primo tempo la continuazione
dell’attività produttiva. In un secondo tempo il GIP competente (competente
solo sul piano giuridico, va da sé) ha revocato l’autorizzazione a continuare
le produzioni, e quindi ha disposto la chiusura dell’intero impianto.
Ovviamente è in corso una rivolta dei lavoratori e sono molte le preoccupazioni
del governo, sia sul piano produttivo che sociale.
Questa vicenda pone un
serio interrogativo. Il magistrato che si è assunto una così grave
responsabilità lo ha fatto in odio ai “padroni”, oppure in odio ai lavoratori
messi sul lastrico? Come avrebbe detto il Manzoni, “ai posteri l’ardua
sentenza”. Resta il fatto gravissimo di un incosciente e grave attentato alla
produzione ed all’occupazione in un momento particolarmente difficile per il
paese.
Il Bertoldo
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